El Salvador. Trasferiti alla mega-prigione CECOT 2mila detenuti accusati di appartenenza a una banda criminale

di Alberto Galvi

Il governo di El Salvador ha trasferito da altri penitenziari 2mila persone accusate di appartenenza a una banda criminale alla mega-prigione CECOT (Centro per il Confinamento del Terrorismo) di recente apertura. I 2mila pandilleros, con le mani ammanettate dietro la schiena, sono stati caricati su autobus e trasferiti sotto rigide misure di sicurezza che hanno incluso un sorvolo di diversi elicotteri militari. Centinaia di agenti di polizia, agenti di sicurezza della Direzione dei centri penali e soldati hanno partecipato all’operazione di trasferimento.
Il trasferimento arriva dopo un’ondata di operazioni contro le bande in cui la polizia ha fermato più di 64mila persone e le principali libertà civili sono state sospese. Per costruire il carcere lo Stato ha acquistato 166 ettari, 23 dei quali ospitano otto edifici situati all’interno di un perimetro delimitato da un muro di cemento alto 11 metri e lungo 2,1 chilometri, protetto da filo spinato elettrificato. Il complesso è situato a circa 74 chilometri a sud-est della capitale San Salvador. Ciascun edificio è composto da 32 celle che ospitano fino a 100 persone ciascuna. Una singola cella ha solo due lavandini e un gabinetto. La prigione può contenere 40mila persone e si dice che sia la più grande delle Americhe.
Bukele e i suoi alleati hanno sospeso lo scorso anno i diritti fondamentali come quello a un avvocato e alla comunicazione privata. Il provvedimento ha inoltre consentito alla polizia di effettuare arresti senza mandato e senza spiegazioni. I gruppi per i diritti umani hanno criticato le misure, accusando il governo di agire impunemente e con poche possibilità di ricorso per coloro che sono stati incarcerati ingiustamente. Decine di detenuti sono morti durante lo stato di eccezione, più volte prorogato.
La repressione dei pandilleros ha raccolto un ampio sostegno da parte dei salvadoregni: queste bande criminali da decenni infliggono violenze e sfruttamenti a interii quartieri. Ora bisognerà vedere cosa succederà quando molti di coloro che sono stati arrestati usciranno dal carcere. Le spese di mantenimento di un sistema carcerario così repressivo non potranno essere mantenute a lungo da un paese che riceve aiuti dal FMI.