EAU. Mou in Brasile tra Beacon Red e Presight AI

di Giuseppe Gagliano –

C’è un filo rosso che collega le sabbie di Abu Dhabi alle metropoli del sud globale. Alla fiera LAAD Defence & Security di Rio de Janeiro, due delle più ambiziose realtà tecnologiche emiratine, Beacon Red e Presight AI, hanno firmato un memorandum d’intesa (MoU) che va ben oltre la semplice collaborazione industriale. È un manifesto geopolitico, un passo deliberato dentro l’arena dove l’intelligenza artificiale non è più solo un’opzione, ma un’arma, un’infrastruttura critica, una leva di potere.
Beacon Red, cuore intelligence di EDGE Group, e Presight AI, punta di diamante della galassia G42, formalizzano così una convergenza tra capacità analitiche e operatività sul campo. Non si tratta solo di algoritmi o dashboards, ma di un’architettura strategica pensata per intervenire nei nodi vitali della sicurezza moderna: smart cities, difesa cyber, controllo predittivo del territorio. L’obiettivo non è la reazione, ma l’anticipazione. È la trasformazione dell’IA in forza decisionale preventiva, non solo strumento tecnico.
Il memorandum prevede la costituzione di un comitato congiunto per identificare “progetti prioritari”. Linguaggio tecnico, certo, ma che nasconde un’ambizione geopolitica più ampia: esportare un modello emiratino della sicurezza urbana e informatica. Uno che unisca l’occhio vigile della sorveglianza predittiva alla mano armata dell’intervento militare o infrastrutturale. Il tutto, in nome dell’efficienza e della stabilità.
Presight AI ha già dato prova delle sue piattaforme di omni-analytics in contesti sensibili: integrazione di feed da sensori IoT, social network, sistemi di trasporto e sicurezza urbana. Beacon Red, con il suo pedigree operativo, è il partner ideale per trasformare questi dati in scenari d’azione. L’idea è semplice quanto radicale: costruire città che “sentono” i pericoli prima che si manifestino, che reagiscono in tempo reale, che riducono la componente umana in favore di automatismi strategici.
La visione emiratina della smart city è tutto fuorché neutrale. Non è solo gestione del traffico o ottimizzazione dei servizi, ma governance del rischio, controllo della folla, neutralizzazione predittiva del crimine. In uno scenario dove gli attacchi DDoS nel Golfo sono aumentati del 70% in un solo anno e le infrastrutture critiche vivono sotto minaccia costante, questa alleanza vuole disegnare il firewall del XXI secolo: una muraglia invisibile fatta di IA, data fusion e cyber-resilienza.
L’annuncio a Rio de Janeiro non è un incidente geografico, ma una mossa calibrata. Il Brasile, come altre potenze emergenti, è alla ricerca di soluzioni “chiavi in mano” per le sue crescenti sfide urbane e digitali. Qui gli Emirati giocano la carta della competitività: offrire non solo armi, ma anche sistemi, reti, algoritmi, con un know-how che unisce hardware militare e software predittivo. Un modello che potrebbe trovare terreno fertile anche in Africa, Asia sud-orientale e Medio Oriente.
Ma non senza rischi. La crescente penetrazione tecnologica emiratina nei mercati sensibili ha già generato sospetti: secondo Emirates Leaks, alcune di queste aziende fungerebbero da proxy per interessi israeliani o americani. Accuse ancora vaghe, ma sufficienti a far sollevare più di un sopracciglio nei centri nevralgici della sicurezza regionale. Competere con colossi come Huawei o Palantir richiederà più che tecnologia: servirà diplomazia industriale, narrazione strategica, e capacità di districarsi in contesti sempre più polarizzati.
Una leva militare per l’autonomia nazionale
Per le Forze Armate emiratine, il MoU rappresenta un’accelerazione cruciale nel processo di autonomia tecnologica. EDGE Group, già nel top 25 mondiale della difesa, punta alla piena integrazione delle capacità IA nei sistemi di sorveglianza, comando e protezione delle infrastrutture critiche. Non è solo una questione di efficienza: è un progetto di sovranità operativa.
La possibilità di combinare l’intelligenza predittiva di Presight con l’azione rapida e modulare di Beacon Red permette di proteggere siti strategici come la centrale nucleare di Barakah o i terminali petroliferi dell’ADNOC da minacce ibride – fisiche e informatiche. Si delinea così una nuova dottrina emiratina: meno dipendenza da contractor stranieri, più capacità di esportare tecnologia integrata. Una vera “guerra economica al contrario”, dove il Sud globale inizia a vendere soluzioni al Nord.
L’accordo si inserisce nella Vision 2030 emiratina: diversificazione economica, autosufficienza tecnologica, e proiezione geopolitica. Ma anche nell’ombra crescente del dilemma etico: fino a che punto le tecnologie IA per la sicurezza possono essere usate in modo neutro? E cosa succede quando questi sistemi vengono venduti a regimi autoritari o in contesti fragili?
Gli Emirati camminano sul filo. Da un lato vogliono conquistare nuovi mercati, come dimostra l’apertura di EDGE in Brasile o le joint venture con Fincantieri e Indra. Dall’altro, rischiano di veder legata la loro reputazione alle applicazioni più controverse delle tecnologie vendute: sorveglianza di massa, repressione digitale, profilazione politica.
Il MoU tra Beacon Red e Presight AI è, in ultima analisi, un segnale d’allarme. In un mondo in cui la superiorità tecnologica è la nuova egemonia, Abu Dhabi si propone non come semplice consumatore di innovazione, ma come produttore e venditore di strumenti strategici. E lo fa con la consapevolezza che ogni algoritmo venduto è anche un pezzo di potere trasferito.
Il futuro che si profila è fatto di città intelligenti, ma anche di società sorvegliate. Di reti resilienti, ma anche di spazi pubblici digitalizzati fino al dettaglio biometrico. Gli Emirati vogliono essere al centro di questa trasformazione. Resta da vedere se lo faranno come pionieri illuminati o come architetti di un nuovo controllo algoritmico globale.