Cuba. Incidenti ai diplomatici, Trump ritira funzionari e impiegati dall’ambasciata

di Vanessa Tomassini –

 

Aumenta la tensione tra Washington e l’Havana. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ritirato oltre il 60% dei funzionari diplomatici dall’ambasciata nella capitale cubana. Washington ha anche emesso un “travel warning”, ossia un invito alla cittadinanza a non recarsi nell’isola, interrompendo a scadenza indefinita il rilascio dei visti e i viaggi di delegazione diplomatiche in programma.
La decisione arriva in seguito a degli strani attacchi o incidenti che hanno colpito i funzionari americani all’Havana, per i quali la responsabilità di Cuba è ancora da accertare. Secondo i racconti dei diplomatici, visitati dai medici del sindacato di settore Foreign Service Association, si tratterebbe di suoni molto forti prodotti probabilmente da apparecchi elettromagnetici o sistemi di spionaggio militare danneggiati o difettosi. Gli attacchi misteriosi causerebbero fastidi alle orecchie, capogiri, nausea, mal di testa e perdita di equilibrio. Gli incidenti sarebbero iniziati nel 2016 e con una certa frequenza. Circa 21 funzionari hanno riportato fastidi all’udito mentre due diplomatici hanno riportato danni seri. Di questi uno ha perso le capacità di sentire in modo irreversibile. L’Fbi ha già da tempo aperto un fascicolo, mentre Raul Castro continua a negare qualsiasi coinvolgimento e invitano a non escludere la responsabilità di Paesi terzi. È stata proprio questa ipotesi a spingere l’amministrazione Trump ad ordinare ai propri diplomatici di far immediatamente ritorno a Washington con le proprie famiglie, lasciando solo il personale indispensabile senza chiudere la sede di rappresentanza del tutto. A rafforzare l’idea che dietro agli episodi ci sia l’ombra di un altro Paese, come la Russia, è il fatto che essi hanno preso di mira anche i diplomatici canadesi. Tra Cuba e Canada infatti i rapporti sono ottimi. Inoltre Cuba, a conferma della sua estraneità dai fatti, ha consentito agli agenti dell’Fbi di ispezionare le abitazioni e i luoghi di lavoro dei diplomatici favorendo un’indagine indipendente, segno di grande apertura da parte dell’Havana. In molti ipotizzano invece che sia il Cremlino l’autore dei suoni letali.
Il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, aveva incontrato proprio tre giorni fa il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez, con il quale aveva espresso la preoccupazione americana sulla vicenda anticipando già la possibilità della decisione diffusa poche ore fa. Al termine del vertice Tillerson aveva dichiarato che “È un problema molto grave rispetto al danno che stanno subendo alcuni membri del personale diplomatico. Alcuni sono già stati riportati a casa, altri sono stati ricoverati”.
L’ambasciata americana all’Havana era stata riaperta soltanto nel 2015, grazie agli sforzi del predecessore di Trump, Barack Obama. Il presidente afroamericano era riuscito a ristabilire i collegamenti e gli scambi commerciali tra i due Paesi, anche grazie allo sforzo del Vaticano. Se è vero che la linea politica di Trump è tendenzialmente opposta a quella del suo predecessore, la partenza dei funzionari Usa da Cuba arriva in un momento in cui le orecchie americane sarebbero state molto utili, visto che Raul Castro si accinge a ritirarsi a vita privata.