Ecuador. Moreno e Sonnenholzner passano la prova del post riforma economica

di Ivan Memmolo

L’Ecuador, sotto la guida del presidente della Repubblica Lenin Moreno, ha ottenuto un enorme successo nel portare avanti le modifiche alla riforma economica necessarie per raggiungere le tanto richieste mete di sviluppo socio economico. Mete richieste dal popolo, ormai troppo bisognoso che il paese cambiasse ritmo, e che abbandoni gli ultimi baluardi burocratici correisti. Purtroppo il paese si ritrova in un incredibile deficit causato dall´ex governo di Rafael Correa, che ha contratto con la Cina un debito monstre. Parte dei debiti verranno pagati inviando il 90% del petrolio prodotto alla Cina, a prezzi pari alla metà di quanto oggi costa il petrolio, disintegrando di fatto l´industria petrolifera nazionale e il suo guadagno. Queste mete economiche quindi, sono state opportunamente discusse due anni fa dal presidente dell´Ecuador con Christine La Garde, che presiedeva la direzione del Fondo Monetario Internazionale. La stessa, per la fiducia nelle capacità del rpesidente, ha facilmente elargito un credito di 10 miliardi di dollari a un tasso di interesse del 5%. Ben più basso di quando l’ex presidente Rafael Correa contraeva con la Cina a interessi che sfioravano il 10% e obbligavano a un’azione geopolitica cinese sul territorio.
Il successo nell’ aver proposto e ottenuto le modifiche, al costo di solo 48 ore di disordine pubblico, chiarisce la grande voglia del paese di voler cambiare. Un esempio eclatante proviene dagli stessi interessati che hanno dato inizio alle proteste pacifiche. Proteste che, come in qualsiasi paese democratico, si avviano fisiologicamente per dare voce agli interessati a una certa proposta politica o economica. Gli interessati erano i dirigenti delle agenzie nazionali di trasporto su terra. Ebbene sono stati gli stessi che, dopo 36 ore di protesta, hanno repentinamente fatto marcia indietro e dato pieno appoggio al governo di Lenin Moreno. Chiariscono che il presidente aveva ragione e che era arrivato il momento di adeguarsi al livello di un qualsiasi altro paese moderno. Il passo indietro è stato fatto per evitare di essere coinvolti in una politicizzazione della loro protesta da parte dei correisti. Politicizzazione creata ad arte da simpatizzanti correisti e fomentata dallo stesso ex presidente e profugo politico Rafael Correa. Lo stesso oggi è sotto indagine per aver fomentato dalla rete le sommosse di anarchici violenti che hanno distrutto e causato paura e violenza nelle strade. 375 anarchici violenti che non avevano a che fare con le proteste civili, finiti in carcere. È proprio dalla rete che sia Correa che Maduro dal Venezuela hanno fomentato la violenza e spinto a chiedere addirittura le dimissioni del presidente Lenin Moreno. Ma l’Ecuador, ormai immune ai falsi moniti di caudillos sovranisti e populisti, non ci è cascato. In tempi record il paese è tornato alla calma, sintomo che la piccola sommossa forzosa e violenta fosse indigesta a tutti ed era un fuoco di paglia in un paese, tendenzialmente molto mite in fatto di proteste.
Il successo nell’impiantare tale cambio strutturale per l’Ecuador si deve all’entourage di cui il presidente ha deciso di circondarsi. Gente giovane, spesso ministri millennials, che girano e conoscono il mondo, che non vedono il pianeta come uno scacchiere fatto di pericoli da cui scappare, o paesi da aggredire, ma lo vivono come una possibilità di crescita ed emulazione di chi prima di loro ha fatto i compiti a casa.
Un vice presidente come Otto Sonnenholzner, di Guayaquil, ad esempio, che ha saputo saggiamente e velocemente assecondare gli animi popolari e incanalarli verso la giusta direzione. Un ministro dei trasporti e opere pubbliche, il giovane Gabriel Martinez, anche egli di Guayaquil, che ha saputo discutere con gli interessati ai disordini, mediare le loro richieste al governo e affievolire fino a dissipare le inutili paure per il caro benzina e aumento dei biglietti dei mezzi pubblici. Infatti si avrà un aumento di solo 5 centesimi per biglietto rispetto a prima, una nullità in termini economici per il consumatore. Il ministro della Giustizia, la giovane Maria Paula Romo, che ha saputo contenere gli anarchici violenti, assicurandoli alla giustizia ed evitando che ci fossero morti o feriti gravi durante le sommosse. In pratica un entourage su cui in molti dicono di scommettere per individuare chi potrebbe essere uno dei futuri presidenti dell’Ecuador. Nel frattempo la capacità conciliatoria dell’attuale presidente Lenin Moreno va ben oltre qualsiasi aspettativa. Dopo aver emanato le riforme economiche si è fatto avanti elargendo affermazioni di profonda stima e rispetto per il suo ex avversario alle politiche nazionali, il banchiere di destra, proprietario del Banco di Guayaquil, Guillermo Lasso e l’ex sindaco di Guayaquil, Jaime Nebot, accettando i loro commenti sulla riforma e augurandogli che possano divenire il prossimo presidente della Repubblica dell’Ecuador.
Moreno ha ricordato ai due esponenti politici che la pratica di presidente ha le sue difficoltà e che con questa riforma ha fatto da apripista a tutte quelle lodevoli, preziose proposte pervenute dai due esponenti politici. Proposte che si augura, si possano implementare quando uno dei due interlocutori divenga presidente della Repubblica. Con queste affermazioni Lenin Moreno letteralmente mette fine ad anche la più remota conciliabilità con la passata amministrazione correista. Ex amministrazione che oggi vede oltre al suo maggior esponente Rafael Correa, anche l’ex cancelliere Ricardo Patiño, ricercato e profugo della giustizia. Quest’ultimo ha ricevuto asilo politico il 5 ottobre 2019 in Messico. Asilo politico concessogli dal presidente del Messico Andres Manuel Lopez Obrador.
L’esempio che l’Ecuador sta dando al mondo in special modo latino, è aver stabilito la morte culturale e politica dei presidenti sovranisti e populisti, che in nome di sovranità nazionale e populismo becero hanno isolato i propri paesi dal resto del mondo, privandoli di libertà essenziali (libertà di espressione e di giornalismo in primis) e riducendoli a popoli bisognosi di assistenzialismo di stato e poveri a livello di patrimonio personale. Assistenzialismo ottenuto attraverso i vari e costosi programmi che mai hanno creato ricchezza, ma solo fomentato il lassismo culturale nel quale trovava rifugio e si auto compiaceva il Correismo in Ecuador ed ancora adesso il Chavismo in Venezuela. Va sottolineato che l´ unica città ad aver avuto problemi di saccheggio, sia stata Guayaquil. Nella città, mentre in una zona specifica i trasportatori manifestavano pacificamente, in altre aree popolari e non coinvolte dalle manifestazioni, gruppi di anarchici hanno saccheggiato e distrutto la zona battuta. Tutti sono stati arrestati. Al momento il presidente dell´Ecuador Moreno ha deciso di posticipare il suo viaggio in Germania per rimanere vicino al popolo e dissipare gli ultimi animi incandescenti del post riforma. Ad oggi l´Ecuador ha ancora la benzina tra le meno care del mondo, infatti è ancora il terzo paese con la benzina meno cara in America Latina, a solo 0,60 centesimi per litro.

* Anche autore desk latino america per IlCaffeGeopolitico.