Coronavirus: Pechino respinge le accuse di Pompeo, ‘bluffa, se ha prove le mostri’

di Enrico Oliari –

“E’ un bluff: se Pompeo ha le ‘enormi prove’ che dice, le presenti al mondo. Altrimenti smetta di bluffare, e di ingannare innanzitutto il popolo americano”. La prima risposta della Cina alle accuse del segretario di Stato Usa Mike Pompeo arriva attraverso il Global Times, tabloid del Quotidiano del Popolo: il un articolo intitolato “Pompeo tradisce la cristianità con le bugie” vengono non solo respinte le accuse secondo cui la grave pandemia da Covid-19 in corso sarebbe scaturita dalla fuga del virus da un laboratorio di Wuhan di livello 4 (il massimo della sicurezza), ma anche che la Cina avrebbe volutamente manipolato i dati, ritardando l’allarme.
All’Abc il segretario di Stato Usa aveva spiegato ieri che “ci sono numerose prove sul fatto che il coronavirus arrivi da un laboratorio di virologia di Wuhan”, e che la Cina “ha fatto tutto quello che ha potuto per assicurarsi che il mondo non sapesse in modo tempestivo dell’epidemia”, “un classico sforzo di disinformazione comunista”. “Ricordate – ha rincarato la dose – che la Cina ha una storia di infezioni propagate nel mondo e ha una storia di laboratori al di sotto degli standard. Questa non è la prima volta che abbiamo avuto il mondo esposto a un virus come risultato di errori in un laboratorio cinese”.
Tuttavia per Pechino quella mossa da Washington è “guerra propagandistica senza precedenti”, mentre l’origine del virus è ancora oggetto di studio da parte della comunità scientifica. Il tabloid spiega che “siamo davanti a un sottoprodotto degli Stati Uniti e di altri Paesi occidentali che promuovono un pregiudizio ideologico nei confronti della Cina, in modo tale che i loro leader possano manipolare l’opinione pubblica. Gli Stati Uniti stanno utilizzando la loro influenza politica per raggiungere questo risultato”.
Che il virus sia partito da un laboratorio di Wuhan ne è convinto anche il presidente Usa Donald Trump, il quale già nei giorni scorsi non ha lesinato accuse arrivando a chiedere l’invio di scienziati statunitensi nel laboratorio per i virus della città cinese, epicentro della pandemia. Come pure se l’è presa con il presunto asse tra i cinesi e l’Oms che a suo dire si sarebbe tradotto con un ritardo dell’allarme, una mossa alla base della quale vi sarebbero i rapporti della Cina con il direttore generale dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, eletto nel 2017 con i voti di quasi tutti i paesi africani, gli stessi in cui Pechino detta legge attraverso il neoimperialismo coloniale.