Francobollo halal?

Considerazioni filateliche in un’ottica sharaitica sunnita.

di Tommaso Conte

Il francobollo, che ancora oggi ricopre una rilevante importanza postale, tassativa e commemorativa, vanta ormai una storia ed un’evoluzione plurisecolare. Utilizzato dalla maggior parte delle realtà statali e sovrastatali moderne e contemporanee, il francobollo ha ovviamente risentito della realtà di cui è stato figlio ed è stato in grado di interessare generazioni di collezionisti grazie alla sua storia affascinante.
Il piccolo oggetto statico, per la maggior parte in formato cartaceo e dentellato, sarà un perenne ricordo di un particolare periodo storico o un avvenimento. I francobolli riescono, come qualsiasi altra cosa, ad essere argomenti di accesi dibattiti e divisioni. Il grande pubblico italiano ha attualmente sperimentato una bagarre filatelica a causa dell’emissione commemorativa delle Poste Italiane del francobollo dedicato all’ex premier Silvio Berlusconi. I motivi dell’ostilità nei riguardi di un francobollo dedicato al “Cavaliere” è meglio tralasciarli, limitandoci a ricordare che, grazie al colonello Mu’hammar Gheddafi, Berlusconi aveva già ottenuto una “faccia da francobollo”, ornando un esemplare emesso dalla Repubblica Araba Libica delle Masse a commemorazione delle scuse italiane per il periodo coloniale.
E’ proprio lo spazio geopolitico e culturale musulmano che interessa questo approfondimento. Le decine di entità statali a maggioranza islamica, esistenti o dissolte, hanno ovviamente una storia filatelica ed un percorso storico che hanno influenzato la rappresentazione iconografica contenuta nei francobolli emessi da questi stati. Qual è la motivazione che spinge ad un’analisi approfondita della storia filatelica propria dello spazio musulmano? Ovviamente una particolare attenzione che si vuole dare al contesto religioso proprio dei paesi islamici.
L’interpretazione della Sharia e la sua applicazione cambiano da stato a stato, da popolazione a popolazione e ciò accade anche nei paesi non islamici ma che attualmente risentono di una forte immigrazione di popolazione musulmana. Anche l’uomo occidentale comune oggi capisce che esistono fratture, comportamenti ed usanze divergenti nella Umma musulmana. Queste divergenze sono oggetto di accesi dibattiti all’interno dell’opinione pubblica mondiale ed influenzano, tra l’latro, l’opinione e la considerazione che le masse non musulmane hanno verso le realtà islamiche attuali. L’abbigliamento, le usanze alimentari, il trattamento della donna e la sua emancipazione, le questioni di fede, i luoghi di preghiera, le differenze culturali, sono senz’altro temi molto attuali di grande importanza sociale nel rapporto tra musulmani e non musulmani.
Le fasi e gli atteggiamenti propri delle realtà islamiche durante la storia moderna e contemporanea sono stati molti, spesso frenetici, discordanti e scioccanti sotto un punto di vista culturale. Prima di entrare sempre più nello specifico sembra doveroso sottolineare l’esistenza di una realtà fattuale: l’attenzione e l’eventuale applicazione di norme sharaitiche variano anche a prescindere dall’importanza che la comunità islamica dà riguardo uno specifico argomento. Ciò vale per tutti gli stati a maggioranza musulmana che non sono governati da movimenti politici particolarmente integralisti.
Ciò che sotto il punto di vista storiografico viene a volte individuato come “risveglio dell’Islam”, ovvero un periodo della storia moderna e contemporanea che lambisce le ultime decadi del secolo 1800 e che attraversa a fasi alterne il secolo scorso è stato il lasso di tempo nel quale il mondo islamico ha risposto in modo attivo o reattivo ai fenomeni propri della globalizzazione. Questo mondo, talvolta assopito, relegato ad una periferia geopolitica o soggiogato a livello coloniale e di protettorato, vedeva diradare sempre più la cappa di ‘’harem’’ che lo aveva contraddistinto culturalmente e geopoliticamente nei secoli precedenti.
Uniformarsi a standard internazionali che sarebbero stati in grado di garantire comunicazioni, commercio e scambio culturale sarebbero dovuti essere i primi passi che una realtà statale avrebbe dovuto compiere per essere inclusa in un network internazionale. Sotto un punto di vista filatelico, è bene ricordare che soltanto dal diciannovesimo secolo il francobollo così come lo conosciamo avrebbe dominato la realtà e la storia dell’affrancamento postale. Islamicamente parlando, l’Impero Ottomano è stata l’unica realtà statale completamente indipendente e capace di adeguarsi a standard moderni sotto il punto di vista della tecnologia e della comunicazione, nonché dei rapporti internazionali. Perciò, eccezion fatta per emissioni di francobolli coloniali e di protettorato, bisogna far riferimento ad un periodo storico che abbia come inizio la fase della decolonizzazione al fine di avere il maggior numero di esempi di emissione filatelica particolarmente interessanti per il tipo di analisi che si intende svolgere.
Qual è il quesito principale che l’osservanza sharaitica presenta in riferimento all’ambito di emissione filatelica? Ovviamente l’immagine in sé, ovvero ciò che sul francobollo sarà rappresentato. Mondo profondamente aniconico quello islamico: fatta eccezione per il credo sciita, il mondo islamico sunnita è rimasto particolarmente fedele ai dettami degli ahadith del Corano e della Sunna. Niente oggetti votivi, niente rappresentazioni sgargianti, niente reliquie, niente atmosfere variopinte tipiche del Cattolicesimo o delle religioni dharmiche: l’Islam si prefigge di raggiungere il puro monoteismo (tawid), contrastando qualunque possibilità “sviante”.
Si rivolga ora l’attenzione verso un contesto genuinamente sharaitico: Il Corano, la Sunna e tutte le maggiori scuole islamiche sunnite sono concordi sul fatto che il disegnare o il rappresentare disegni riguardanti esseri viventi sia de jure ‘’haram’’, stando ad un’onesta ed imparziale interpretazione di tutti gli ahadith che trattano questo spinoso argomento.

Da “Il libro delle azioni proibite”, parte de “I giardini dei Devoti”, hadith n. 70:

Ho sentito il Messaggero di Allah (pace e benedizione su di Lui) dire: “Ogni pittore andrà all’inferno, e per ogni ritratto che avrà realizzato, verrà nominato qualcuno che lo castigherà all’inferno”. Ibn Abbas disse: “Se devi proprio farlo, cerca di disegnare solamente immagini di alberi o possibilmente di altre cose inanimate”.

In questo particolare hadith emerge lo spiraglio che la religione islamica lascia aperto per ciò che riguarda l’illustrazione, in questo caso specifico, esisterebbe la possibilità di illustrare alcuni alberi, possibilmente stilizzati e solo se se ne ha la necessità. La necessità è infatti, nell’ottica sharaitica, l’unica eccezione consentita nell’ambito dell’illustrazione di esseri viventi. La maggior parte dei giureconsulti islamici concorda infatti che è tollerabile la rappresentazione di esseri viventi o parte di essi a fine scientifico, medico e scolastico: gli insegnanti dell’asilo e delle scuole primarie hanno il permesso di rappresentare esseri viventi in forma stilizzata per i loro alunni.
Nel corpus della Sunna, la proibizione della rappresentazione di esseri viventi è sottolineata più volte, sia ne “I Giardini dei Devoti” che in “Sahih Muslim”:

Il Messaggero di Allah (Pace e Benedizione su di Lui) disse: ‘’Gli angeli non entreranno in una casa nella quale ci sia un cane o un ritratto’’ (1).

Il severo dettame di questo detto del Profeta Muhammad viene ribadito anche nel Libro dei vestiti e degli ornamenti (2). E’ riportato che in diverse occasioni il profeta Muhammad mantenne atteggiamenti di biasimo verso coloro che adornassero porte o tessuti con raffigurazioni di esseri viventi. Il Profeta raccomandava alla stessa Aisha che rappresentare esseri viventi fosse haram ed avrebbe portato i trasgressori di questo dettame verso un destino infernale nel Giorno del Giudizio (3): Disegnare esseri viventi equivale a tentare di imitare la Creazione di Allah. A coloro che rappresentano esseri viventi spetta un crudele contrappasso infernale: Allah darà vita a tutti gli esseri viventi disegnati, che tormenteranno e puniranno il cocciuto artista trasgressore (4).
Il pericolo di “shirk” o devianza politeista e divinatoria che svia il credente dal puro monoteismo è la principale argomentazione che giustifica la lotta iconoclasta propria della Sunna. La distruzione delle immagini rappresentanti esseri viventi non si limita però solo agli oggetti creati palesemente per scopi divinatori o religiosi ma a tutte le rappresentazioni di esseri viventi che potrebbero comunque diventare una minaccia al tawid e sarebbero un’insultante imitazione della creazione di Allah. Oltre agli esempi sopracitati ed inseriti nell’apparato delle note, per chi sia particolarmente interessato ad un approfondimento sharaitico riguardo la rappresentazione di esseri viventi, si riportano qui altri ahadith che trattano questo tema:

I Giardini dei Devoti
– Libro 17: ahadith 168; 649; 34; 176

Sahih Muslim
– Libro 37:

Sahih al Bukhari:
ahadith 132;152,53; 146; 129 ; 144; 148 ; 151; 50; 142 ; 155 ; 138; 184 ; 145; 126 ; 128
ahadith 172; 58
ahadith 26-27
hadith 116
ahadith 173-174-175; 166-165; 177; 179 ;167 ;176;169,170 hadith 136
hadith 1 ahadith 120; 98 hadith 6
hadith 39 hadith 53 hadith 105 hadith 38 hadith 40 hadith 96 ahadith 182,83 hadith 56
– Libro 34:
– Libro 60:
– Libro 67:
– Libro 77:
– Libro 78:
– Libro 79:
– Libro 63:
– Libro 54:
– Libro 34:
– Libro 64:
– Libro 65:
– Libro 59:
– Libro 46:
– Libro 23:
– Libro 97:
– Libro 91:
– Libro 8: ahadith 77; 26
– Libro 59: ahadith 37; 128 ; 36
– Libro 11: hadith 120
– Libro 5: hadith 21

Disegnare o scolpire esseri viventi è proibito in seno all’Islam sunnita, come lo è la musica che non sia un canto maschile nasheed, o come lo sono quasi tutte le forme di danza (soprattutto se eseguite da donne). Ma allora perché è possibile vedere utilizzata nel mondo islamico la rappresentazione di esseri viventi, o balli e canti folcloristici o, magari tipi di abbigliamento non ritenuti accettabili secondo una stretta osservanza sharaitica? E’ semplice: alcune usanze e tipi di espressione artistica sono semplicemente tollerati e quindi alcuni dettami della Sharia sono bypassati. Ciò avviene sia per pratiche ed usanze caratteristiche di un determinato luogo che per l’inclusione di pratiche e novità importate da contesti non islamici. E’ poi doveroso ricordare che molti musulmani non hanno ben presente il contenuto della Sunna nella sua interezza: il Corano è senza ombra di dubbio il più importante testo sacro di riferimento per i musulmani e di conseguenza non è insolito riscontrare una conoscenza vaga di parte della popolazione islamica rispetto l’organo sharaitico proprio della sunna. Si potrebbe affermare che in diverse circostanze, in un contesto islamico non troppo oscurantista, vengano tollerate diverse forme di arte, per esempio.
Semplicemente viene lasciata intatta la colonna portante ideologica, religiosa e filosofica propria della Sharia senza quindi rinnegare la maggior parte del Corano e gli “Arkan al Islam” (Pilastri dell’Islam) e si tollera l’utilizzo di un’interpretazione più morbida riguardo forme minori di ‘’haram’’, tutto ciò anche a causa della globalizzazione e all’apertura culturale verso il mondo non islamico e a causa di particolari forme di governo o ideologie.
Come detto in precedenza, la storia filatelica dello spazio geopolitico musulmano sunnita è stata per forza di cose inizialmente dominata dalla presenza di controllo coloniale occidentale (oltre che ottomana). Le potenze europee avevano, fino agli anni 1950, soggiogato la gran parte dei territori attualmente a maggioranza islamica. L’analisi storica e sociologica di un’emissione filatelica in una tale condizione coloniale ha poco senso, poiché parto di mentalità occidentale. Al limite ci si potrebbe porre il problema di quanto una certa immagine rappresentata su un francobollo coloniale fosse accettata dalla popolazione islamica ridotta in sudditanza. La Turchia, sorta dalle ceneri del traballante impero defunto e l’Egitto, saranno sicuramente i soggetti islamici sunniti dominanti nel campo di un approfondimento ed un analisi filatelici per ciò che concerne gli anni 1920-1950. Gli esemplari filatelici turchi risentono, ovviamente, dell’impostazione politica e culturale data al paese da Kemali “Ata” Turk che come noto intraprese una politica spiccatamente secolarizzante, laicista e dichiaratamente filo-occidentale e ammodernizzante. I francobolli della Repubblica Turca rappresentano effigi di “Ata” Turk ed altri esseri viventi senza alcun problema: in questo caso i rigidi dettami della Sunna non sono stati osservati, poiché il contesto turco rivoluzionario è stato notoriamente secolarizzante.

L’Egitto: tra faraoni e Fratelli Musulmani.
L’Egitto, per la maggior parte della sua storia in quanto entità politica formalmente indipendente, può certamente essere annoverato tra quei paesi musulmani più secolarizzati almeno in alcuni campi della legislazione sharaitica e della sua applicazione. L’Egitto è storia e vive di storia. Il suo glorioso passato è noto a tutti e come la Grecia, il paese delle piramidi incarna valori etici, culturali e religiosi scaturiti da importanti fratture nel campo delle questioni di fede. Religioni abramitiche come il Cristianesimo e l’Islam subentrano alla realtà religiosa dei luoghi nei quali attecchiscono, ovviamente non riuscendo del tutto ad eliminare alcuni echi del substrato politeista sul quale erigono le loro fondamenta monoteistiche.
Avrebbe mai potuto l’Egitto mancare di francobolli raffiguranti sfingi, piramidi, geroglifici e faraoni? Ovviamente no. Anche volendo Le statualità e la società egiziana non potrebbero escludere il loro passato anche solo per evidenti motivi di praticità come ad esempio, la fama che scaturisce dal passato egiziano ed invoglia il mondo a visitare questo paese oggi musulmano.
Ma d’altro canto la battaglia che il corpus sharaitico conduce contro il peccati di shirk o di sihr riguarda soprattutto religioni politeistiche e le loro rimanenze. In particolar modo, nel Corano si condanna apertamente proprio il contesto politeista “dei Faraoni” proprio dell’antico Egitto. Il culto e le pratiche antico-egiziane sono da sempre state in odio da parte di tutti i gruppi attivisti religiosi musulmani d’Egitto, siano essi legati alla Fratellanza Musulmana, salafiti, affiliati ad al-Qaeda o magari direttamente al “Daesh”. Gruppi estremisti come questi sarebbero pronti anche a distruggere le rovine e tutti i siti archeologici romani, greci o dei faraoni. Sappiamo però che l’Egitto non è stato mai, almeno fino ad oggi, governato da gruppi religiosi oscurantisti, fatta eccezione per alcune componenti del breve esecutivo di Morsi. L’Egitto è stato, tra l’altro un paese leader nel campo della decolonizzazione, in quello del socialismo pan-arabo e in quello della lotta contro l’oscurantismo religioso.
I soggetti scelti dal governo egiziano che si trovano rappresentati sui francobolli sono tra i più diversi e, se escludiamo i luoghi di culto islamici, oltre alle glorie del periodo faraonico, sono presenti emissioni che rendono omaggio al leader arabo-socialista Nasser e alle sue gesta, il deposto re Faruk, o magari alberi, piante, animali e frutti. Non mancano quindi soggetti viventi nella casistica egiziana.

Il caso indonesiano.
Paese con il più grande numero di musulmani, l’Indonesia è ben lontana dal continuum territoriale arabo- semitico ed al suo interno convivono diverse realtà islamiche e non islamiche. Nonostante la maggior parte della popolazione indonesiana sia compattamente musulmana sunnita, nel paese si trovano minoranze cristiane, buddiste e naturalmente dharmiche, particolarmente presenti nell’isola di Bali. Nel distretto di Aceh si applica una ferrea legislazione sharaitica. Anche per via di questo melting pot pluriconfessionale in Indonesia si trova certamente spazio per esprimere forme d’arte di ogni genere anche se una grande percentuale della popolazione musulmana persegue delle vie sharaitiche particolarmente oscurantiste che, tra l’altro proibiscono forme d’arte come la musica non nasheed e il disegno o la scultura.
I francobolli e gli oggetti numismatici indonesiani sono adornati da figure rappresentanti persone, piante, leader nazionali ed animali.

Filatelia libica: francobolli e Ray-ban.
La storia filatelica del Regno di Libia è interessante ed apprezzabile per quanto breve. Anche nel regno senussita di breve durata i soggetti rappresentati sulle emissioni filateliche includevano persone, animali e piante. Per ciò che riguarda il caso libico però, sarà molto più interessante per i filatelici di tutto il mondo approfondire la storia del francobollo libico attraverso i quaranta due anni di potere di Mu’hammar Gheddafi. Colonnello, membro degli “Ufficiali Liberi”, Guida della Rivoluzione, Fratello Leader. Gheddafi traghettò la Libia attraverso le burrascose maree della storia per quasi mezzo secolo. La sua ideologia, le sue scelte geopolitiche, religiose e strategiche nonché il suo culto della personalità sono senz’altro affascinanti. Le emissioni filateliche sotto il governo della Jamahiriya Libica sono state moltissime, soprattutto perché utilizzate a scopo propagandistico dalla grande “Rivoluzione verde” del leader. Gheddafi era ovviamente il grande protagonista nelle cornici illustrative dei francobolli libici insieme a folle esultanti, militari, e pagine o citazioni estrapolate dal suo Libro Verde. Le emissioni filateliche libiche commemorano gli eventi più disparati: dall’inaugurazione del Grande Fiume Artificiale all’espulsione degli italiani dal suolo libico o le scuse italiane per il periodo coloniale ( quest’emissione fu la prima occasione per Silvio Berlusconi di guadagnarsi un francobollo da dividersi con Gheddafi). Il caso libico, insieme ad altri esempi di regimi arabi socialisti, ha un’importanza fondamentale nel campo dell’espressione visiva, artistica e fotografica ed il loro rapporto con la fede musulmana (non solo nel campo della filatelia, ovviamente). Come stati a maggioranza musulmana, queste repubbliche socialiste vedevano consumarsi al loro interno uno scontro religioso, culturale ed ideologico che vedeva contrapposti la resistenza dell’Islam più radicale da una parte e l’ideologia socialista e laicizzante unita al grande culto della persona al comando dall’altra. La Sharia stessa è stata un argomento particolarmente sentito nell’epoca di Gheddafi. Gheddafi si fece promotore della Sharia o meglio, di una parte di essa. La storiografia giudica la fluida ideologia del Libro Verde particolarmente contraddittoria. Proibizione totale di qualsiasi bevanda alcolica contrapposta alla creazione di un corpo di donne soldato. Gheddafi dava vita ad una società moderna e socialista e allo stesso tempo fondava La Società Internazionale per l’Invito all’Islam, attiva in tutta Europa. I richiami ad un puro Islam erano uno strumento di cui si serviva il leader libico per contrastare i movimenti salafiti o quaedisti attivi all’interno del paese e all’estero. Gli islamisti rimproveravano a Gheddafi l’applicazione di una Sharia deviata, nella quale una società socialista ed un leader idolatrato come un faraone minacciavano anche lo svolgimento della stessa preghiera (salat), che veniva gestita diversamente sia nelle modalità che nelle tempistiche giornaliere.
Detto questo, oltre alle prerogative del francobollo libico già citate, vale la pena ricordare che alcune emissioni vennero fatte per commemorare la Jihad contro l’invasore italiano, l’agricoltura, i boy scout, o la fauna. La maggior parte di questi soggetti sono effettivamente dei disegni o in alcuni casi delle foto.

Buon compleanno! Anzi, no.
Non idolatratemi come i cristiani sono soliti fare con il Figlio di Maria. Sono solo uno schiavo, quindi riferitevi a me in quanto servo di Allah e Suo Messaggero (5).

Un francobollo triangolare iracheno del 1965 commemora il Mawlid, il presunto giorno della nascita del Profeta Muhammad. Sia per pericoli di inesattezza riguardo al mese esatto della sua nascita che per evidenti disposizioni religiose del Profeta stesso, il compleanno del Messaggero dell’Islam non può essere festeggiato. In realtà il compleanno stesso, in quanto festa e ricorrenza non islamica è di fatto haram, le uniche feste islamiche sono il Ramadan, Laylat al-Qadr, Id al Fitr, Id al-Ahda, Jalsa Salana, Islamiya. A seguire, l’esemplare di francobollo che celebra il Mawlid: Mi’rāj, Laylat ul Bara’ah. Lo stesso venerdì è un giorno importante religiosamente parlando. Molti stati islamici, gruppi che praticano proselitismo, a’immah, e fedeli si battono duramente perché il Mawlid non venga festeggiato. Tuttavia sono molti i fedeli musulmani che perseverano nel celebrare la nascita di Muhammad tutt’oggi, specialmente nei paesi musulmani dell’Estremo Oriente. E’ certamente molto interessante avere una prova di tipo filatelico riguardo questa battaglia interna propria della Umma al-Islamiya.
A seguire, l’esemplare di francobollo che celebra il Mawlid:

(Foto: pda).

Arabia vintage: che francobolli!
I filatelici e i filatelisti più appassionati di tutto il mondo hanno, più di una volta rivolto la loro attenzione e curiosità verso esemplari di francobolli emessi da entità che, onestamente, rimangono sconosciute ai più.
Verosimilmente alcuni collezionisti di francobolli sono venuti a conoscenza di un certo numero di città o piccole entità statali o parastatali proprio grazie alle loro collezioni di francobolli. Questo è proprio il caso della storia filatelica caratteristica di una porzione di territorio localizzata nell’Arabia Meridionale e che è oggi parte degli stati di Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Yemen. Il contesto storico preso in analisi è nello specifico quello delle decadi 1960 (seconda metà) e 1970 (prima metà). La particolare evoluzione geopolitica propria degli stati dell’Arabia del Sud di quegli anni è sempre stata piena di incognite e di possibilità. Alla fine degli anni 1960, il processo di decolonizzazione era, più che in marcia, praticamente al termine, anche se con molte eccezioni: Il Portogallo avrebbe strenuamente tentato di conservare le sue province d’oltremare fino al 1975 e lo stesso vale per la Spagna. Anche la Francia e la Gran Bretagna conservavano (o conservano) qualche ultimo territorio d’oltremare. Un’area del globo in cui il crollo dell’Impero Britannico sarebbe avvenuto più anacronisticamente che mai, sarebbe stato proprio quello dell’Arabia del Sud: il territorio in questione era infatti caratterizzato da una costellazione di protettorati e dipendenze di Sua Maestà. Dalla metà degli anni 1960 non si faceva in tempo a dare in stampa materiale cartografico o atlanti rappresentanti questa specifica regione che subito diventavano obsoleti in quanto i confini le denominazioni e le forme di gestione britannica mutavano in maniera frenetica fino al raggiungimento di una completa indipendenza da Londra e una definita conformazione statuale che si sarebbe consolidata solo verso il 1974. Protettorato di Aden, Southern Arabia, Dhofar, Costa dei Pirati, Oman Truciale, Stati Truciali,: Nebulose realtà statuali più o meno dipendenti da Londra andavano via via dissolvendosi o mutando esse stesse per costituire stati o territori facenti parte oggi degli stati quali: Yemen, Emirati Arabi, Qatar e Bahrein.
Gli esemplari di francobolli di quel periodo storico e di quella regione mediorientale in particolare sono fondamentali per un’analisi culturale e religiosa islamica nel campo della filatelia. Ma perché? Le realtà regionali arabe del Sud non occupavano un importanza culturale, strategica e politica egemonica nel contesto pan-islamico (almeno negli anni 1970). Il motivo che spinge ad attuare un’approfondita analisi filatelica e storica propria di questo contesto è proprio quello legato alle regolamentazioni sharaitiche riguardo la rappresentazione iconica ed artistica. Le scelte tematiche che avrebbero caratterizzato molte delle emissioni locali e statali dell’Arabia del Sud tra il 1966 ed il 1972 sono in grado di far scaturire in chiunque curiosità e voglia di comprendere le motivazioni di queste scelte particolari.
Come detto in precedenza anche se un’emissione filatelica proviene da uno stato a maggioranza musulmana, le caratteristiche di quest’ultima potrebbero risentire dell’influenza di un paese non musulmano che applica o ha applicato per molto tempo forme di dominio coloniale su un dato paese islamico. Come si avrà modo di vedere, probabilmente uno dei motivi per i quali i francobolli che si analizzeranno sono esemplari così particolari è proprio la forte influenza dell’ex padrone britannico ormai in procinto di ritirarsi almeno formalmente dall’Arabia. Ma a onor del vero, questi francobolli arabi sono talvolta così particolari ed in parte talmente bizzarri che trascendono anche l’imputabile causa post-coloniale. Si procederà ora ad un’analisi di alcuni esemplari filatelici arabo-meridionali.
Lo stato di Ajman e le sue dipendenze, divenuto oggi parte degli Emirati Arabi Uniti, fregia un’emissione filatelica del 1972 con una carrellata di personaggi che certamente occupano un ruolo di spicco nella storia contemporanea: oltre che al presidente americano Roosvelt, il francese De Gaulle ed il premier Churchill, la serie di francobolli include nulla di meno che il dittatore italiano Benito Mussolini, il suo corrispettivo iberico Francisco Franco, il cancelliere del Terzo Reich Adolf Hitler e ed il leader sovietico Stalin. Questa incredibile serie di francobolli non è solo una problematica in seno alla legiferazione sharaitica ma è in senso lato il frutto di una scelta particolarmente male assortita. I profili di questi leader impressi sui
francobolli sono stati eseguiti con pittura ad olio. In un’altra serie di francobolli dello stato emirato è possibile ammirare ritratti del presidente Kennedy seguiti da quelli del maresciallo Petain, che fu a capo del regime collaborazionista francese durante il secondo conflitto mondiale.
Lo stato di Ajman insieme a quello del Fujeira e al Regno dello Yemen comparteciparono ad emissioni filateliche che avevano come soggetto la Natalità di Gesù Cristo, nell’accezione cristiana di questo significato. Proprio così: su una lettera spedita da una di queste entità statali musulmane, non distanti da Mecca, Medina e da tutti i luoghi islamici sacri ed intoccabili dove impera il wahabismo, era possibile trovare affrancate immagini di famosi dipinti aventi come soggetto Gesù Cristo Figlio di Dio, Giuseppe, la Vergine Maria e vari santi cristiani. Ovviamente, sotto un punto di vista filatelico, quest’ultima tematica è certamente la più discordante con l’Islam nel complesso.
Su un francobollo non dentellato dello stato del Fujeira, compare “La nascita di Gesù Cristo” di Dürer, un ritrattino dello stesso pittore e la sigla “Annus Domini”. L’esemplare è del 1971. Il Regno dello Yemen emise, in occasione dei Natali del 1969 e 1970 francobolli aventi come soggetti dipinti che raffigurano il Battesimo di Cristo, la Vergine e il Bambino, l’Annunciazione, e omaggi al Pontefice Paolo VI per la sua missione a Gerusalemme. I francobolli contengono foto e dipinti di marcata accezione cristiana, cattolica e orientale. Anche le entità autonome di Ras al Khaima e lo Stato Qu’aiti del Hadramaut avrebbero emesso serie di francobolli aventi le stesse tematiche cristiane di Yemen, Fujeira e Ajman. Tutti questi stati più o meno piccoli, insieme a quello di Umm al Quiwain e Manama, emisero serie filateliche rappresentanti flora e fauna, sia illustrate che fotografate. La maggior parte degli esemplari elencati fin’ora è stata emessa successivamente all’indipendenza formale dall’Impero Britannico.
Lo stato del Fujeira, nel 1972 (quindi ad indipendenza ottenuta) emise una serie filatelica dedicata ad alcuni lungometraggi animati della Disney, tra i quali “La carica dei cento uno”, “Biancaneve e i sette nani” e “Gli Aristogatti”. Questa simpatica emissione a tema Disney, ovviamente cozza con la Sunna e quindi con le raccomandazioni del Profeta. La questione ludica e pedagogica riguardo al mondo dell’infanzia è particolarmente spinosa: in un modo o nell’altro è facile che un bambino cresciuto in un paese musulmano venga a contatto con immagini di cartoni animati o magari giocattoli che ovviamente rappresentano spesso esseri viventi: l’approccio a questa situazione ovviamente dipende dalle decisioni prese dalla famiglia del bambino e dalle azioni di questa rispetto ad un certo livello di osservanza sharaitica. Questa problematica si sta riscontrando anche tra le comunità musulmane emigrate in Occidente. Proibire del tutto ad un bambino di avere a che fare con materiale illustrativo è particolarmente difficile soprattutto in un mondo particolarmente globalizzato. Il problema però sussiste: sono molti i nuclei familiari musulmani in cui è bandita l’arte non puramente islamica. Essere assertivi verso la fruizione di materiale concernente magari personaggi di cartoni animati è in conclusione una piccola effettiva “infrazione” del codice sunnita. E’ difficile che si possa vedere mai più un’emissione che abbia come soggetto principale Paolino Paperino in terra d’Islam.
Una curiosità tutta filatelica: Le emissioni di francobolli “Disney” dei piccoli emirati sembrano tutt’altro che autorizzati dalla grandemultinazionale americana: le immagini non sono di ottima fattura, il marchio della Disney non è presente ed i personaggi sono palesemente disegnati in maniera alterata rispetto l’originale.
Tutti i filatelisti ed i filatelici si rendono conto di come questi stati arabi del sud abbiano emesso una quantità di francobolli almeno in parte sproporzionata rispetto il contesto proprio di questi paesi.
Probabilmente molte emissioni filateliche vennero fatte proprio per attirare l’attenzione dei collezionisti di tutto il mondo.
Anche il Qatar indipendente ha dato in stampa materiale filatelico con disegni di esseri viventi o parti di essi: è noto cosa oggi rappresenti il piccolo emirato qatariota: la sua ingombrante influenza economica ma soprattutto ideologico-religiosa assume un’importanza cruciale nel contesto religioso della Umma in tutto il mondo. L’appoggio che il Qatar e l’Arabia Saudita danno a gruppi combattenti e di proselitismo islamico ha avuto un impatto devastante a livello globale ed è stato il protagonista dell’irrigidimento di parte del mondo islamico iniziato alla metà degli anni 1990 e che si è affermato sempre più. Paradossalmente, per vari motivi, il contesto sociale islamico di cinquanta o quarant’anni fa era in parte più secolarizzato di
quanto non so sia oggi: banalmente, emissioni filateliche dei paesi dell’Arabia del Sud come quelle analizzate fin’ora sarebbero oggi pura fantascienza.

La grottesca emissione filatelica dell’Ajman con i dittarori:

(Foto: pda).

Alcuni francobolli con soggetti Disney del Fujeira:

(Foto: pda).

I particolari esemplari di francobolli arabi a tema cristiano, artistico, commemorativo e faunistico:

(Foto: pda).

Afghanistan: la sconfitta del mondo!
Il dramma afgano che ha visto nel 2021 la sua triste conclusione è rappresento fisicamente in un lembo di territorio nel quale strategia, guerre, politica e religione si sono fuse innescando un mix micidiale in grado di trasformare il remoto paese delle montagne in una distopia. La storia filatelica afgana è del tutto coerente con le tipologie di regimi che hanno governato in maniera abbastanza traballante questo difficile e frastagliato paese. Sotto forte influenza occidentale e sovietica, L’Afghanistan del secolo 1900 è sempre stato un miscuglio di vecchio e nuovo. Similmente al suo vicino iraniano, la società afghana era più o meno sensibile all’appropriazione di usi e costumi occidentali e non islamici. I francobolli afgani erano, come quelli turchi o egiziani, fregiati di illustrazioni, dipinti, disegni stilizzati e fotografie. Le figure rappresentate includevano esseri viventi. Nel periodo di dominazione sovietica, qualunque tipo di accorgimento sharaitico fu ovviamente soppresso e quindi i francobolli della Repubblica democratica Afgana non possono essere presi in esame poiché simboli di un regime attivamente ateo. Anche nell’Afghanistan post-comunista e precedente alla prima dominazione talebana, era possibile trovare soggetti filatelici rappresentanti persone, fauna e flora. I tragici eventi del 2021 hanno visto il paese cadere per una seconda volta sotto il controllo talebano, gruppo estremista di affiliazione qaedista. Proprio come il ‘’Daesh’’ o altri gruppi
terroristi sunniti il movimento talebano si adopera nel proibire qualunque tipo di utilizzo di immagini, illustrazioni, strumenti musicali. Nonostante i giureconsulti islamici abbiano confermato che la fotografia non è di per se haram, il regime talebano non consente nemmeno l’utilizzo di fotografie di esseri viventi, almeno nella maggior parte dei casi. Il regime talebano ha ad esempio vietato non solo i disegni delle mucche stampate sui cartoni del latte ma anche le fotografie delle stesse. Se il povero bovino subisce un trattamento così duro da parte dei guerriglieri barbuti, la filatelia talebana offre esemplari come la serie dedicata al nuovo padre della patria, ovvero il defunto Osama Bin Laden, oppure il francobollo che commemora la prima auto sportiva totalmente assemblata nel risorto Emirato Islamico.

L’agghiacciante emissione filatelica del governo talebano in onore dello sceicco del terrore:

(Foto: pda).

A seguire alcuni francobolli afgani degli anni 1980 e 1990 raffiguranti esemplari di gatto e i Budda di Baymian, distrutti dal regime talebano:

(Foto: pda).

Conclusioni.
Aver voluto esplorare alcuni aspetti realistici e tangibili propri dei paesi musulmani quali l’approccio alle emissioni di francobolli vuole essere un approfondimento e un’inchiesta sia di carattere storico che sociologico e religioso in grado di stimolare indagini e dibattiti riguardo tematiche sharaitiche che grazie alla globalizzazione riguardano sia il mondo islamico sia le civiltà e i paesi storicamente non musulmani.

(Foto: pda).

Glossario.
– Ahadith: plurale di hadith.
– Haram : proibito.
– Tawid: puro monoteismo musulmano.
– Mawlid: presunto giorno di nascita del Profeta Muhammad.
– Sunna: testo sacro islamico costituito da detti o opere del Profeta Muhammad.
– Shirk: politeismo, idolatria.
– Sihr: stregoneria, divinazione, magia.
– Umma al Islamiya: la comunità dei mussulmani.
– Arkan al Islam: Pilastri dell’Islam.
– Halal: lecito.
– Salat: preghiera islamica.
– Sharia: legge islamica.
– Hadith: detto del Profeta Muhammad.

Note:
1 – I Giardini dei Devoti; libro 17; hadith 70
2 – Sahih Muslim; libro 37; ahadith 134-135 – 136 -141
3 – I Giardini dei Devoti; libro 17; hadith 169; hadith 175; 174; 177
4 – Sahih Muslim; libro 37; hadith 152
5 – Sahih al Bukhari; 3445