G20. Trump vede Xi e riprende il dialogo sui commerci. E domani potrebbe incontrare Kim

di Guido Keller –

Nel quadro del G20 in corso ad Osaka, in Giappone, il presidente Usa Donald Trump ed il collega cinese Xi Jinping hanno avuto un lungo colloquio, un vero e proprio summit, anche perché, come ha osservato Xi, “il dialogo è preferibile allo scontro”.
Trump resta sempre imprevedibile e l’uomo che si rimangia facilmente la parola, per cui è difficile ipotizzare che mesi di asperrima guerra commerciale, introduzione di dazi per miliardi di dollari ed il caso Huawei siano stati cancellati dalla stretta di mano fra i due leader, ma le notizie che arrivano da Osaka indicano il “rientro in carreggiata” dei colloqui, per cui al momento l’amministrazione Usa sospenderà il proposito di aggiungere nuovi dazi sulle merci cinesi per 325 miliardi di dollari.
La misura, minacciata dalla Casa Bianca, avrebbe di fatto esteso le sovrattasse a tutte le importazioni commerciali cinesi. La Nuova Cina ha così potuto riportare che “I team negoziali delle due parti discuteranno le questioni specifiche”, per cui si avvierà una stagione di confronti, sperando che siano più produttivi di quelli trascorsi.
Oltre all’incontro con Xi, Trump ha stupito con un tweet, tipico del suo modus operandi: il capo della Casa Bianca ha infatti scritto che domani, in occasione della sua visita in Corea del Sud, “andrò anche per solo due minuti alla Dmz. Non so se Kim ci sarà. Vediamo cosa succede”. Alla domanda di un giornalista se entrerebbe nel territorio nordcoreano, Trump ha risposto “Certo, mi sentirei a mio agio a farlo”.
La Dmz è la zona demilitarizzata al confine tra le due Coree, generalmente gli incontri avvengono al valico di Panmunjom, dove le guardie di frontiera dei due paesi si guardano a vista.
L’incontro di Trump con Kim Jong-un del febbraio scorso ad Hanoi si era rivelato un disastro. Il faccia a faccia di 45 minuti non aveva permesso di superare scogli importanti come il rientro delle sanzioni e la denuclearizzazione strutturale della Corea del Nord, a cominciare dallo smantellamento del rettore di Yongbyon, anche perché la condicio sine qua non del presidente nordcoreano era quella della denuclearizzazione dell’intera penisola, ma sotto il 38mo parallelo gli Usa hanno ancora oggi 33mila militari nonché armi di ogni genere, e per Trump a cedere avrebbe dovuto essere solo il regime nordcoreano.
La Corea del Nord è tuttavia strozzata per le sanzioni, e non è un mistero che Kim continui a sperare in un nuovo incontro con Trump, per cui non si sta lasciando sfuggire l’occasione: con il tradizionale linguaggio freddo, Pyongyang ha fatto sapere attraverso la vice ministro degli Esteri Choe Son-hu che “si tratta di una cosa interessante, ma al momento non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale”.