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Secondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, il sistema di monitoraggio del dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), noto anche come “fondo dell’UE per la ripresa”, presenta debolezze tali da non permettere una misurazione della performance complessiva dello stesso. Sebbene il sistema esistente contribuisca a tener traccia dei progressi compiuti dagli Stati membri verso le riforme e gli investimenti che essi hanno accettato di effettuare in cambio di finanziamenti, non fornisce un quadro completo delle modalità con le quali i progetti finanziati contribuiscono agli obiettivi dell’RRF, come ad esempio rendere l’economia europea più verde e più resiliente.
L’RRF vale 723 miliardi di euro (fino a 338 miliardi di euro di sovvenzioni a fondo perduto e 385 miliardi di prestiti). Detto dispositivo è volto a finanziare le riforme e gli investimenti degli Stati membri in aree quali il mercato del lavoro o la protezione della natura. Dette riforme e detti investimenti dovrebbero, a loro volta, rientrare in uno dei sei pilastri d’intervento, tra i quali la transizione verde e la trasformazione digitale. A differenza della maggior parte degli altri programmi dell’UE, la Commissione eroga i finanziamenti man mano che i paesi raggiungono traguardi e obiettivi collegati a riforme e investimenti, invece che sulla base dei costi effettivamente sostenuti.
“Il fondo dell’UE per la ripresa mette a disposizione degli Stati membri un ammontare di fondi senza precedenti, ma i cittadini devono sapere se gli obiettivi fondamentali del fondo sono raggiunte e in che modo vengono spesi i soldi,” ha affermato Ivana Maletić, il Membro della Corte responsabile della relazione. “Siamo in una situazione paradossale: per il più ingente fondo dell’UE, che si affermava essere basato sulla performance, possiamo misurare i progressi compiuti ma non la performance stessa”.
La struttura di monitoraggio della performance dell’RRF si basa su due componenti principali: traguardi e obiettivi, per tener traccia dei progressi compiuti dagli Stati membri relativamente a riforme e investimenti, e 14 indicatori comuni predefiniti. per monitorare il grado di ottenimento degli obiettivi dell’RRF. Tuttavia, la Corte ha constatato che questi due elementi di monitoraggio non sono sufficienti per valutare la performance complessiva dell’RRF. Sebbene contribuiscano a tener traccia dei progressi compiuti nella realizzazione di riforme e investimenti, i traguardi e gli obiettivi sono soltanto fasi dell’attuazione (ad esempio, approvare una legge, selezionare progetti o firmare contratti) e sono largamente incentrati su ciò che i progetti finanziano (numero di persone che frequentano corsi di formazione, metri quadri ristrutturati, numero di veicoli elettrici acquistati) anziché sulla misurazione dei risultati (ad esempio, numero di persone impiegate, risparmi sul consumo di energia, riduzione delle emissioni di CO2). I risultati non vengono misurati neanche dalla grande maggioranza degli indicatori comuni; spesso, questi ultimi non forniscono informazioni sufficienti su come i progetti sul campo contribuiscano agli obiettivi generali dell’RRF. Ciò è dovuto al fatto che alcune riforme ed alcuni investimenti, come ad esempio grandi riforme strutturali (economiche, del mercato del lavoro e del sistema giudiziario) o investimenti in infrastrutture e nel trasporto pubblico, non sono collegabili a nessun indicatore. In aggiunta, gli indicatori comuni riguardano solo parzialmente gli obiettivi dell’RRF, in quanto non vi è nessun indicatore che copra aree come lo Stato di diritto, il settore finanziario o l’imposizione fiscale.
La Commissione e gli Stati membri dispongono di sistemi, per lo più adeguati, per garantire la qualità dei dati comunicati su traguardi e obiettivi. Tuttavia, la Corte ha anche rilevato carenze e sottolinea che permangono rischi relativi all’attendibilità dei dati, specie per quel che concerne i destinatari ultimi dei finanziamenti. Il quadro di valutazione online utilizzato dalla Commissione, sebbene di agevole utilizzo, è fuorviante quanto al modo in cui vengono presentati i progressi compiuti nell’ambito dei sei pilastri. Poiché la Commissione non raccoglie dati sui fondi spesi dagli Stati membri, la sua rendicontazione sull’RRF è attualmente basata su stime. La Corte esorta quindi la Commissione a migliorare la rendicontazione relativa all’RRF, ad esempio raccogliendo e comunicando dati sulle spese effettivamente sostenute, e a ideare un sistema di monitoraggio della performance vero e proprio per futuri strumenti di finanziamento non basati sulle spese sostenute.
In risposta alla pandemia di COVID-19, i leader dell’UE hanno deciso uno strumento per la ripresa, noto come NextGenerationEU, del valore di oltre 800 miliardi di euro (a prezzi correnti); l’RRF è stato dotato della maggior parte di detto ammontare. Nel 2022 e nel 2023, la Corte ha pubblicato diverse relazioni sull’RRF, ad esempio sulla valutazione dei piani nazionali per la ripresa, sui controlli e sulla gestione del debito (qui l’elenco completo). Nella relazione di audit appena pubblicata, gli auditor della Corte esaminano il quadro di monitoraggio della performance dell’RRF. La Corte definisce “performance” la misura in cui un intervento finanziato dall’UE ha conseguito gli obiettivi prefissati e assicura un impiego ottimale delle risorse. Gli auditor della Corte hanno esaminato le misure adottate dalla Commissione e hanno svolto visite di audit in Grecia, Francia, Italia, Portogallo e Romania, per il periodo compreso tra l’istituzione dell’RRF (febbraio 2021) ed il dicembre 2022.
La relazione speciale 26/2023 della Corte dei conti europea, intitolata “Il quadro di monitoraggio della performance del dispositivo per la ripresa – Misura i progressi compiuti nell’attuazione, ma non è sufficiente per rilevare la performance”, è disponibile sul sito Internet della Corte (eca.europa.eu).