Cuba – Usa: si attendono le prime mosse di Biden

di Paolo Menchi –

Adesso che l’era Trump sembra definitivamente giunta al termine, ci si chiede se nell’agenda di Biden ci sia la normalizzazione dei rapporti con Cuba, una piccola nazione molto vicina alle coste della Florida, trattata da quasi cinquant’anni come un pericoloso nemico, anche dopo il dissolvimento dell’impero sovietico, per il quale poteva rappresentare una testa di ponte per attaccare gli Stati Uniti.
Il cosiddetto “bloqueo” fu varato nel 1963, poco dopo la crisi che per poco non portò ad una guerra mondiale, con la proibizione di esportare prodotti, ma anche con il divieto di effettuare rimesse di denaro verso Cuba.
La legge con il tempo è stata ritoccata più volte, in termini sempre più restrittivi, fino alla presidenza Obama, che aveva apertamente dichiarato di voler rimuovere il blocco, ma che però aveva trovato la contrarietà del parlamento a maggioranza repubblicana.
Nonostante tutto Obama era riuscito ad alleggerire le sanzioni revocando le restrizioni ai viaggi e alle rimesse per i cubano-americani con parenti nell’isola.
Ci ha poi pensato Trump a stringere di nuovo il blocco sin dai primi mesi della sua elezione, per poi peggiorare ancora la situazione a settembre 2020, per ingraziarsi il voto della Florida (roccaforte degli esuli cubani) in vista delle elezioni, bloccando le importazioni da Cuba di alcol e tabacco, vale a dire i due prodotti principali dell’isola: Rum e sigari.
Addirittura, nel gennaio scorso, poco prima di lasciare la Casa Bianca, Trump è riuscito ad inserire Cuba tra gli stati sponsor del terrorismo “per aver ripetutamente fornito supporto ad atti di terrorismo internazionale garantendo un porto sicuro ai terroristi.”
Nel 2015 Obama era riuscito, anche grazie alla collaborazione del suo vice Biden, a togliere Cuba dalla lista nera ed ora ci si aspetta che il nuovo presidente continui l’opera di normalizzazione dei rapporti interrottasi durante l’ultima presidenza, che si calcola abbia emesso circa 200 provvedimenti contro l’isola.
La strada non sarà assolutamente facile e corta, perché Biden troverà sempre l’opposizione dell’importante lobby cubano-americana che si appoggia al partito repubblicano, perché dovrà far accettare la politica repressiva nei confronti dei dissidenti da parte del governo cubano che paga anche l’amicizia con il presidente venezuelano Maduro, già definito da Biden “dittatore”.
Per questo motivo appare evidente la necessità che per revocare il blocco ci debba essere anche da parte di Cuba l’apertura ad una società più democratica, perché se sono state effettuate riforme economiche che hanno permesso anche ai privati di avviare attività in proprio, impensabili solo fino a una decina di anni fa, è anche vero che a livello politico non è cambiato nulla nei confronti di chi si pone contro il governo.
Ogni embargo verso un paese è sempre sbagliato perché colpisce più pesantemente sempre la parte debole di una nazione e fornisce un alibi ai governi quando le cose non vanno bene economicamente.
Questo discorso vale anche per Cuba, ma ormai il “bloqueo” è una cosa talmente radicata che per abbatterlo completamente e definitivamente è necessario che il governo cubano aiuti Biden facendo almeno intravedere un segnale di democrazia, cominciando a non perseguitare i dissidenti.
Poco dopo l’elezione del nuovo presidente americano, il suo omologo cubano Miguel Diaz-Canel ha dichiarato che il suo paese “è disposto a negoziare su qualsiasi tema ma che non cederà su temi quali la rivoluzione, il socialismo e la sovranità”, affermazione che non chiarisce assolutamente fin dove può arrivare una politica di apertura.
La sensazione è che la normalizzazione dei rapporti con Cuba non sia tra le attività primarie dell’agenda di Biden, visti anche i problemi più urgenti relativi alla gestione della pandemia, ma che comunque sarà un argomento che verrà affrontato presto e con un atteggiamento positivo, anche per manifestare continuità con i provvedimenti che aveva preso Obama.
È probabile che ci possa essere a breve lo sblocco delle rimesse degli emigrati e vengano abolite le restrizioni nei viaggi verso Cuba (Covid permettendo) e che possano essere revocate alcune delle tante limitazioni introdotte da Trump, ma per l’eliminazione totale dell’anacronistico blocco ci vorrà molto tempo e buona volontà da entrambe le parti.