Guyana. Tra cambiamenti climatici e boom petrolifero si gioca il futuro del paese

di Alberto Galvi

La Guyana è nel bel mezzo di un boom petrolifero, con la crescita economica più rapida del pianeta grazie ai nuovi giacimenti offshore che hanno iniziato la produzione. Il paese sta tentando di trovare un delicato equilibrio tra l’estrazione dell’energia per sollevare la popolazione dalla povertà e la lotta alla crisi climatica.
Secondo il gigante petrolifero statunitense ExxonMobil, si stima che la Guyana detenga almeno 10 miliardi di barili di greggio, rendendo potenzialmente il paese uno dei più ricchi pro capite dell’emisfero occidentale nei prossimi due decenni.
La ricchezza petrolifera della Guyana si scontra con la minaccia che il cambiamento climatico rappresenta se le emissioni di gas serra continueranno al ritmo attuale. Il paese latinoamericano sta legando il suo futuro ai combustibili fossili che stanno accelerando il cambiamento climatico, ma ci si chiede se ne varrà la pena investire fi da ora con ingenti investimenti, presumibilmente impossibili da mantenere dopo il 2050.
La Guyana è sotto una minaccia sempre più insistente delle alte maree, con l’acqua salata che sta contaminando i pozzi vicino alla costa, e con l’innalzamento del livello del mare che mette a rischio di sommersione la capitale Georgetown entro il 2030, se le emissioni di gas serra continueranno al ritmo attuale.
I settori agricolo, forestale e minerario sono stati colpiti da inondazioni senza precedenti. I settori dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca hanno registrato una contrazione quest’anno rispetto all’anno precedente.
Naturalmente hanno inciso sull’economia della Guyana come nel resto del mondo gli effetti persistenti della pandemia di COVID-19, crisi che si estenderà nell’ultima metà dell’anno prossimo e anche oltre.
Finora la Guyana ha mantenuto le emissioni di carbonio a zero grazie alle sue vaste foreste pluviali, che portano le emissioni di anidride carbonica ad incidere poco, ma il governo vede la necessità di sviluppare la sua economia e le sue infrastrutture.
Il paese latinoamericano di lingua inglese prevede di ridurre le emissioni assolute di gas serra dalla sua attività di produzione del 30 per cento entro il 2025, e potrebbe diventare nei prossimi tre decenni un paese ad alto reddito.