Colombia. Poteste antigovernative e scontri. Una bomba uccide te poliziotti

di Guido Keller

Cile, Bolivia, Argentina, Venezuela, ed ora la Colombia. L’America Latina sta bruciando tra le proteste popolari e la repressione dei governi accusati di corruzione e di aver fatto promesse facili per vincere la disoccupazione e il caro vita, ma che poi non si sono tradotte nella realtà per milioni di cittadini che negli anni hanno visto il loro potere di acquisto crollare, aumentare il divario fra ricchi e poveri e i giovani rimanere senza lavoro, mentre i leader politici venivano coinvolti in scandali di ogni genere.
In Colombia oggi è caos, non tanto perché traballa quell’accordo storico con le Farc-Ep che non si è tradotto nei benefici promessi per le popolazioni rurali, tant’è che una parte di loro ha ripreso le ostilità, quanto perché la difficile situazione economica si sta riversando sul ceto medio-basso come un machete, mandando all’aria intere famiglie.
Le cronache riferiscono le scene a cui ci si sta abituando, scontri fra manifestanti e polizia, arresti, feriti, morti. Il trasporto pubblico è bloccato in molte città, da più parti arrivano notizie di negozi presi d’assalto e supermercati devastati. Nella notte un ordigno è esploso presso la stazione di polizia a Santander de Quilichao uccidendo tre agenti e ferendone sette, ed il presidente Ivan Duque ha imposto il coprifuoco in diversi centri abitati. Il sindaco di Bogotà, Enrique Penalosa, ha denunciato assalti e scontri insostenibili nei quartieri meridionali della capitale, in particolare nei quartieri di Bosa, Ciudad Bolivar e Kennedy, per cui il presidente ha inviato l’esercito a sostegno della polizia antisommossa “al fine di respingere categoricamente qualsiasi forma di violenza”.
Per alcuni momenti la situazione è apparsa fuori controllo, almeno 76 stazioni dei bus sono state vandalizzate, mentre gli arrestati ad ora solo 150.
Chi manifesta punta il dito contro il governo di destra e le denunce che vedono gruppi paramilitari aver ucciso cittadini fatti passare per guerriglieri, leader dei contadini un tempo appartenuti alle Farc-Ep o semplici attivisti per i diritti umani.
Un campanello d’allarme per Duque era arrivato giovedì, con lo sciopero nazionale che ha visto scendere in strada un milione di persone fra studenti e lavoratori, ma sotto accusa è il silenzio del presidente, che al momento si è limitato ad intervenire per fermare gli scontri.