G7. Trump accelera la sua strategia di demolizione dell’Europa

di Giuseppe Gagliano

Il G7, riunitosi nei giorni scorsi a La Malbaie, in Québec, si è trasformato in un vero e proprio campo di battaglia diplomatico. Al centro del confronto la politica economica e commerciale degli Stati Uniti, che sotto la nuova amministrazione Trump sta colpendo senza tregua l’Unione Europea, minando le fondamenta dell’alleanza atlantica.
Mentre i ministri degli Esteri delle maggiori potenze industriali cercavano di trovare una sintesi su temi chiave come la guerra in Ucraina, la stabilità dell’Indo-Pacifico e la sicurezza energetica, Washington ha imposto una linea dura, volta a isolare sempre più l’Europa dal punto di vista politico ed economico.
L’annuncio più dirompente è arrivato con la decisione degli Stati Uniti di imporre dazi del 25% su acciaio e alluminio provenienti dall’Unione Europea, misura che ha scatenato la reazione immediata di Bruxelles con l’annuncio di controdazi. Ma Trump non si è fermato qui: ha minacciato una nuova ondata di dazi del 200% su vino e alcolici europei, nel chiaro intento di colpire direttamente le economie di Francia, Italia e Spagna.
L’obiettivo è evidente: mettere in ginocchio le industrie strategiche del Vecchio continente, spingendo gli investitori a preferire il mercato statunitense e costringendo le imprese europee a una dipendenza crescente dagli USA.
Se la questione commerciale ha scaldato gli animi, la vera frattura si è consumata sul tema della sicurezza. Al G7 il segretario di Stato USA Marco Rubio ha illustrato ai partner il piano americano per un cessate-il-fuoco temporaneo in Ucraina, una mossa che ha suscitato preoccupazione tra i governi europei.
Dietro la retorica della pace, la proposta sembra nascondere una volontà ben precisa: ridurre l’impegno americano nel conflitto, lasciando l’Europa da sola a gestire il peso politico, economico e militare della crisi. Con questa strategia, Trump non solo si slega progressivamente dall’Europa, ma la costringe a un’esposizione crescente nei confronti di Mosca.
Un altro scontro diplomatico si è acceso sulla cosiddetta flotta ombra russa, una rete di petroliere che elude le sanzioni occidentali, permettendo a Mosca di continuare a esportare petrolio e finanziare la guerra in Ucraina. Francia e Germania hanno spinto per un’azione più incisiva, ma Washington ha bloccato qualsiasi dichiarazione congiunta su nuove restrizioni, segnalando ancora una volta una volontà di sganciamento dal fronte europeo.
Tutto porta a una conclusione chiara: il nuovo corso di Trump è una guerra di logoramento nei confronti dell’Europa.
Sul piano economico, gli USA impongono dazi e misure protezionistiche per spezzare le industrie strategiche europee.
Sul piano politico, riducono progressivamente l’impegno verso l’Ucraina, lasciando l’UE da sola ad affrontare la crisi con la Russia.
Sul piano diplomatico, minano l’unità del G7, spingendo per accordi bilaterali che frammentano il blocco europeo.
Se il G7 è stato un banco di prova per misurare il peso dell’Europa sulla scena globale, il verdetto è impietoso: Trump sta lavorando sistematicamente per renderla irrilevante, un passo alla volta.