Ecuador. Il presidente Lasso ha accettato la sconfitta agli otto referendum e alle elezioni locali

di Alberto Galvi –

Il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso ha accettato la sconfitta in un referendum sull’estradizione per la criminalità organizzata. I risultati delle votazioni hanno aggravato le difficoltà politiche di Lasso, che ha lottato per contenere la crescente insicurezza, le proteste dei gruppi indigeni e le difficoltà in economia.
Il referendum sull’estradizione, avrebbe consentito ai criminali ecuadoriani di essere inviati all’estero per essere processati, per reati di droga e di armi. I paesi latinoamericani, tra cui la Colombia e il Messico, spesso acconsentono alle richieste di estradizione degli Stati Uniti e di altre nazioni. Lasso ha anche invitato tutti i partiti politici a dimenticare i litigi e raggiungere un grande accordo a beneficio del paese.
Il presidente ha sostenuto questo referendum come un modo per ridurre la criminalità legata al traffico transnazionale di stupefacenti. L’Ecuador è stretto tra la Colombia e il Perù, i due maggiori produttori mondiali di cocaina, e negli ultimi anni è diventato un hub per il traffico globale di droga.
Dei quesiti referendari su riforme politiche, ambientali e di sicurezza, quello sull’estradizione non è passato per pochi voti. Anche una proposta di riforma per dare al procuratore generale maggiore autonomia nella scelta dei pubblici ministeri è stata respinta, per pochi punti percentuali. Anche una proposta per ridurre il numero dei parlamentari nell’assemblea di 137 seggi a circa 100 membri si è conclusa con una sconfitta di margine.
Gli altri cinque quesiti sono altrettanto falliti, compreso quello sull’obbligo per i movimenti politici di avere un numero minimo di affiliati e di tenere un registro dei loro membri controllato periodicamente dal Consiglio elettorale nazionale; idem due quesiti sulla modifica della forma di elezione degli organi di controllo, che prevedeva la modifica dei poteri del Consiglio di Partecipazione Cittadina, modifica della Costituzione in modo da inserire nel Sistema Nazionale delle Aree Protette un sottosistema di tutela delle acque. Un ultima scheda mirava a erogare indennizzi, debitamente regolarizzati dallo Stato, ai soggetti che generano servizi ambientali. 
Lasso, la cui popolarità si aggira intorno al 20 per cento, si è scontrato ripetutamente con l’Assemblea controllata dall’opposizione, dove alcuni legislatori hanno cercato di rovesciarlo durante le manifestazioni che hanno travolto l’Ecuador lo scorso anno.
Insieme alla consultazione, gli ecuadoriani hanno eletto circa 5.700 autorità locali in un processo segnato dalla violenza che affligge il paese a causa del traffico di droga e che ha provocato la morte di due candidati alla carica di sindaco. Il Correísmo ha preso il controllo di almeno sette delle 23 prefetture provinciali, comprese quelle di Guayas e Pichincha. 
Gli elettori della capitale Quito hanno eletto sindaco Pabel Muñoz, esponente del movimento politico di Correa, mentre Aquiles Álvarez, ha vinto a Guayaquil, sconfiggendo dopo tre decenni il partito social cristiano.
Le sconfitte referendarie erodono ulteriormente il capitale politico di Lasso, mentre Correa, che ha lasciato l’incarico nel 2017 e vive in Belgio, rischia otto anni di carcere in patria per corruzione. Lasso continuerà a combattere il traffico di droga e a lavorare per migliorare le condizioni sociali del paese. Il suo mandato terminerà nel 2025: saranno anni molto difficili con l’opposizione a capo di diversi governi locali.