di Guido Keller –
Per quanto non dichiarata, e comunque dopo altre 78 vittime, si intravedono segnali di tregua a Gaza, dovuta al riposizionamento delle truppe israeliane sempre nella Striscia, ma nei pressi dei confini con Israele.
La notizia è stata resa nota dal quotidiano di Tel Aviv Haaretz, il quale ha comunicato, citando fonti governative, che “Entro 24 ore tutti i tunnel dei terroristi da Gaza a Israele saranno distrutti. In quel momento, inizierà un ritiro parziale delle truppe israeliane dai centri abitati della Striscia”.
Successivamente alle notizie diffuse da Haaretz, è intervenuto alla tv il premier Benjamin Netanyahu, il quale ha confermato che “Israele intende rischierare le sue truppe di terra inviate nella Striscia di Gaza, secondo le proprie esigenze di sicurezza, non appena completata la distruzione dei tunnel di Hamas”.
Va detto che quelli che Netanyahu chiama “cunicoli del terrore” servono ad Hamas per rifornirsi di armi, ma anche e soprattutto ai contrabbandieri per portare la popolazione della Striscia, sottoposta ad embargo dal 2007, generi di prima necessità.
Ma a far riprendere fiato ai palestinesi di Gaza vi è stata anche la cessazione dei lanci di razzi da parte di Hamas, mentre è ormai certa la sorte toccata al sottotenente 23enne Hadar Goldin: come il partito di Gaza aveva spiegati, “Abbiamo perso i contatti con i militanti che hanno preso parte all’imboscata e riteniamo siano stati tutti uccisi nei bombardamenti. Supponendo che siano riusciti a catturare il militare in combattimento, riteniamo che sia stato a sua volta ucciso”.
Un missile sganciato da un caccia israeliano ha ucciso una decina di persone in una scuola dell’Onu, situata a sud della Striscia, tant’è che il ministro israeliano degli Affari Strategici, Yuval Steinintz, ha dichiarato che, nonostante il riposizionamento unilaterale delle truppe, “Non c’é nessuna ragione per parlare di un cessate-il-fuoco con questa organizzazione: ci abbiamo provato in sei occasioni e non é uscito nulla”.
In 25 giorni di offensiva a Gaza sono stati uccisi 1707 palestinesi, la maggior parte dei quali civili.
L’attuale crisi israelo-palestinese. Eziologia
di Enrico Oliari –
– John Kerry, Segretario di Stato Usa, compie cinque viaggi per spingere per il riavvio dei negoziati
– Dapprima i palestinesi sono riluttanti, ma poi si siedono al tavolo con gli israeliani
– viene steso un accordo che prevede:
a) la liberazione di una certa parte dei prigioniri politici;
b) una prima designazione dei confini del futuro Stato palestinese, in base ai confini del ’67;
c) la fine della politica di costruzione degli alloggi per coloni nei Territori occupati;
– Gli israeliani accettano, iniziano a liberare i prigionieri, ma il governo Netanyahu si appoggia sulla destra radicale, di partiti come ‘Focolare ebraico’;
– Uri Ariel, ministro per l’Edilizia, continua ad annunciare e a far partire la costruzione di alloggi nei Territori occupati (l’ultimo annuncio è di poco prima del lancio di razzi: prevedeva 1500 alloggi, di cui 900 in Cisgiordania e 600 a Gerusalemme Est).
– I partiti della Destra radicale ebraica (si badi, non “israeliana”), che tengono Netanyahu per il collo, annunciano la fine dei negoziati, perché nei loro progetti c’è un unico Stato ebraico, che comprenda anche i Territori palestinesi.
– L’Unione europea chiude le relazioni con le organizzazioni e le aziende israeliane che operano nei territori occupati: le prime sono le banche danesi, olandesi e la Deutsche Bank, che rompono i rapporti con la Hapoiliam Bank israeliana.
– al-Fatah e Hamas annunciano l’unione nell’Autorità nazionale palestinese.
– Abu Mazen firma 66 trattati internazionali.
– Netanyahu, infuriato, annuncia rappresaglie verso Hamas, come la sospensione degli approvvigionamenti a Gaza, sotto embargo dal 2007.
– Vengono rapiti 3 seminaristi di una scuola rabbinica.
– Un gruppo vicino all’Isil (al-Qaeda, quindi finanziato dal Qatar, alleato degli Usa, a sua volta alleato di Israele) se ne assume la responsabilità, ma Netanyahu incolpa Hamas. È il casus belli.
– Partono i razzi palestinesi;
– Viene ucciso un ragazzo palestinese, estraneo alla politica, bruciato vivo da 5 estremisti ebrei.
– L’Esercito israeliano invade Gaza.












