Colombia. Lotta al traffico di droga tra coronavirus e l’accordo con gli Usa

di Alberto Galvi

Il ministro della Difesa della Colombia Carlos Holmes Trujillo ha dichiarato che il Paese latinoamericano in una operazione congiunta con gli Usa ha sequestrato più di 7,5 tonnellate di cocaina per un valore di 286 milioni di dollari. Colombia e Usa hanno raggiunto un accordo nel 2018 per rafforzare la collaborazione nella lotta al traffico di droga.
La nave battente bandiera colombiana era partita da Cartagena de Indias, sulla costa caraibica del Paese sudamericano e stava navigando per il porto panamense di Colon, quando li è stata sequestrata.
La droga sequestrata è stata precedentemente mescolata con un prodotto da costruzione e di contrabbando diretta al porto di Colon a Panama. Il trasporto della coca verso gli Usa prevede oltre al percorso verso Panama anche quello attraverso le zone indigene.
I membri degli indigeni Kuna stanno portando droghe via terra, facendo correre piccole imbarcazioni sulle acque costiere.
Le esportazioni verso l’altro più grande mercato al mondo di cocaina, l’Europa, hanno avuto meno difficoltà nelle operazioni di trasporto della merce illegale. A differenza delle esportazioni verso gli Usa, la cocaina destinata all’Europa è generalmente trasportata con mezzi di trasporto aerei e marittimi legali.
Il traffico di droga è legato a diversi gruppi ed in particolare a quello del Clan del Golfo, che è emerso dai resti dei gruppi paramilitari di destra che si sono smobilitati nel 2006 a seguito dell’accordo di pace con il governo.
La Colombia rimane uno dei principali produttori al mondo di cocaina, mentre gli Usa ne sono il principale consumatore. Nel Paese sudamericano viene prodotto il 70 percento della cocaina mondiale.
Nelle tre settimane successive il 25 marzo scorso, quando è entrata in vigore la quarantena a livello nazionale, la polizia antidroga ha sradicato oltre 1.969 ettari di piantagioni di coca.
Durante questo periodo di pandemia il governo colombiano ha frenato parte della produzione di coca, mentre le restrizioni ai viaggi hanno bloccato alcune importanti rotte di esportazione, come quelle effettuate con i motoscafi.
Nei mercati di destinazione in Europa e negli Usa, le autorità stanno ancora sequestrando grandi quantità di droga e con notevole frequenza, un segno che i trafficanti continuano a commerciare frequentemente.
Nei prossimi mesi molti Paesi inizieranno a riaprire parzialmente le loro economie e i trafficanti potrebbero essere in grado di diventare più potenti che mai. In Colombia ribelli di sinistra, bande criminali ed ex paramilitari di destra sono tutti coinvolti nella produzione e nel trasporto della coca.
Gruppi come il Clan del Golfo ricchi di liquidità possono essere in grado in questo periodo di acquistare a buon mercato anche una buona fetta dell’economia legale a causa del lockdown di questi mesi che ha portato molte aziende alla rovina. Inoltre sono in grado di ripiegare sulle scorte di foglie di coca accumulate prima della pandemia, provenienti da piccole fattorie che non richiedono una grande quantità di forza lavoro.
I governi statunitense e colombiano si prefiggono intanto entro il 2023 di ridurre della metà la produzione e la coltivazione di coca nel Paese sudamericano.