Costa Rica. Il governo Alvarado tra crisi economica, proteste e trattative fallite

di Alberto Galvi

In Costa Rica le proteste sono iniziate il 30 settembre scorso come rifiuto dell’intenzione del governo di negoziare un accordo finanziario con l’IMF (International Monetary Fund) per 1,75 miliardi di dollari, che includeva un aumento delle tasse e la vendita di beni statali.
Durante le due settimane di proteste, si sono verificati incidenti tra polizia e manifestanti mentre le autorità cercavano di revocare i blocchi dei contestatori.
Tuttavia, le manifestazioni sono continuate, poiché i leader del movimento hanno chiesto al presidente di firmare un documento in cui prometteva di non andare all’IMF a chiedere prestiti fino alla fine del suo mandato, di non vendere beni e di non aumentare le tasse.
Il presidente Carlos Alvarado Quesada del partito PAC (Partido Acción Ciudadana) ha scartato lo scorso 4 ottobre la proposta dell’IMF a causa della mancanza di sostegno politico.
Una settimana dopo il governo ha convocato un tavolo di dialogo multisettoriale per trovare soluzioni ai problemi fiscali del Paese.
Il tavolo delle trattative non è potuto iniziare in quanto il governo si è rifiutato di dialogare con i leader delle proteste, considerando i loro metodi non democratici.
Le proteste sono cessate dal 14 ottobre, ma hanno avuto episodi di violenza come scontri tra manifestanti e polizia, e il lancio di pietre e molotov contro veicoli della polizia che hanno provocato gravi danni e almeno tre sono stati completamente bruciati. Durante queste proteste più di 100 persone sono state arrestate, mentre più di 120 agenti di polizia e un numero non quantificato di manifestanti sono rimasti feriti.
Il partito PRN (Partido Rescate Nacional) ha chiesto al governo di Alvarado di tenere un tavolo di dialogo bilaterale, di non vendere beni, di non aumentare le tasse e di non andare all’IMF a chiedere prestiti per il resto del suo mandato.
Il Costa Rica deve ripensare al processo di dialogo che discute le soluzioni ai problemi fiscali del Paese, dopo che la scorsa settimana ha istituito un tavolo multisettoriale a causa del rifiuto di vari settori produttivi.
Dei 29 posti al tavolo delle trattative, 12 sono stati confermati, 4 sono stati rifiutati, 7 non hanno risposto all’appello e 2 hanno chiesto più tempo per rispondere. I restanti 4 erano i rappresentanti del governo.
Una delle organizzazioni costaricane che ha rifiutato di partecipare alla trattativa è stato l’UCCAEP (Unión Costarricense de Cámaras y Asociaciones del Sector Empresarial Privado), che ha sostenuto che il tavolo non garantisce la rappresentanza di tutti i settori.
Quest’ultima organizzazione ha chiesto ad Alvarado di impegnarsi per iscritto a non andare all’IMF per il resto del suo mandato, fino a metà 2022, ma il presidente costaricano ha rifiutato.
Al prossimo tavolo delle trattative, il presidente del Costa Rica, Carlos Alvarado e quello del parlamento, Eduardo Cruickshank del partito PRN (Partido Restauración Nacional), hanno convocato circa 70 organizzazioni, facenti parte di diversi settori.
Il governo ha annunciato che parallelamente al tavolo nazionale multisettoriale, istituirà anche dei tavoli nelle varie comunità del Paese per soddisfare le loro paticolari esigenze.