Colombia. Un mese di proteste, 60 morti. Duque invia l’esercito a Cali

di Guido Keller

Da un mese diverse città della Colombia sono interessate da scioperi e corpose proteste contro l’ipotesi annunciata dal ministro delle Finanze Alberto Carrasquilla di riforma tributaria, con i manifestanti che accusano il governo, già contestato per come ha affrontato la pandemia, di colpire soprattutto le classi medie e basse con l’aumento dell’IVA e con l’introduzione di una tassa sul reddito anche per coloro che avevano un livello di stipendio che li escludeva; stesso discorso per i pensionati, finora esentati dal pagamento di questo tributo, mentre il settore finanziario continua ad avere un trattamento di riguardo con imposte molto basse. I manifestanti chiedono inoltre la fine della corruzione, la riforma della polizia e il rispetto dei diritti civili.
Negli scontri fra manifestanti e polizia, ma anche fra manifestanti e gruppi criminali, sono morte oltre 60 persone, ma all’appello mancano un centinaio di individui, dati per dispersi. Migliaia i feriti. Secondo le varie ong sono ben 54 le vittime imputabili alla repressione delle forze dell’ordine, violenza che ha accresciuto la rabbia popolare in particolare a Cali, terza città del Paese e capoluogo del dipartimento del Valle del Cauca.
Lì si è recato in questi giorni il presidente colombiano Ivan Duque per prendere personalmente visione della situazione, e dopo essersi incontrato con le autorità locali e con i ministri ha disposto l’invio dell’esercito per coadiuvare la polizia.
Duque ha spiegato che “dobbiamo difendere i nostri diritti con gli strumenti che la Costituzione e la legge ci danno”, per cui “ho deciso di disporre il massimo dispiegamento di assistenza militare possibile per la Polizia nazionale” nella regione.
In base a quanto riferito dai media, sarebbero 7mila i militari stanziati a Cali e nel Valle del Cauca per presidiare gli edifici governativi e le zone strategiche, nonché per rimuovere i blocchi nelle vie di comunicazione: Duque nel suo intervento ha sottolineato che “non possono esistere isole di anarchia”.
La situazione è rovente gli scioperi coordinati dal relativo comitato sono pressoché quotidiani, e l’arrivo dell’esercito viene visto dai manifestanti come un’ulteriore forzatura volta a far tacere il dissenso in un paese piegato dalla crisi economica e dal caro vita.