Colombia. Siglato un nuovo accordo per proteggere l’Amazzonia

di Alberto Galvi

Si è svolto nella città colombiana di Leticia il vertice sull’Amazzonia, al quale erano presenti il presidente colombiano Iván Duque, il peruviano Martín Vizcarra, l’ecuadoriano Lenín Moreno, il boliviano Evo Morales e il vicepresidente del Suriname, Michael Ashwin Adhino.
Tra i leader erano assenti il venezuelano Maduro, che non è stato invitato, e il presidente brasiliano Bolsonaro che deve essere operato a breve all’ inguine, e quindi ha partecipato al vertice soloin video conferenza. Per il Brasile era presente il ministro degli Esteri brasiliano, Ernesto Araújo.
Il presidente boliviano Morales ha criticato la scelta degli altri partner di non invitare il presidente Maduro avvertendo che la difesa dell’ambiente non deve diventare un’arma politica che permette di isolare dal contesto internazionale gli avversari più scomodi. Ricordiamo che Maduro non è riconosciuto come presidente del Venezuela da 50 paesi.
In questo vertice è stato discusso il futuro dell’Amazzonia nel mezzo della crisi provocata dagli incendi che hanno devastato circa 2,5 milioni di ettari quadrati di foresta su un totale di 7 milioni. Il Brasile possiede il 70% della foresta pluviale amazzonica. Il resto è condiviso tra Bolivia, Perù, Colombia, Venezuela, Ecuador, Guyana, Suriname e Guyana francese.
In Amazzonia è stato rilevato il maggior numero di incendi nell’intervallo di tempo che va da gennaio ad agosto 2019, a partire dal 2010 nello stesso periodo di ognuno di questi anni. Circa la metà dei territori dell’Amazzonia sono stati delimitaticome parchi nazionali, territori indigeni, riserve naturali, e riserve estrattive minerarie.
L’Amazzonia ospita oltre 34 milioni di persone, e fornisce circa il 20% di acqua dolce al pianeta. I rappresentanti delle popolazioni indigene si aspettano dopo questo vertice una politica ambientale più responsabile. Infatti i devastanti incendi in Amazzonia, e la deforestazione a fini agricoli minacciano numerose terre indigene.
Per questa ragione sono state messe sotto accusa in questo summitle politiche ambientali del presidente brasiliano Bolsonaro, che sostiene lo sfruttamento minerario nelle riserve indigene e nelle aree protette. Il presidente brasiliano considera l’azione delle NGO(Non-Governmental Organizations), e l’interesse dei paesi europei nei confronti della foresta Amazzonica come un’interferenza sulla sovranità del Brasile. Nei giorni scorsi il presidente francese ha criticato il governo brasiliano, e lo ha accusato di fare poco per proteggere l’ambiente.
Il presidente brasiliano ha promesso di andare a difendere la posizione del suo paese sugli incendi della foresta pluviale amazzonica, durante l’Assemblea generale dell’UN (United Nations), che si svolgerà alla fine di questo mese.
L’aiuto dei 20 milioni di dollari offerto durante lo scorso G7 dal presidente francese Macron al Brasile, sarà accettato da Bolsonarosolo quando il leader transalpino si scuserà per le offese effettuate al presidente brasiliano, ma di questo se ne discuterà alla prossima Assemblea generale dell’UN.
Gli incendi non riguardano solo il Brasile. Altri 6oo mila ettari bruciano in Bolivia, vicino al confine con Paraguay e Brasile. L’Amazzonia affronta inoltre minacce come la deforestazione, l’estrazione illegale nelle miniere, la coltivazione illecita nellepiantagioni e il trasporto di bestiame non autorizzato.
L’obiettivo del summit è stato quello di superare gli accordi già esistenti, come il l’OTCA (Organización del Tratado de Cooperación Amazónica) e il TCA (Tratado de CooperaciónAmazónica), in quanto non sono stati all’altezza di risolvere i problemi ambientali dell’Amazzonia.
Alla fine del vertice, i presidenti dei diversi paesi hanno firmato ilPacto de Leticia por la Amazonía, composto da 14 punti, che stabiliscono diversi accordi per proteggere l’Amazzonia attraverso la cooperazione regionale, sistemi nazionali di prevenzione e assistenza in caso di catastrofi, monitoraggio satellitare e maggior partecipazione sugli interventi da parte delle popolazioni indigene.
Inoltre il presidente colombiano Iván Duque ha chiesto alla comunità internazionale e all’IDB (Inter-American Development Bank) di collaborare per sviluppare nuovi strumenti finanziari, che consentano progetti sostenibili nella regione amazzonica intrapresi non solo dai suddetti paesi, ma anche dalla comunità internazionale.
Se non verranno applicate queste nuove regole, gli incendi che stanno colpendo l’Amazzonia renderanno più difficili da raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sulla riduzione di emissione di gas serra a partire dal 2020. Si discuterà ancora delPacto de Leticia por la Amazonía durante la 25a Conferenza dell’UN (COP 25) sui cambiamenti climatici, che si terrà dal 2 al 13 dicembre prossimo in Cile.