Haiti. Continuano le violente manifestazioni contro il presidente Moïse

di Alberto Galvi

Continuano dall’inizio dell’anno le proteste ad Haiti, dovute ad una grave crisi politica ed economica che ha colpito il paese. Le proteste nel paese caraibico, sono iniziate il 7 febbraio, quando migliaia di persone avevano chiesto a gran voce le dimissioni del presidente Jovenel Moïse, accusato di non combattere la dilagante corruzione nel paese.
Inoltre a causa della carenza di carburante, a metà agosto, sono scoppiate altre contestazioni, che insieme a quelle precedenti, hanno paralizzato le attività economiche del paese caraibico.
La Corte dei conti haitiana aveva emesso un rapporto che coinvolgeva una società che faceva riferimento al presidente Möise sul presunto trattamento irregolare dei fondi ricevuti da Haiti dal PetroCaribe. Quest’alleanza serve ai paesi membri per acquistare petrolio dal Venezuela, a condizioni di pagamento preferenziale.
Dopo aver saputo del rapporto, Moïse aveva chiesto aiuto all’OEA (Organización de los Estados Americanos), per avere un altro rapporto sul PetroCaribe. I suoi critici giudicarono quella mossa come un tentativo di eludere e sfidare la giustizia haitiana.
Dallo scorso marzo Haiti è senza governo, da quando l’allora primo ministro Jean Henry Céant è stato destituito in seguito ad una mozione di sfiducia. Successivamente Jean-Michel Lapin ha assunto provvisoriamente la posizione di primo ministro di Haiti, ma poi si è dovuto dimettere lo scorso luglio.
Il parlamento non è ancora riuscito a nominare il suo ultimo primo ministro designato a luglio, Fritz Henry Michel, a causa delle accuse contro di lui che vanno dalla corruzione, alle pratiche commerciali illegali e dall’interdizione a ricoprire una carica pubblica nel governo haitiano.
La popolazione ormai stremata dalla situazione economica in cui versa la nazione, pensa che le elezioni politiche che dovrebbero aver luogo nell’ottobre del 2020 in realtà non si svolgeranno più entro quella data. La democrazia del paese è bloccata, in quanto è senza un governo funzionante, e senza una nuova legge elettorale.
Nel frattempo, il presidente Jovenel Moïse ha rifiutato di dimettersi dalla presidenza di Haiti, in quanto il paese ha bisogno di rapide riforme per tutelare la popolazione dalla crisi economica.
Le ultime manifestazioni contro il presidente Moïse, mantengono il paese paralizzato dal 16 settembre, poiché la maggior parte dei giorni le barricate bloccano i viali e le strade principali di Port-au-Prince, la capitale di Haiti, e di altre città. Negli ultimi giorni, importanti settori della società civile, insieme ad un centinaio di organizzazioni politiche, sociali ed economiche hanno richiesto le dimissioni del presidente haitiano.
Anche le opposizioni politiche si sono unite contro il governo Moïse, e hanno confermato come loro coordinatore André Michel del RDNP (Rassemblement des Démocrates Nationaux Progressistes). Gli altri rappresentanti dei partiti dell’opposizione sono: Pitit Desalines del SCD (Sector Democrático Popular), e del MPPD (Movimiento Patriótico Popular Dessaliniano) e Ayiti Aksyon del REH (Reunión por una Evolución de Haití). Altre organizzazioni come Petrochallengers appoggiano invece André Michel.
Per quanto riguarda l’ONU, è sempre stata a favore di una soluzione pacifica della crisi, esprimendo profonda preoccupazione per la popolazione ormai esasperata per la situazione politica ed economica disastrosa in cui versa il paese. Le proteste hanno lasciato Moise con pochi alleati, ma tra questi ci sono gli Stati Uniti. Il governo Moïse, ha richiesto aiuti umanitari a Washington, che ha accettato di fornirglieli.
L’intervento dell’ONU ad Haiti era già stato compiuto con l’operazione MINUSTAH (Mission des Nations Unies pour la Stabilisation en Haïti), attraverso l’invio negli anni di 7 mila soldati statunitensi. L’iniziativa era stata guidata dagli Stati Uniti, insieme ad Argentina e Brasile.
La missione è stata però denunciata per le innumerevoli violazioni dei diritti umani, e si è conclusa lo scorso 15 ottobre, con un semplice mandato politico. Codesta operazione era inizialmente servita per deporre il presidente Jean-Bertrand Aristide, e sostituirlo con Boniface Alexandre.
Il futuro del presidente Moïse è incerto e sicuramente passerà attraverso un accordo politico, al fine di raggiungere un governo di unità nazionale. Le priorità della presidenza Moise riguardano la riforma costituzionale, e la modifica delle leggi in settori strategici come quelli dell’informatica, dell’energia e dei trasporti. Moïse rappresenta un gruppo di potere ad Haiti, come ce ne sono sempre stati nel piccolo paese caraibico, fin dai dai tempi dell’occupazione militare.