Eritrea. Grandezze e miserie del presidente Afawerki

di Enrico Oliari –

Isaias Afewerki, il presidente-dittatore dell’Eritrea, ha accusato oggi gli Stati Uniti di essere la regia degli attacchi dell’Etiopia al suo paese, ovvero, come ha dichiarato in un’intervista alla televisione di Stato, che vi è stato un “tentativo fallito degli Stati Uniti di destabilizzare l’indipendenza dell’Eritrea e sabotare le sue brillanti prospettive economiche”.
Afewerki è espressione di quello che un tempo era il Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia ed è al potere dal 1993, anno in cui venne eletto a capo del paese dopo l’acquisizione dell’indipendenza; presidente della repubblica e contestualmente capo del governo, ha dato al paese africano, già colonia italiana, un’impostazione di carattere socialista.
La guerra con l’Etiopia, costata oltre 70.000 morti, è ufficialmente terminata con la Pace di Algeri del 2000, ma fra i due paesi vi sono sempre state tensioni sfociate in scaramucce più o meno gravi nella zona-cuscinetto di 25 chilometri, dal momento che il confine non è a tutt’oggi ben definito.
Secondo Afewerki, il suo paese sarebbe preso di mira dall’Occidente al pari dell’Iran (che ha oltre le 15 volte i suoi abitanti) e del Venezuela (che è la quinta potenza petrolifera mondiale), ma più di tutto lascia perplessi il passaggio sulle “brillanti prospettive economiche” dell’Eritrea, la quale, pur detenendo importanti risorse minerarie e di petrolio (per altro in mano a ditte estere), ha il Pil a l 163esimo posto, con 3.505 milioni di $, e il Pil pro capite al 176esimo posto, con 681 $.