Colombia. Elezioni: ballottaggio tra Petro e Hernandez

di Paolo Menchi –

Si è svolto domenica in Colombia il primo turno delle elezioni presidenziali con una partecipazione al voto di oltre il 54% degli aventi diritto, la più alta dagli anni 70.
Il registro nazionale elettorale, a spoglio praticamente concluso, ha comunicato i risultati che vedono il leader del “Pacto historico” di sinistra Gustavo Petro ottenere il 40,32% che avrà come avversario al ballottaggio del 19 giugno non il pronosticato leader della destra Federico Gutierrez, che è arrivato terzo con il 23,91 % dei voti, ma il rappresentante della “Liga de gobernantes anticorruption” Rodolfo Henandez che ha ottenuto il 28,15 dei consensi.
A questo punto il favorito per la vittoria finale è Petro, che potrebbe essere il primo esponente della sinistra a vincere le presidenziali in Colombia, anche se non sono da escludere sorprese, visto che secondo alcuni sondaggi avrebbe potuto evitare il ballottaggio superando già al primo turno il 50%, ma la cosa non si è verificata, così come bisogna considerare che Gutierrez ha dichiarato che il 19 giugno appoggerà il suo rivale.
Forse il vero vincitore di questo primo turno è stato Hernandez, ex sindaco di Bucaramanga, oltre che imprenditore milionario, 77 anni, che ha ottenuto più voti di quanti gli venissero attribuiti dai sondaggi portando avanti una campagna elettorale che si è svolta quasi esclusivamente sui social, evitando il confronto con gli avversari ed usando toni molto alti e populistici che sono riusciti a far presa su un malcontento generalizzato verso la classe politica, accusata di corruzione e incapacità di governare.
È il classico candidato antisistema, e come tale si è presentato nei vari video sui social tipo Tik Tok cantando o mentre va sul monopattino, ma il rischio è che, come spesso avvenuto in più parti del mondo, che si voti per lui per colpire la vecchia guardia senza valutare le sue capacità di governo.
Gustavo Petro, economista, ex sindaco di Bogotà ed ex guerrigliero, presentatosi candidato alle presidenziali in due altre occasioni, ha già polemizzato con il modo di fare politica del suo avversario, ironizzando sul suo uso smodato dei social e invitandolo a preoccuparsi di difendersi dalle accuse di corruzione che lo hanno colpito per una vicenda riguardante il periodo in cui era sindaco.
L’impostazione della campagna elettorale di Pedro ha puntato prima di tutto sui classici obiettivi della sinistra e ha promesso di migliorare i servizi sociali e la lotta alla fame, di espandere la sanità pubblica e l’istruzione e di riequilibrare l’imposizione fiscale, aumentando le tasse alle categorie con redditi più alti.
Decisamente più innovative e destinate a suscitare polemiche sono invece le sue posizioni nei confronti dell’energia e della droga.
La stessa scelta come vicepresidente della nera e ambientalista Francia Marquez è sintomatica di come a livello energetico Petro voglia puntare sulle energie rinnovabili a discapito del petrolio toccando gli interessi di molti settori legati agli idrocarburi ma conquistando il consenso dei giovani.
Per quanto riguarda la droga in alcune interviste Pedro ha dichiarato di voler legalizzare non solo la cannabis ma, in certi casi, anche la cocaina e di voler dialogare con i narcotrafficanti.
Anche Petro è stato tacciato da qualcuno di populismo sia per il suo programma elettorale che per alcune affermazioni in campagna elettorale, ma il fatto di essere un intellettuale e un accademico fanno ritenere più concrete le sue proposte rispetto a quelle di Hernandez, più bravo ad insultare tutta la classe politica che a tracciare nuovi programmi.
Paradossalmente questa maggiore credibilità potrebbe essere un handicap per Petro perché le categorie che verrebbero danneggiate dalle sue politiche cercheranno di convogliare i voti verso il suo avversario ritenuto meno concreto nelle sue promesse di rivoluzionare il sistema.