Dialogo continuo tra Angola e Mozambico

di Valentino De Bernardis

Nyusi con dos samtosSempre più stretti i rapporti tra le due ex colonie portoghesi dell’africa australe. Domenica 8 novembre il presidente della Repubblica mozambicana, Filipe Jacinto Nyusi, si è recato in visita ufficiale in Angola, accompagnato dalla consorte Isaura Ferrão e da una numerosa delegazione governativa e di uomini d’affari.
Lo storico e costante dialogo tra Maputo e Luanda è mosso da matrici economiche e geopolitiche, utili al rafforzamento della leadership della Frente de Libertação de Moçambique (Frelimo) e del Movimento Popular de Libertação de Angola (MPLA) all’interno dei rispettivi confini nazionali.
Nell’incontro bilaterale di inizio novembre si è difatti discusso dell’enorme dividendo economico che entrambe le nazioni potrebbero ricavare da una maggior cooperazione in alcuni settori strategici di enorme potenziale come l’agricoltura, il turismo, la pesca e, sopratutto, quello degli idrocarburi. Il Mozambico è molto interessato al know how angolano nell’esplorazione e nello sfruttamento delle risorse naturali, oltre all’esperienza accumulata nella gestione delle partecipate pubbliche e alla tassazione nel settore degli idrocarburi.
Non a caso, i primi frutti della visita di Nyusi sono stati la firma di 22 accordi di promozione e protezione degli investimenti, firmati dal ministro degli Esteri angolano Georges Rebelo Chicoti e dal suo omologo mozambicano Oldemiro Balói. Lo stesso capo della diplomazia mozambicana è stato anche protagonista nella firma di un memorandum di intesa per una maggiore cooperazione in campo industriale con il ministro dell’Industria angolano Bernarda Gonçalves Martins Henriques da Silva. Inoltre, nel quadro di mantenere ed alimentare le buone relazioni tra i due stati, i rappresentanti delle istituzioni angolane si sono impegnati a cancellare il 50% del debito mozambicano ($300 mln), e della conversione del restante 50% ($300 mln) in patrimonio per gli investimenti di Luanda in Mozambico.
Se qui termina il lato economico della visita economica, molto interessante è il risvolto geopolitico regionale e mondiale dell’incontro bilaterale. Il presidente Nyusi e il presidente José Eduardo dos Santos hanno discusso della necessità di riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e, ancora più importante, delle istituzioni multilaterali derivanti dagli accordi di Bretton Woods, cioè a dire la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), in quanto non in grado di rappresentare l’attuale congiuntura internazionale e il diverso peso degli attori protagonisti della comunità internazionale. Dichiarazioni fortemente in linea con quelle espresse dai paesi BRICS lo scorso mese di luglio, per spiegare da dove nascesse la necessità di creare la nuova istituzione multilaterale chiamata New Development Bank (nota anche come BRICS bank), a dimostrazione di quanto i paese emergenti del sud del mondo condividano un preciso piano di mutazione dello status quo a livello geopolitico e finanziario. Anche in questo caso predominante è il peso cinese, capace di aumentare il peso specifico della sua sfera di influenza nell’africa australe. Difatti, sebbene nei primi nove mesi del 2015 il commercio tra il gigante asiatico e le due ex colonie portoghesi si sia molto ridotto (il commercio bilaterale Cina-Angola è crollato del 44,93% rispetto all’anno precedente, e quello Cina-Mozambico è scemato del 23,18%), la presenza cinese rimane pervasiva. A ulteriore dimostrazione di quanto detto, in l’Angola la scorsa settimana tre aziende cinesi (la Guangxi Hydroelectric Construction Bureau, China Road and Bridge Corporation e la China Machinery Engineering Corporation) hanno ottenuto una maxi concessione per la costruzione di 4500 unità abitative per circa 299 milioni di dollari. Stesso discorso anche per il Mozambico, dove a fine settembre l’ambasciatore cinese Sun Jian annunciava il finanziamento per la modernizzazione dell’aeroporto internazionale di Maputo, e la costruzione di diversi edifici istituzionali.
Si rimane in attesa delle contromosse dell’occidente, lato Stati Uniti ed Europa, che ormai avendo perso l’enorme vantaggio competitivo che avevano in Africa, faticano anche nella rincorsa.

@debernardisv
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