G20. Lavrov lascia, e Blinken flirta con Wang Yi

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Al G20 Esteri di Bali si è consumata ieri una scena da Guerra fredda, con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che ha abbandonato scenicamente la seduta. Nonostante l’annunciata neutralità sul conflitto in corso in Ucraina, il clima del G20 è stato di condanna nei confronti della Russia, anche se ad ammetterlo in modo ufficiale sono stati i paesi del G7 e pochi altri. Va detto che in diversi dei presenti si erano astenuti per motivi diversi dalla condanna in occasione dell’Assemblea generale dell’Onu, ma anche la ministra degli Esteri indonesiana Retno Marsudi si è riferita alla crisi affermando che “dobbiamo porre fine alla guerra prima o poi e risolvere le divergenze al tavolo dei negoziati, non sul campo di battaglia”.
A gettare benzina sul fuoco è stato il segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ha chiesto all’assemblea una condanna unanime dell’aggressione all’Ucraina, e a ruota sono venuti gli altri alleati tra cui il capo della Farnesina Luigi Di Maio, per il quale “è stata distrutta la nostra fiducia nella Russia”.
In realtà Lavrov ha lasciato aperta una porta sostenendo la mediazione di Ankara per un nuovo incontro con la controparte ucraina finalizzato ad aprire i corridoi del grano per rifornire i paesi in via di sviluppo, ma contestualmente Blinken ha fatto sapere che gli Usa invieranno agli ucraini altri 400 milioni di dollari in armi, tra cui quattro sistemi missilistici Himars, che vanno ad aggiungersi agli altri otto già recapitati, veicoli tattici ed altro materiale.
Blinken è riuscito a portare a casa il “consenso” di Wang Yi per tentare di normalizzare i rapporti Usa – Cina, cosa auspicata anche dal ministro cinese che però ha osservato la necessità del “reciproco rispetto” tra le due principali potenze del pianeta.
Dal G20 esce quindi un mondo multipolare, dove la Cina vuole essere trattata alla pari.