Colombia. Primo partito la destra di Alvaro Uribe. Deludenti le Farc, 0,4%

di Guido Keller

A scrutinio non ancora ultimato appare chiara in Colombia la vittoria della destra dell’ex presidente Alvaro Uribe, che con il 17 per cento delle preferenze del suo Centro democratico ha battuto sia il Partito Socialdemocratico (13%) che il Partito sociale di unità nazionale del presidente Juan Manuel Santos (12%), fautore dell’accordo di pace con le Farc. Queste, divenute partito politico a tutti gli effetti, hanno ottenuto solo un deludente 0,4 per cento dei voti, ma avranno comunque 10 deputati e 5 senatori come da accordo siglato nel novembre 2016 all’Avana.
In realtà la compagine governativa dovrebbe essere assegnata ancora al centrosinistra, dal momento che i tre partiti moderati che hanno appoggiato la coalizione del governo di Santos hanno ancora la maggioranza di seggi con il 43% al Senato e il 38% alla Camera.
Uribe, che è stato presidente dal 2002 al 2010, si è sempre posto contro l’accordo con le Farc, ed il processo di pace era stato bocciato il 2 ottobre 2016 dal referendum popolare, per cui Santos, divenuto poi Premio Nobel, ne aveva freneticamente steso uno nuovo con proposte “più forti e che recepiscono i cambiamenti chiesti dai detrattori della prima intesa”, al fine di avere l’approvazione al Senato e dalla Camera, poi ottenuta.
L’ex presidente Uribe si era messo di traverso sostenendo che “si tratta di un accordo-tradimento che garantisce l’impunità a un gruppo di delinquenti che si sono dedicati per anni al traffico di droga, il sequestro, lo stupro e il reclutamento di minorenni”.
Ieri si è votato anche epr le primarie delle presidenziali del 27 maggio: a sfidarsi saranno il candidato del Centro democratico Ivan Duque e per la sinistra l’ex sindaco di Bogotà Gustavo Petro, candidato per Colombia Humana, simbolo della rivolta antiestablishment.

L’accordo di pace con le Farc ha messo fine a 57 anni di guerriglia: i combattenti di ispirazione marxista-leninista, avevano, come dicevano, lo scopo di proteggere gli interessi dei poveri e dei contadini che abitano l’entroterra colombiano contro le classi ricche e per opporsi all’ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni della Colombia, alla privatizzazione delle risorse naturali, alle multinazionali e alla violenza delle organizzazioni paramilitari. Le Farc, che controllavano quindi ampie parti del territorio dell’entroterra, si finanziavano con la produzione e alla vendita della coca, per quanto sussistano dubbi sulla gestione diretta del narcotraffico. Il conflitto è costato 200mila vittime, di cui l’80% civili.
I punti cardini dell’accordo prevedono la fine del conflitto, ma anche l’introduzione di una riforma agraria che si dovrebbe attuare nel rispetto della società e dell’ambiente, la partecipazione degli ex guerriglieri alla vita politica (cioè la possibilità di costituire un partito a tutti gli effetti) e lo stop alla produzione della droga, per cui verrà adottata una riconversione delle coltivazioni in prodotti agricoli
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