Haiti. L’impegno di Aksyon Gasmy per non lasciare indietro nessun bambino

di Massimo Gabbani

Kiki è un bambino nato nella zona di Mare-Rouge che si trova a nord ovest del paese e dista dalla capitale Port-au-prince circa 170 km.
Kiki è affetto da idrocefalia, un accumulo di liquido cefalorachidiano nel cervello.
Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), ad Haiti il tasso di disabilità è pari al 10% della sua popolazione.
Le credenze legate al Voodoo, il pregiudizio,le condizioni di vita troppo dure la mancanza di cibo per tutti, l’abitudine alla sofferenza, l’alta natalità, l’elevata mortalità infantile e, a causa di questo, la perdita del senso del valore della vita di un bambino, fanno sì che il bambino disabile sia l’ultimo nella società e sia considerato “non buono”, un peso inutile, da rifiutare.
Il recente sisma e di conseguenza l’aumento della criminalità nel paese rende tutto questo ancora più difficile.
In questo contesto opera Aksyon Gasmy, portando avanti un’azione di sensibilizzazione e di promozione umana che coinvolge e domanda la partecipazione di ognuno.
Per questo Aksyon Gasmy agisce fortemente sulla società favorendone la crescita in termini di umanità, solidarietà e condivisione.
La famiglia di Kiki, non appena a capito che c’era qualcosa che non andava nel loro figlio, si è rivolta all’associazione Aksyon Gasmy, e questo ha permesso a Kiki di aver accesso alle cure e di essere seguito da fisioterapisti, che operano nell’associazione.
Molto importante è stato anche il sostegno per la famiglia, che si è integrata perfettamente con lo spirito dell’associazione diventandone parte attiva.
Nel video le parole di Maddalena Boschetti, missionaria laica, ci illustrano bene questa situazione.