di Paolo Menchi –
La ONG Prisoners Defenders ha denunciato il costante aumento dei prigionieri politici a Cuba. Attualmente sarebbero 1.113 coloro che sono rinchiusi in carcere senza il controllo giudiziale.
E’ grave anche tra i condannati vi siano 29 minori accusati di sedizione, condannato a con pene fino a 5 anni che stanno scontando ai domiciliari o compiendo lavori forzati.
Secondo il report a settembre, rispetto ad agosto, sono stati arrestati altri 13 dissidenti, mentre solo cinque sono stati rimessi in libertà dopo aver scontato totalmente la pena.
Il presidente della ONG, Javier Larrondo, ha denunciato che il regime cubano vuole distruggere totalmente la società civile, perseguitando non solo i dissidenti, ma anche le loro famiglie; inoltre ha denunciato che 356 dei prigionieri politici soffrono di gravi problemi di salute a causa di una scarsa attenzione medica, dei maltrattamenti e delle condizioni di vita nel carcere.
Le proteste e gli incidenti del giorno 11 Luglio 2021 hanno portato ad un giro di vite molto più stretto con l’obiettivo di seminare terrore per dissuadere ogni tentativo di protesta, anche solo esprimendo pubblicamente una critica contro il governo, in un Paese in cui la crisi economica è in costante peggioramento, dove scarseggiano i generi alimentari e la corrente elettrica manca per molte ore al giorno.
Anche la legge 162 del 2023, che inasprisce la censura digitale e che prevede l’accentramento del controllo dei media e che permette allo Stato di intervenire nelle piattaforme digitali, è nata a seguito del successo delle proteste del 2021, dovuto alle informazioni che circolavano sui social.
Particolarmente spregevole è il fatto che per far interrompere le attività di impegno politico contro il governo svolte sia nell’isola che fuori, vengano minacciate ritorsioni contro i familiari dei dissidenti.
Nei giorni scorsi l’organizzazione “Cuba siglo 21” ha denunciato che un familiare del suo direttore, che vive negli Stati Uniti, ha subito dure minacce dopo aver risposto casualmente al telefono di casa ad una chiamata che proveniva da Cuba.
“Cuba siglo 21” ha definito il paese “uno stato mafioso totalitario“, dove una oligarchia che rappresenta lo 0,01 della popolazione si è accaparrata il 70% delle risorse della nazione e controlla il 95% della finanza”.
L’organizzazione indica GAESA (Grupo de Administración Empresarial S.A.), entità sotto il totale controllo delle forze armate, come beneficiaria principale delle ricchezze, accusandola anche di compiere operazioni in alcuni paradisi fiscali e di aver dirottato somme di denaro.