Colombia. Sanz (Temblores), ‘con Petro riforma totale polizia’

'Ha promesso sciogliere un reparto violento'.

Agenzia Dire

Una “riforma strutturale dei corpi di polizia” e la “dissoluzione dell’Esmad, il corpo speciale antisommossa che si è macchiato di tanti crimini e omicidi negli ultimi anni di proteste”. Sono queste due delle proposte più rilevanti del nuovo presidente eletto della Colombia Gustavo Petro secondo Alejandro Lanz, avvocato di 30 anni, tra i co-direttori esecutivi della ong locale Temblores, attenta osservatrice delle violenze e degli abusi delle forze dell’ordine nel Paese sudamericano.
L’agenzia Dire raggiunge l’attivista, che è anche impegnato nella tutela e promozione dei diritti dei cittadini Lgbtqi+, pochi giorni dopo il ballottaggio delle presidenziali che si è svolto domenica e che ha visto il “trionfo” di Petro, senatore 62enne ed ex sindaco della capitale Bogotà, e della candidata vicepresidente a lui associata, l’avvocatessa afrocolombiana Francia Marquez.
La vittoria dei due candidati del fronte progressista ‘Pacto Historico’ è giunta con tre punti percentuali e circa 700mila voti di vantaggio sullo sfidante Rodolfo Hernandez, magnate e leader della Liga de Gobernantes Anticorrupcion. Il loro successo è ritenuto un traguardo “storico” per la sinistra del Paese, che non ha mai praticamente mai governato.
“E’ stato un trionfo, ed è stato raggiunto anche grazie alle mobilitazioni sociali dei Paro Nacional del 2019 e del 2021”, afferma Sanz in riferimento alle grandi ondate di proteste contro il governo dell’ormai ex presidente Ivan Duque che hanno attraversato il Paese negli ultimi anni.
In modo particolare l’anno scorso, fra la fine di aprile e la fine di giugno, si è assistito a quello che è ritenuto uno dei più grandi movimenti di dissenso spontaneo della storia recente della Colombia. La protesta era inizialmente circoscritta all’opposizione a un disegno di riforma fiscale, poi cancellato dal Congresso nazionale, e si è poi ampliata a una richiesta di cambiamento contro Duque e le sue politiche economiche, ritenute smaccatamente neoliberiste, e poi contro il suo approccio militarista nella gestione della sicurezza e il suo rifiuto di implementare gli Accordi di pace siglati nel 2016 fra lo Stato colombiano e le Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Farc). L’intesa aveva messo almeno nominalmente fine a circa mezzo secolo di un conflitto costato la vita a oltre 200mila persone.

Temblores ha monitorato il comportamento delle forze dell’ordine durante quelle settimane di protesta. Stando ai dati contenuti in un report pubblicato dalla ong insieme a un’altra organizzazione, Indepaz, in circa due mesi sono stati registrati circa 44 morti causati presumibilmente dalle forze di sicurezza, e poi oltre 3.400 episodi di violenza attribuite alla polizia e oltre 1.800 detenzioni ritenute arbitrarie.
Da qui, allora, la soddisfazione per le promesse di Petro rispetto a una riforma del settore della sicurezza, in un certo modo suggellate da un suggestivo momento organizzato durante il primo discorso da presidente, domenica scorsa. “Il neo eletto capo dello Stato ha invitato a salire sul palco Jenny Alejandra Medina, la madre di Dilan Cruz, una delle vittime della polizia più rappresentative della mobilitazione del 2019”, spiega Lanz citando uno studente ucciso a Bogotà a soli 18 anni per mano dell’Esmad.
Quest’ultimo reparto della polizia, acronimo di Escuadrón Móvil Antidisturbios, è stato fondato nel 1999 come unità speciale e in oltre 30 anni è stato accusato di decine di morti, frutto di un uso eccessivo o sproporzionato della forza. “Petro ha promesso che sciolgierà questo corpo e noi non possiamo che accolgiere con soddisfazione questa iniziativa”, ribadisce l’avvocato, che specifica. “Più volte si è chiesto lo scioglimento dell’Esmad ma l’argomentazione contro questo rovvedimento è stata che reparti simili esistono in circa 180 Paesi. Il punto però, per noi, è il numero di omicidi di cui sono ritenuti responsabili”.
Secondo l’attivista la dissoluzione di questo reparto dovrebbe essere accompagnata “dall’introduzione di limitazioni all’uso delle cosiddette armi non letali da parte dei corpi di sicurezza, che in mano all’Esmad si sono rivelate invece capaci di uccidere eccome, come nel caso di Cruz” e poi, in prospettiva, “dalla creazione di una forza civile di natura diversa che sia in grado di accompagnare le proteste”.
Sanz, infine, ripone una speranza particolare nel programma di Petro, ex esponente non combattente della milizia di estrema sinitra M19, anche per le sue intenzioni rispetto agli accordi di pace. “Ha espresso la volontà di attuare pienamene i contenuti degli accordi- afferma l’attivista- e per noi è molto importante, visto che il suo predecessore Duque aveva messo in chiaro fin dall’inizio che avrebbe fatto ‘a pezzi’ l’intesa”.