Haiti nel pieno dell’emergenza post terremoto

Red

Ad Haiti sono tempi difficili. Mentre la maggior parte dei media ha già dimenticato la notizia del sisma del 14 agosto, gli haitiani sono nel pieno dell’emergenza post-terremoto: mancano cibo, acqua, tendoni per ripararsi durante la notte, coperte, fornelli per cucinare e lampade solari per la notte. L’Hôpital St. Camille di Port-au-Prince lavora ininterrottamente per soccorrere i feriti e distribuire aiuti umanitari alle famiglie sfollate dei comuni di Las Cayes e Jéremie, ma vengono meno le risorse a disposizione. Per continuare a garantire il suo aiuto, l’ospedale ha urgente bisogno di farmaci e kit di primo soccorso, acqua, generi alimentari a lunga scadenza, vestiti e tendoni per le famiglie che hanno perso le loro case. La Fondazione PRO.SA, da anni attiva a Port au Prince e Jéremie, ha immediatamente risposto all’appello dei partner locali, attraverso la campagna “UNA MANO PER HAITI” a sostegno dell’Hôpital St. Camille e delle popolazioni terremotate.
Padre Massimo Miraglio, per tutti Padre Max, ci ha raccontato la situazione a Jéremie, dove è missionario da 19 anni. Qui le scorte di cibo, medicinali e kit per il primo soccorso stanno terminando. A causa degli smottamenti, infatti, le strade sono impraticabili e gli aiuti faticano ad arrivare a destinazione. Sono stati messi a disposizione anche degli elicotteri ma troppo pochi per riuscire a raggiungere le aree più remote. I primi aiuti via terra hanno iniziato ad arrivare a 15 giorni dalla scossa con non poche difficoltà.
Un altro grave problema che rischia di passare in secondo piano, è legato alla riapertura delle scuole nelle zone terremotate. Il prossimo 6 settembre inizierà il nuovo anno scolastico ma la maggior parte delle scuole sono crollate o impraticabili. Per evitare che, ancora una volta, i bambini si vedano negato il diritto allo studio, in collaborazione con Maurizio Barcaro, missionario laico responsabile della Fondazione LAKAY MWEN, PRO.SA si sta attivando per allestire dei tendoni provvisori nell’attesa che le scuole vengano ricostruite.