Colombia. Il presidente cileno Boric si offre per riprendere i processo di pace

di Paolo Menchi

Francia Marquez, prossima vicepresidente della Colombia (entrerà ufficialmente in carica il 7 agosto), ha rivelato nel corso della tappa cilena di una visita che comprende diversi paesi sudamericani che il presidente cileno Boric si è offerto di gestire e di ospitare nel suo paese un dialogo di pace tra il nuovo governo colombiano guidato da Gustavo Petro e L’ELN (Ejercito de Liberacion Nacional).
Lo stesso capo del gruppo armato Eliécer Herlinto Chamorro, dopo l’elezione del nuovo presidente colombiano, aveva dato la disponibilità a riprendere il dialogo per arrivare ad un accordo di pace per contrastare una guerriglia che, come sempre accade, colpisce soprattutto i più poveri e i più deboli.
Boric, in carica da circa quattro mesi, sta cercando di dare la sua impronta progressista anche in politica estera, soprattutto dopo che le elezioni colombiane hanno recentemente visto per la prima volta in questo paese vincitore un esponente della sua stessa area di sinistra.
I negoziati di pace erano iniziati nel 2017 con il presidente Juan Manuel Santos, ma si erano prima interrotti nel 2018 quando il nuovo presidente Ivan Duque, che aveva ereditato il processo di pace ma al quale credeva poco, aveva chiesto, ottenendo un secco rifiuto, che l’ELN liberasse tutte le persone sequestrate, che dismettesse tutte le attività di autofinanziamento collegate al narcotraffico e che rinunciasse a qualsiasi partecipazione in attentati, in particolare alle infrastrutture elettriche e petrolifere.
Successivamente, nel gennaio 2019, dopo un atto terroristico contro l’accademia di polizia di Bogotà costato la vita a 22 persone, il dialogo era stato definitivamente cancellato.
Ricordiamo che in Colombia operava un altro gruppo armato anche più grande dell’ELN, le FARC (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia), che avevano interrotto le attività nel 2017 a seguito di un processo di pace portato avanti dall’allora presidente Santos e si erano trasformate, a parte piccoli gruppi di ribelli, in partito politico, in verità con scarso successo in termini di voti ottenuti.
Come ha dichiarato la vicepresidente Francia, se la Colombia vuol fare qualcosa per combattere una violenza che continua ad avere tassi altissimi e che è uno dei fattori che impedisce lo sviluppo economico, deve cercare il dialogo anziché la repressione, unica via per raggiungere la tanto auspicata pacificazione nazionale.