Ecuador. Presidenziali del 20 agosto, identikit dei candidati

di Francesco Giappichini

Quale sarà il futuro dell’Ecuador dopo le presidenziali di agosto? Riuscirà a riconquistare il potere il correísmo di sinistra, dopo gli anni della svolta centrista, orchestrata dall’ex presidente Lenín Moreno? O prevarranno le proposte conservatrici, pur segnate dalla dissoluzione anticipata dell’Amministrazione Lasso? Tralasceremo qui tutto il dibattito intorno all’istituto della muerte cruzada, con cui il capo dello stato Guillermo Lasso ha interrotto sia il proprio mandato, sia quello dell’Assemblea nazionale, per evitare il procedimento d’impeachment a suo carico: il presidente era sotto accusa per appropriazione indebita nel «caso Flopec».
Sorvoleremo altresì su quanto sia deleterio, nel Latino America intero, il recente uso smodato dell’istituto della destituzione presidenziale: un ostacolo per l’auspicata stabilità istituzionale, che è imprescindibile per attrarre investimenti stranieri. Ci occuperemo invece dei candidati alla guida del Paese, che si sfideranno nelle presidenziali del 20 agosto (e con ogni probabilità, nel ballottaggio del 15 ottobre) per completare il mandato del liberale Lasso: sì, perché il vincitore, che s’insedierà nel novembre ’23, resterà in carica solo fino al maggio ’25. Va però premesso che, salvo colpi di scena, il presidente uscente non si ricandiderà: le dichiarazioni in questo senso delle scorse settimane sono state confermate al “Washington Post”.
Sinora non sono stati pubblicati sondaggi, tuttavia le elezioni amministrative di febbraio (elecciones seccionales) hanno visto emergere la sinistra «dura e pura», o meglio bolivariana, del Movimiento revolución ciudadana (Rc). Il leader de facto del movimento è l’ex presidente (per un decennio) Rafael Correa: latitante in Belgio (ove beneficia di asilo politico) in seguito a una condanna per corruzione e concussione, non potrà ovviamente ricandidarsi. Tuttavia in patria l’ex presidente (tra il ’07 e il ’17) continua a esser popolare: buona parte dell’elettorato giudica la sua condanna pretestuosa, ed è pronta a sostenere la probabile candidatura dell’ex ministro Andrés Arauz.
Ovvero l’economista fedelissimo di Correa, che nell’aprile ’21 fu sconfitto da Lasso al secondo turno delle presidenziali. Invece sul fronte conservatore, a giudicare dal buon risultato delle amministrative di febbraio, il Partido Social cristiano (Psc) dovrebbe giocare un ruolo decisivo. Una formazione storicamente a tutela degli industriali, che nell’ultima legislatura si è ritrovata a fare l’opposizione a Lasso da destra (l’accordo elettorale tra Psc e il presidente era naufragato per controversie sulla spartizione di poltrone). E la notizia di queste ore è l’endorsement all’economista e imprenditore Jan Topic, che così ha presentato su Twitter la sua discesa in campo: «Come soldato ho combattuto in Ucraina, Siria e Africa. Sono un economista, esperto di sicurezza internazionale e fondatore della più grande e tecnologica compagnia di sicurezza dell’Ecuador». Dichiarazioni che, nelle prossime ore, saranno inevitabilmente sviscerate dalla stampa locale. Rimanendo nel campo delle destre, sta emergendo la figura di Otto Sonnenholzner, che fu vicepresidente di Moreno tra il ’18 e il ’20, sarà sostenuto dai moderati del Partido sociedad unida más acción (Suma), e secondo Correa, sarà l’avversario su cui alla fine convergeranno tutte le forze conservatrici. Da segnalare infine il giornalista d’inchiesta Fernando Villavicencio, che rappresenterà il centrista Movimiento construye.