Cuba. Si aggrava la crisi energetica

di Paolo Menchi

Il turista che sta per visitare Cuba per la prima volta o che c’è già stato tanti anni fa ha ancora l’immagine di un’isola patria del ballo e del divertimento, anche perché spesso i vacanzieri passano le giornate dentro i villaggi turistici, in un’atmosfera ovattata e irreale.
Purtroppo, la realtà è ben diversa, vista la ormai cronica situazione di difficoltà economica di cui soffre Cuba, e che si è acuita negli ultimi anni per vari motivi politici ma anche per la pandemia che ha bloccato per oltre due anni il turismo, una delle fonti di reddito principali dell’isola.
Anche il turista che esce dal resort per passeggiare tra le caratteristiche strade della capitale si accorge della scarsa illuminazione, della fatiscenza di molte abitazioni e dei pochi negozi con sempre meno merce in vendita, che certamente contrastano con l’immagine di gioia da cartolina.
Negli ultimi tempi, a causa dei ben noti problemi politici che hanno investito le nazioni che le fornivano petrolio, Russia e Venezuela, si è acuito il problema energetico con ripercussioni sia sulla vita di tutti i giorni che sul settore economico.
Gli autobus sono sempre di meno e conseguentemente sempre affollati in modo esagerato, ammesso che si riesca a salirci, l’energia elettrica viene razionata ed erogata solo in certe fasce della giornata e l’illuminazione pubblica è quasi inesistente.
Anche a livello di immagine il fatto che sia stata cancellata la tradizionale parata del Primo maggio è significativo delle difficoltà esistenti.
In questo momento manca anche il carburante nel settore agricolo, cosa che mette a rischio la semina in un settore economico fondamentale,
Secondo il governo, che continua ancora ad incolpare il “bloqueo” statunitense, si tratta di un problema congiunturale che si protrarrà fino a maggio e, per non azzerare le riserve, è stato posto anche il limite di acquisto del carburante a 5 litri per auto.
Il ministro per l’energia ha negato ogni analogia con il grave periodo sofferto da Cuba nei primi anni ‘90, seguente al disgregamento dell’Unione Sovietica che costituiva una fonte consistente di rifornimento di prodotti ed energia.
Ma nell’isola nessuno crede più a queste parole di circostanza perché sono decenni che la gente fa fatica anche a soddisfare le esigenze primarie e il malcontento sale sempre di più, con conseguente aumento dei controlli e delle limitazioni di libertà.