EGITTO. Piazza Tahrir in fiamme, militari sul banco degli imputati

Adnkronos/Aki, 17 dic 11 –

Non si placa la nuova ondata di violenza in Egitto, dove per il secondo giorno consecutivo si sono registrati scontri tra militari e manifestanti vicino ai palazzi delle istituzioni e in Piazza Tahrir, luogo simbolo di una protesta che dura ormai da gennaio e che la caduta di Hosni Mubarak non e’ riuscita a placare. Il bilancio delle vittime, tra giovedi’ notte e oggi, e’ di nove morti e oltre 350 feriti, secondo il ministero della Salute. Ma per fonti non ufficiali i morti sarebbero di piu’. Le nuove violenze mettono i militari sul banco degli imputati, con le richieste di lasciare subito il potere che si moltiplicano. Nel mirino dei manifestanti proprio il Consiglio Supremo delle Forze armate, a cui si chiede una transizione rapida, e il nuovo premier Kamal el-Ganzouri, che e’ considerato troppo vicino all’ex regime di Mubarak. “Chi ha sbagliato deve pagare”, ha promesso Ganzouri questa mattina in una conferenza stampa, ma ha poi attaccato quanti sono scesi in piazza, le cui proteste “non fanno parte della rivoluzione, ma sono un attacco ad essa”. “Non faremo ricorso alla forza per disperdere le manifestazioni pacifiche”, ha assicurato Ganzouri, precisando che ieri “l’esercito non ha fatto uso di pallottole per disperdere il sit-in”. Ma le telecamere delle televisioni satellitari hanno ripreso scene di violenze e di dura repressione, con folti gruppi di militari che bastonavano manifestanti nelle vie intorno a Piazza Tahrir. Nella piazza, una fitta colonna di fumo si e’ innalzata quando sono state date alle fiamme, probabilmente proprio dai militari, le tende in cui si accampavano nei giorni scorsi i manifestanti, per il loro incessante sit-in.
Il palazzo del Consiglio dei Ministri, teatro ieri delle violenze piu’ gravi, e’ stato isolato con barricate e filo spinato e sono subito scattati gli arresti quando alcune centinaia di manifestanti hanno cercato di protestare nuovamente nei pressi dell’edificio. I militari hanno inoltre rastrellato gli edifici circostanti Piazza Tahrir, sequestando le telecamere delle tv che riprendevano le violenze in corso. Nella zona si sono uditi anche alcuni spari. “L’ospedale da campo allestito dalla moschea Omar Makram in Piazza Tahrir e’ stato attaccato (dai militari, ndr) – ha denunciato il medico Ahmed Farouk in un concitato collegamento telefonico con la tv privata OnTv – stiamo trasferendo i manifestanti con le ferite piu’ gravi nei bagni della moschea”. Nel pomeriggio i militari, che nelle settimane della rivolta contro Mubarak erano visti come il volto buono dell’Egitto, hanno costruito un muro di mattoni per impedire ai manifestanti l’accesso a Piazza Tahrir, al Cairo, da Via Qasr el-Ainy, per cercare di mettere fine una volta per tutte all’incessante protesta. Ma in serata una nuova ondata di migliaia di persone ha preso a muoversi verso la piazza.
I bollettini sul numero delle vittime hanno continuato ad aggiornarsi fino alla sera, quando il vice ministro della Salute, Adel Adawy, ha parlato di nove morti da ieri e 44 feriti nella sola giornata di oggi. Il numero complessivo dei feriti in queste due giornate di violenze arriva quindi a 350 circa. Ma negli ospedali del centro del Cairo si parla di numeri molto piu’ alti, con almeno sei vittime solo oggi. La presa di posizione contro i militari e’ arrivata unanime. Anche i Fratelli Musulmani, che si sono mantenuti lontani dalle proteste del dopo-Mubarak e hanno trattato con i guanti bianchi i militari al potere, hanno chiesto al Consiglio Supremo delle Forze armatedi chiedere immediatamente scusa alla popolazione per gli scontri. In un comunicato, il gruppo uscito vincitore dalle prime tornate elettorali, si e’ detto “scioccato” e ha chiesto un’inchiesta indipendente, trasparente e rapida sugli scontri tra manifestanti e militari. La Fratellanza ha ricordato che, quando i militari hanno preso il potere alla caduta di Mubarak, hanno promesso di proteggere la popolazione dalle violenze. “Per questo siamo rimasti scioccati nel vederli uccidere e ferire i civili”, si legge nel comunicato.
Piu’ drastica la presa di posizione di Ayman Nour, attivista politico che ai tempi del presidente Hosni Mubarak ha trascorso diversi anni in carcere. A suo giudizio, il Consiglio Supremo delle Forze armate deve “lasciare immediatamente il potere”. Il fondatore del partito liberale al-Ghad, citato oggi da al-Jazeera, e’ uno dei possibili candidati alle elezioni presidenziali del prossimo anno. E anche negli ambienti piu’ vicini ai militari le voci di dissenso non mancano. Nuove dimissioni sono arrivate oggi all’interno del Consiglio Consultivo, creato proprio dalle Forze armate per coordinarsi con le varie forze politiche. Abul Ela Madi, leader del partito al-Wasat, ha lasciato il posto di consigliere, in segno di protesta per le violenze, come ha annunciato lo stesso Consiglio Consultivo. Le dimissioni di Ela Madi dall’organismo di 30 membri seguono quelle di altri due consiglieri, Moataz Abdel-Fatah e Ahmed Kheiry, che hanno rinunciato all’incarico giovedi’ sera, all’esplodere delle prime proteste.