Haiti. Per gli Usa non è un Paese sicuro: stop alle deportazioni

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Gli Stati Uniti hanno annunciato un blocco di 18 mesi alle deportazioni dei cittadini haitiani residenti nel Paese, perché l’isola caraibica non sarebbe più una destinazione sicura verso la quale fare ritorno. Ad annunciarlo è stato il segretario alla Sicurezza, Alejandro Majorkas.
La misura, stando agli attivisti della comunità haitiana negli Stati Uniti, riguarderà circa 100mila migranti dell’isola.
In un comunicato Majorkas ha reso noto che Haiti è stata nuovamente designata eleggibile per il Temporary Protected Status (Tps) per 18 mesi per tutti coloro che sono arrivati negli Stati Uniti entro il 21 maggio. Questo significa che i cittadini haitiani che soddisfano i criteri necessari potranno fare richiesta per il documento che impedisce il rimpatrio e garantisce un permesso di residenza per lavoro.
Secondo l’amministrazione di Joe Biden, Haiti sta attraversando una fase caratterizzata da “seri problemi di sicurezza, proteste sociali, crescenti abusi dei diritti umani, povertà grave e una mancanza di risorse di base peggiorata ulteriormente dalla pandemia di Covid-19”. Per questo il Paese non potrebbe essere considerato sicuro per i rimpatri.
La decisione di Washington, si legge sul quotidiano online della diaspora The Haitian Times, è stata accolta con favore dagli attivisti del Paese, che chiedevano la reintroduzione del Tps per l’isola da quando l’ex presidente Donald Trump lo aveva revocato nel 2019.
“Oltre 100mila famiglie di haitiani e i loro bambini potranno dormire tranquilli questa notte e tutto questo non ha prezzo” ha detto al quotidiano Miami Herald l’attivista Marleine Bastien.
Ad Haiti va avanti ormai da mesi una mobilitazione popolare per richiedere le dimissioni del presidente Jovenel Moïse, che governa da decreto dal gennaio 2020, mentre si moltiplicano i casi di rapimenti lampo di civili e di omicidi a opera di bande criminali.