Continua nel silenzio il massacro dei cristiani nel mondo

di C.Alessandro Mauceri

Nel silenzio dei media cresce la persecuzione dei cristiani nel mondo.
Secondo l’Associazione Porte Aperte-Open Doors, che ogni anno pubblica la WORLD WATCH LIST (WWL), sono oltre 340 milioni i cristiani vittime di persecuzione e discriminazione (un cristiano su otto). Di questi ben 309 milioni in soli 50 paesi della WWList 2021: sono vittime di quello che viene definito un livello “molto alto” o “estremo” di persecuzione. Ben 4.761 i cristiani uccisi per cause legate alla loro fede.
Un numero in netta crescita. Tra i 100 paesi analizzati sono ben 74 quelli che mostrano un livello di persecuzione e discriminazione definibile alta, molto alta o estrema. Tra i 10 paesi con più uccisioni di cristiani 8 sono nazioni africane. Numeri impressionanti che raggiungono dimensioni sorprendenti in modo particolare in Nigeria, terra di massacri assieme ad altre nazioni dell’Africa Sub-Sahariana. In questo paese è in atto quella che alcuni hanno definito “pulizia religiosa” di Boko Haram. Nei primi 200 giorni del 2021 le violenze contro individui, chiese, villaggi e fattorie si sono susseguite senza sosta facendo registrare record impressionanti: 3.462 cristiani uccisi, quasi quanti quelli assassinati in tutto il 2020, 3.530. Tra loro anche una decina di sacerdoti. E poi 300 chiese: tutte distrutte o bruciate. Numeri che portano il totale a 96mila morti per motivi religiosi e 13mila chiese distrutte in vent’anni in questo paese.
Particolarmente violenti e selettivi (ad essere uccisi tra i cristiani sono stati soprattutto gli uomini) gli attacchi in due città: Fantio e Dolbel. Le donne sopravvissute e fuggite nella regione dei Dori, in Burkina Faso hanno raccontato come i terroristi abbiano attaccato più volte i villaggi, “uccidendo tutti gli uomini”. Violenze che hanno spinto Wole Soyinka, nigeriano e premio Nobel per la letteratura, a chiedere di fermare Boko Haram, che ha definito “una macchina violenta che va distrutta, vogliono islamizzare la Nigeria”.
Durissima la denuncia del vescovo nigeriano Matthew Kukah alla Commissione affari esteri del Congresso degli Stati Uniti: “Due sacerdoti, Joseph Gor e Felix Tyolaha, sono stati assassinati insieme a 17 dei loro parrocchiani mentre celebravano la messa. Quattro seminaristi sono stati rapiti nel Good Shepherd Major Seminary a Kaduna. Tre di loro sono stati rilasciati mentre uno, Michael Nnadi, è stato ucciso”. Il motivo? Durante la prigionia Michael continuava a chiedere ai propri rapitori di pentirsi. “Oltre all’eliminazione fisica dei missionari cristiani, altre strategie adottate nella persecuzione dei cristiani sono la distruzione di chiese, scuole, conventi, strutture sanitarie e presbiteri in tutto il paese. In alcune diocesi i sacerdoti hanno dovuto lasciare le parrocchie dopo che erano state distrutte e le comunità saccheggiate. Ragazze cristiane sono trasformate in schiave sessuali, costringendole a matrimoni e conversioni forzate all’Islam…”, ha detto Kukah. A marzo anche l’Organizzazione internazionale per la costruzione della pace e la giustizia sociale ha pubblicato un rapporto sulla persecuzione religiosa in questa nazione africana nel quale si legge che dal 1 gennaio 2000 al 31 gennaio 2020 “le vittime nigeriane sono state costrette a convertirsi all’Islam o rischiano di essere uccise, violentate o sottoposte a raccapriccianti atti di tortura”.
Numeri impressionanti che però non si limitano ad un solo paese. Tanto da far pensare ad un fenomeno geopolitico sempre più diffuso a livello globale. Dominique Reynié, docente universitario e direttore della Fondazione per l’Innovazione Politica, ha appena pubblicato uno studio dal titolo Le XXIe siècle du christianisme. “Il cristianesimo è in via di estinzione là dove è nato a causa delle persecuzioni di cui è oggetto”, ha dichiarato Reynié. Oggi “il cristianesimo è la religione più perseguitata: nell’Africa sub-sahariana, in Oriente, in Cina, in India…”. Secondo Open Doors “La vita quotidiana per molte comunità cristiane e musulmane nell’India urbana e rurale è diventata una straziante battaglia per guadagnarsi da vivere e praticare la propria fede, cercando di rimanere al tempo stesso vivi e fuori dai controlli delle organizzazioni di estrema destra che ora dominano la sfera pubblica e politica in India”.
Quanto alla Cina, l’ultimo esempio del trattamento riservato ai cristiani in questo paese risale a poche settimane fa: secondo l’agenzia di stampa AsiaNews un centinaio di poliziotti avrebbero assaltato una piccola fabbrica usata come seminario. L’arresto dei sacerdoti, degli insegnanti e dei seminaristi che vi si trovavano ha seguito di un paio di giorni quello del vescovo Giuseppe Zhang Weizhu. “Un’operazione delle forze di polizia della provincia dell’Hebei che ha azzerato quasi tutto il personale ecclesiastico della prefettura apostolica di Xinxiang”, ha scritto AsiaNews. Un’azione che nessuno si sarebbe aspettato specie dopo la firma dell’Accordo provvisorio fra Cina e Santa Sede (nel quale sarebbe inclusa una sorta di tregua degli scontri tra Chiesa e governo Cina, in vista di un confronto più ampio tra Vaticano e Pechino). Invece la persecuzione contro i cattolici è diventata più dura. Un comportamento che ha portato la Cina a scalare la classifica del WWL dei paesi dove è maggiore la persecuzione dei cristiani, passando dal 23mo al 17mo posto. Preceduta da paesi Congo (460 morti), Pakistan (307), Mozambico (100), Camerun (53) Burkina Faso (38) e poi Corea del Nord (primo tra i paesi per persecuzioni), Afghanistan, Somalia, Libia, Eritrea, Yemen, Iran e India.
Numeri che il Parlamento italiano conosce benissimo: la WWL è stata presentata ufficialmente anche alla Camera dei Deputati. Dopo la condivisione dei dati, Andrea Delmastro, presidente dell’Intergruppo per la tutela della libertà religiosa dei cristiani nel mondo, ha sottolineato che “la persecuzione religiosa dei cristiani è la più sanguinaria del mondo, nega lo sviluppo di una società e va a toccare le nostre radici più profonde. In molti paesi questa persecuzione non viene condannata. In altri addirittura è la nazione stessa che la alimenta. Riteniamo fondamentale inserire il tema del rispetto delle minoranze religiose in ogni trattato bilaterale che coinvolge l’Italia. Dobbiamo pretendere maggiore rispetto della libertà religiosa perché difendere la cristianità vuol dire difendere la libertà religiosa e, per il tramite della libertà religiosa, difendere tutte le altre libertà”.
Ma delle migliaia di cristiani uccisi solo per la propria fede si parla ancora troppo poco, come poco si fa per fermare questi massacri.