Covid-19 ed economia internazionale

di Massimo Ortolani

L’attuale devastante impatto recessivo da COVID-19, nella misura in cui ha portato al blocco di interi comparti dell’economia ha nel contempo ridimensionato fortemente i flussi di export su scala globale. I dati di previsione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio indicano che i flussi del commercio mondiale di merci dovrebbero ridursi drasticamente nel corso del 2020, per riprendersi nel 2021. Le percentuali di contrazione variano da uno scenario ottimistico (-13%) ad uno pessimistico (-32%). Un contesto in cui predomina l’incertezza sovrana. Come confermato anche dalle proiezioni del recente Economic Outlook del Fondo Monetario di questo mese. Che, ancorchè più conservative, propongono anche un stima del calo del prezzo del petrolio che dovrà essere certamente aggiornata con il successivo Outlook di maggio.
Di certo si tratterà di variazioni dei flussi del commercio globale, indotte dalla pandemia, tutte in diminuzione a doppia cifra; e che seguiranno quelle ad una cifra già registratesi nel 2019 a seguito delle guerre commerciali.

Proiezioni (% di cambiamento) 2019 2020 2021
World Trade Volume (goods and services) 0.9 –11.0 8.4
Imports
Advanced Economies 1.5 –11.5 7.5
Emerging Market and Developing Economies–0.8 – 8.2 9.1
Exports
Advanced Economies 1.2 –12.8 7.4
Emerging Market and Developing Economies 0.8 –9.6 11.0
Commodity Prices (US Dollars): OIL –10.2 –42.0 6.3

(Fonte: IMF – World Economic Outlook – The Great Lockdown, 7 April 2020)

Il WTO ritiene inoltre che nel 2020 il commercio diminuirà in misura maggiore in settori con catene del valore complesse (elettronica e prodotti dell’automotive), mentre il flusso dei viaggi e dei servizi turistici, compreso quelli per il business, diminuirà anche in ragione delle restrizioni di trasporto ai viaggiatori. Sul piano dei fattori di natura geopolitica che hanno accentuato/diversificato tale caduta dei flussi commerciali, è doveroso annoverare anche quelli connessi con le restrizioni imposte da esigenze di sicurezza nazionale. Che hanno trovato manifestazione normativa sia nei divieti temporanei di esportazione di medicinali e di apparecchiature medicali nazionali. Tranne i casi nei quali, per converso, si è proceduto a sospendere i dazi antidumping per l’importazione degli stessi prodotti
Per ciò che concerne, invece, gli investimenti diretti esteri, (FDI), le previsioni dell’UNCTAD ne segnalano una decrescita nel 2020 stimata tra il 5 e il 15%. Che sarà in parte influenzata dalle crescenti misure di Golden Power in emanazione in molte nazioni, a tutela di asst strategici.
Quali indicazioni trarre dagli scenari sopra prefigurati in relazione ad un virus che – pur non facendo registrare un elevato livello di mortalità – risulta però generare grande panico economico e forti tensioni sociali.
Sul piano geoeconomico sarebbe comunque troppo presto per prefigurare tendenze diversamente caratterizzanti gli schemi comportamentali delle politiche di potenza che ci hanno visto sino ad oggi spettatori. Come nel caso della guerra economica tra USA e Cina, che non è chiaro se potrà ancora evolvere secondo le aspettative insite nel dettato della Fase 1. Mentre le prime ipotesi di nuovi riequilibri in formazione si potranno delineare forse dopo la metà dell’anno, quando sarà possibile affidarsi a conti – più che alle stime – dei danni subiti, tanto economici che psicologici, per i sistemi economici nazionali. E quando saranno disponibili statistiche su importanti fattori di rischio finanziario, come quello connesso con l’aumentato indebitamento pubblico di molti paesi, e sull’andamento delle loro valute.
Per ciò che concerne l’Italia – e la Ue in particolare – si può senz’altro aggiungere che la Commissione avrebbe certamente contribuito a meglio difendere lo status di potenza mondiale dell’Unione se fosse per lo meno riuscita a coordinare la riapertura delle fabbriche nei vari paesi membri. Non tanto per evitare comportamenti opportunistici da free rider da parte di alcuni di essi, quanto piuttosto per tenere in debito conto la pervasività dell’integrazione economica che li caratterizza. A livello di singoli Stati, invece, si è già notato come la pandemia abbia alimentato l’endorsement elettoralistico ai governi di paesi a democrazia illiberale, se non autoritari. Soprattutto laddove gli interventi sanitari a tutela della popolazione sono stati accompagnati da un significativo supporto di soft power. Mentre, alquanto controverso è invece apparso l’analogo impatto sul piano geopolitico nelle democrazie occidentali e non.