Haiti. Il governo crea la Brigata per la sicurezza contro le bande armate

L’Onu conta più di 260 morti e oltre 3mila sfollati nei primi mesi del 2025.

di Giuseppe Gagliano –

Nel cuore del caos haitiano, dove la dissoluzione dello Stato si intreccia con la violenza quotidiana delle gang, il Consiglio presidenziale di transizione (CPT) ha preso una decisione che potrebbe trasformarsi in un boomerang politico e istituzionale: arruolare la Brigata per la Sicurezza delle Aree Protette (BSAP) nel conflitto urbano contro i gruppi armati.
Quella che, nel 2018, era nata come una forza a tutela dell’ambiente sotto l’ex presidente Jovenel Moise, oggi viene rispolverata come possibile baluardo di sicurezza. Il paradosso è evidente: una struttura dalla legittimità costituzionale dubbia, con gerarchie opache e un passato controverso, viene incaricata di intervenire in un contesto bellico urbano dove nemmeno la polizia nazionale riesce a operare efficacemente.
La decisione governativa, comunicata senza preavviso agli stessi diretti interessati, che ne sono venuti a conoscenza tramite i social media, rivela la profondità della crisi istituzionale. La BSAP, secondo le parole del suo rappresentante per il Nord-Est, Kesny Cherenfant, è pronta a rispondere alla “chiamata patriottica”. Ma a quali condizioni, e con quali strumenti? Il governo non ha fornito dettagli su armi, finanziamenti, catena di comando o collocazione giuridica.
Dietro l’apparente patriottismo, si nascondono ombre pesanti. La Rete nazionale per la difesa dei diritti umani (RNDDH) ha denunciato il coinvolgimento di membri della BSAP in estorsioni, sequestri di persona e violenze. Il suo direttore, Pierre Esperance, ha definito l’iniziativa una “legittimazione del crimine organizzato”, paventando il rischio di un colpo di Stato strisciante sotto forma di paramilitarismo di Stato.
Sul campo intanto le bande armate avanzano: solo nella regione di Kenscoff, l’ONU conta più di 260 morti e oltre 3mila sfollati nei primi mesi del 2025. Il controllo del territorio da parte delle gang continua ad ampliarsi, mentre il sistema istituzionale si affida a formazioni irregolari per tentare una risposta.
A complicare il quadro, emerge il problema della duplicazione delle uniformi e dell’assenza di una reale mappatura degli effettivi: mentre il bilancio pubblico segnala appena 41 agenti ambientali registrati, in realtà circolano centinaia di uomini in divisa, senza reclutamento pubblico né supervisione.
Il precedente della rimozione di Jeantel Joseph, leader della BSAP, nel gennaio 2024, per aver presumibilmente protetto l’ex senatore Guy Philippe in attività anti-governative, dimostra quanto l’ambiguità tra militanza politica e sicurezza armata sia un tratto endemico della struttura.
Nel frattempo, lo stesso corpo è stato protagonista di scontri a fuoco con la polizia nazionale, come avvenuto a febbraio 2024 a Pétion-Ville, dove cinque membri della BSAP sono stati uccisi in circostanze tutt’altro che chiare.
A oggi non si conosce se la BSAP risponderà alla polizia, alle forze armate o a una nuova entità ibrida. Il portavoce della PNH ha ammesso che non esistono ancora direttive operative. Una situazione che rischia di alimentare la frammentazione militare del Paese, moltiplicando i centri di potere armato in assenza di una vera regia istituzionale.
In conclusione il reclutamento della BSAP nella guerra alle gang somiglia più a una mossa disperata che a una strategia coerente. Haiti si affida a una struttura opaca, priva di legittimità costituzionale, nel tentativo di colmare il vuoto lasciato da uno Stato in dissoluzione. Ma la storia insegna che l’uso di milizie informali in contesti fragili non ha mai prodotto ordine. Semmai, ha accelerato il collasso.