di Giacomo Dolzani
Secondo il sito statunitense BuzzFeed, in merito alle recenti elezioni che hanno consegnato al repubblicano Donald Trump la carica di nuovo presidente Usa, le notizie false (le cosiddette bufale o, con un termine inglese, i fake) circolate in rete hanno raggiunto una mole di pubblico superiore a quelle vere pubblicate dai principali 19 media nazionali, tra i quali il Washington Post, il New York Times ed Nbc News.
I primi 20 siti specializzati in bufale, per quanto riguarda soltanto i principali articoli pubblicati su Facebook e concernenti le elezioni, tra condivisioni, “Mi piace” e commenti hanno totalizzato un totale di 8.7 milioni di interazioni contro i 7.3 dei media tradizionali.
Proprio per questo Google e Facebook, accusate di non aver svolto i necessari controlli (volontariamente o per negligenza), hanno deciso finalmente di prendere provvedimenti, tagliando la pubblicità ai siti in questione.
Questa campagna di disinformazione, caratterizzata da un’aggressività e da un’intensità mai vista prima, oltre ad essere finalizzata ad un ritorno economico tramite la diffusa pubblicità a click, c’è il forte sospetto sia stata utilizzata soprattutto per scopi politici.
È ormai dato per assodato che paesi ostili agli Usa, come la Russia, abbiano utilizzato mezzi informatici per influenzare le elezioni in favore di Trump contro la democratica, Hillary Clinton. Oltre ai tradizionali attacchi informatici, come quello condotto proprio contro la casella mail della Clinton, anche la diffusione di notizie false ed imbarazzanti, al fine di ingannare i lettori ed influenzare un’opinione pubblica sempre più succube a ciò in cui si imbatte su internet, è diventata un’arma importante che il Cremlino, si sospetta, abbia finanziato e sostenuto.