Corea del Nord. Haley denuncia l’impiego della Russia di lavoratori nordcoreani nonostante le sanzioni

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La Risoluzione Onu 2375 del settembre 2017 imponeva sanzioni alla Corea del Nord a seguito degli esperimenti nucleari, peraltro frutto di una mediazione tra la posizione dura di Washington e quella disposta al dialogo di Cina e Russia.
Fatto sta che venivano – e lo sono tutt’ora – colpite le importazioni e le esportazioni a cominciare dagli idrocarburi, per cui potevano giungere nel paese asiatico non più di 8.5 milioni di barili di petrolio l’anno. Veniva anche impedito l’impiego di lavoratori nordcoreani all’estero, una vera e propria risorsa per il paese comunista, ma oggi l’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Nikki Haley, ha denunciato in base a “report credibili” che la Russia, paese confinante con la Corea del Nord, avrebbe concesso permessi di lavoro a cittadini nordcoreani. Il Wall Street Journal butta lì la cifra di 700 nordcoreani a cui è stato concesso di lavorare nel territorio russo, ed ha accusato a Mosca di sostenere la politica delle sanzioni solo a parole. Sanzioni che non verranno allentate “fino a quando non vedremo una denuclearizzazione completa della Corea del Nord”.
Tra l’altro in questi giorni il Tesoro statunitense ha preso misure contro la banca russa Agrosoyuz per “aver facilitato una transazione notevole per conto di un individuo e associata ad attività per lo sviluppo di armi di distruzione di massa in Corea del Nord”.

Nikki Haley.