Sarkozy incriminato come un berlusconiano. Da leader della “nuova destra” a esportatore Oltralpe dell’ “anomalia italiana”

di Daniele Priori –

sarkozy grandeRideva dell’ex Cav. Ora è accusato dei suoi stessi reati. Così la Francia ci imita nei nostri vizi. Nonostante Carla Bruni abbia ripudiato la sua nazione.

Nicolas Sarkozy, l’ex presidente francese, alla sbarra per corruzione dopo ventiquattro ore di fermo presso gli uffici anticorruzione della procura di Parigi. Una storia sbagliata, direbbe il grande cantautore, Fabrizio De Andrè.
I reati ascritti all’ex inquilino dell’Eliseo sono la corruzione e la tentata concussione di un magistrato che fornisse informazioni riservate oltre ad altre accuse legate ai principali giri d’affari francesi e internazionali dei quali Sarkò è stato protagonista dal 2007 al 2012. Gli stessi reati, insomma, per i quali il leader della destra italiana, Silvio Berlusconi è sotto indagine e sotto processo da vent’anni.
Così la secolare anomalia di sistema del BelPaese si trasforma nell’eccezione che mette in imbarazzo la severa politica francese che, ogni giorno di più, almeno da un paio d’anni a questa parte, si scopre più simile a quella italiana. E’ un po’ come se la nostra pigra e tristemente consolidata abitudine alla doppia morale abbia contagiato l’irreprensibile burocrazia francese.
Ovvero come se tra i festini cattolibertari del teatrino politico di casa nostra e il saio luterano del rigore tedesco, gli uomini di potere d’Oltralpe abbiano optato, con una malcelata convinzione, verso la nostra ingordissima amatriciana. Meglio, molto meglio dei wurstel e crauti della Merkel ma anche dei preziosissimi gourmet parigini. In barba alla rinnegata cantante neofrancese, ex modella italiana, nonché ex premiere dàme di Sarkò, Carla Bruni sempre pronta ad additare il nostro e suo Paese di nascita.
La vicenda Sarkozy, infatti, è in realtà il terzo fatto grave che negli ultimi due anni ha messo i nostri cugini sul nostro stesso piano, se non peggio.
Chi non ricorda l’incriminazione per stupro di Dominique Strauss Khan, ex presidente del Fondo Monetario Internazionale, nel 2011 candidato quasi sicuro per i socialisti a sconfiggere Sarkozy nelle elezioni 2012 per la presidenza francese.
Il banchiere di sinistra fu tradito, come è noto, dalla sua passione per il sesso proibito e violento. Accusato da una cameriera di New York e costretto a mettere da parte le sue ambizioni.
Galeotta fu la gnocca, insomma, come per Silvio. E c’è chi dice che, ancora una volta, il grande regista sarebbe stato proprio Sarkozy.
Pochi mesi fa, dopo la vittoria del socialista “normale” (ma sentimentalmente più che ballerino) Francois Hollande, un altro scandalo gossipparo col presidente che fugge in vespa dall’attrice Juliet Gayet, lasciando la seconda compagna, la giornalista Valerie Trierweiler al suo ruolo di retroscenista. Anche in questa vicenda, sia pure senza tribunali di mezzo, a condurre il gioco nella vita pubblica francese è il potere delle relazioni intime.
Adesso, per la prima volta, la messa in stato d’accusa di un ex presidente. Perché la legge è uguale per tutti. Ricordano i giudici francesi.
Un gesto forte che arriva nei giorni in cui l’ex leader Ump era pronto a cominciare il cammino per una ridiscesa in campo.
Se nel 2007 i cavalli di battaglia erano stati la “civilizzazione” dal punto di vista culturale dei francesi vecchi e nuovi e la lotta contro “la feccia” con una convinta svolta a destra rispetto al predecessore Jacques Chirac, oggi quello che avrebbe voluto fare Sarkò sarebbe stato il contrario: il riavvicinamento al centro e alle politiche vincenti della popolare Merkel a fronte del successo degli euroscettici della Le Pen verso la quale molti voti di destra confusamente sono finiti, secondo l’ex leader, anche a causa della crisi politica e organizzativa del suo partito.
Le campagne elettorali, però, non bastano. E nemmeno le amicizie influenti in ambito internazionale. Lo sa bene Silvio Berlusconi, grande amico di quel Gheddafi da cui forse, proprio Sarkò, si era sentito tradito.
Tutto in tre anni, insomma. Altro che il matrimonio Bruni-Sarkozy. Fa molto più male ai francesi la constatazione di un altro matrimonio, che sa più di contaminazione, tra la virtù d’Oltralpe e il vizio tricolore. Sempre più fratelli che cugini.
E se, memori delle risatine francotedesche del 2011, ai danni dell’Italia e della sua democrazia, potrebbe risultare facile commentare con un “ride bene chi ride ultimo”. Forse, di fronte al crollo di Sarkò, sarebbe più giusto e definitivo commentare: “Sic transit gloria mundi”.
Con buona pace della “nuova destra” che vede un altro profeta rinnegato sull’altare dell’umana debolezza, sempre più efficace di valori mai così saldi. Specie nella politica. Anche francese.