Gli agenti patogeni e le implicazioni sociali e militari

di Giovanni Caprara

Mentre la comunità scientifica tenta di identificare un vaccino che possa debellare il virus cinese, un incidente in Russia poteva ingenerare un nuovo contagio. Un incendio si è sviluppato nel centro di virologia e biotecnologia Vektor, nei pressi di Novosibirsk, in Siberia. Il laboratorio appartiene al Centro di ricerca statale di Koltsovo. I virus sono quel che rimane dei programmi sulla guerra batteriologica del periodo sovietico. Il Vektor è uno dei principali centri di ricerca sulle malattie infettive del Paese, e nel laboratorio sono custoditi campioni di virus letali come Hiv ed ebola. Quello di Novosibirsk è uno dei due centri di ricerca al mondo, l’altro si trova ad Atlanta, negli Usa, dove viene conservato un campione di vaiolo. Il manufatto è classificato a livello 4 di biosicurezza, la più alta, ed inoltre le colture presenti nel laboratorio non sarebbero in grado di resistere alle elevate temperature che si sviluppano in un incendio. La struttura, inaugurata nel 1974, conserva oltre al virus del vaiolo, quelli di altre malattie infettive come la febbre suina, l’epatite e l’ebola.
I virus servono al personale medico per studiare vaccini e trattamenti, ma dalla fondazione del Vektor non sono mancati incidenti gravi: una scienziata nel 2004 è morta dopo essersi accidentalmente punta con una siringa che conteneva il virus dell’ebola. La provetta del vaiolo è conservata in azoto liquido a -180°C, solitamente in un contenitore ospitato in locali ignifughi. Di fatto non dovrebbero esserci contagi, ma potrebbero essere un’arma formidabile se in possesso dei terroristi. Temere una contaminazione da vaiolo nel 2020 sembra essere priva di fondamento, essendo stato debellato nel 1980, ma in realtà il virus è ancora attivo. Sarebbe sufficiente distruggerlo, ma questo ingenererebbe implicazioni profonde nella comunità scientifica. Infatti molti microbiologi caldeggiano il mantenimento del virus per studiarlo in modo approfondito e tentare la preparazione di vaccini adeguati; i detrattori di questa tesi ricordano che non esiste la certezza assoluta che possa tornare a diffondersi se rimane vivo. La resistenza del vaiolo non è stata ancora accertata, e può essere ancora attivo nei pazienti deceduti molti anni fa, perciò i terroristi potrebbero usarli come veicolo di contagio; pertanto, nessuna decisione sul virus che uccise oltre 300 milioni di persone, resta valida.
La sigla che identifica le armi biologiche è CBRN, Chemical, Biological, Radiological, Nuclear, e comprende tutte quelle costituite da materiale letale che possono provocare effetti distruttivi pari o superiori alla bomba atomica, o meglio quelle sostanze che esercitano un’azione chimica sui processi vitali dell’organismo sino a provocarne la morte. Fra queste non sono solo compresi gli agenti tossici, ma i loro precursori, ossia quelli che possono essere modificati con una reazione chimica in tal modo da renderli a loro volta letali. Le armi biologiche sono microorganismi patogeni che hanno la capacità di resistere alle cure ed anche di moltiplicarsi nell’organismo dell’ospite: questo le rende devastanti. Per tali motivi le CBRN hanno un effetto sociale più marcato delle armi nucleari, infatti la loro caratteristica principale è nel destare il panico, tanto da poter essere identificate come armi psicologiche. E questo è legato proprio alla subdola capacità di diffusione nell’organismo che le pone come un deterrente crudele e sleale, sinonimi del termine terrorismo. La percezione di un attacco bioterroristico è di per sé già una minaccia, ma in realtà non è l’agente nervino rilasciato da armi da temere, piuttosto la contaminazione di acqua, cibo o la diffusione aerea di agenti patogeni come l’antrace, le febbri emorragiche virali, peste e vaiolo. La comprensione scientifica dei sistemi viventi e della loro manipolazione apporterà significativi benefici per il genere umano, ma al contempo sarà veicolo per sviluppare nuove armi biologiche. La differenza è negli intenti che si prefigge il ricercatore, o meglio, la conoscenza bioscientifica deve rivolgersi solo all’applicazione medica od alla biodifesa. Quest’ultima dovrà essere controllata e protetta dallo Stato o dalle agenzie interessate, con il preciso intento di favorire gli standard etici che disciplinano le sperimentazioni su cavie umane nella medicina classica.
Gli Stati Uniti sembrano essere la nazione più avanzata in materia di contrasto al bioterrorismo. I componenti fondamentali sono la prevenzione medica e l’intelligence. Lo “Strategic Medical Intelligence” è stato istituito dall’FBI con lo specifico compito di fronteggiare gli attacchi terroristici con armi chimiche e biologiche tramite attività di polizia, sanitarie e di bonifica, atte ad identificare acquisire e pianificare le risorse necessarie a risolvere precocemente o mitigare gli effetti di una azione eversiva. Una struttura simile è stata creata anche in Italia, dove il comune cittadino può essere il primo ad allertare la comunità attraverso il medico di famiglia. A questi sono stati forniti dal Ministero della Salute schede tecniche con indicate le informazioni sui possibili killer biologici più pericolosi come il virus del vaiolo, il bacillo della peste, il botulino, il bacillo del carbonchio, il virus di Ebola ed altri virus emorragici. Per ogni veicolo d’infezione sono specificate le forme di diffusione, la resistenza ambientale, il periodo d’incubazione, gli strumenti di bonifica, le terapie farmacologiche, gli eventuali vaccini disponibili, e le cautele necessarie a proteggere il personale sanitario che potrebbe venire a contatto con i virus e i bacilli.
Tutto questo è comunque un sistema che non può prevedere quale tipo di attacco possa essere messo in atto, pertanto la risposta potrebbe non essere adeguata anche se tempestiva. In ogni caso è plausibile supporre che un evento bioterroristico avrebbe la capacità di annientare il sistema di difesa stesso generando un maggiore impatto sulla popolazione con ricadute sul sistema paese. La deterrenza del terrorismo molecolare ha un forte impatto sociale a causa dell’imprevedibilità non solo del luogo dove può avvenire ma sul tipo di agente patogeno e sul bersaglio, ed in particolare sulla quasi impossibilità di prevenirlo. L’unico sistema di difesa è sia l’intelligence quanto la capacità di identificare immediatamente la fonte infettiva.
In ogni caso, sembra che le autorità russe abbiano attuato le opportune precauzioni per evitare la diffusione del virus.