di Andrea Costanzo –
Nelle scorse settimane si è insediato a Port-au-Prince, capitale di Haiti, il Consiglio presidenziale di transazione, creato sotto l’egida della Caricom, per via delle violenze in atto nel paese caraibico da parte di bande criminali, alcune addirittura associate al periodo della dittatura di Duvalier e dei vari regimi militari, che hanno portato il paese nel caos e alle dimissioni del premier ad interim, Ariel Henry.
Ha destato sorpresa presso gli analisti internazionali la composizione del consiglio, formato da alcuni partiti di sinistra come l’ OPL e Fanmi Lavalas, rispettivamente partiti degli ex presidenti Rene Preval e Jean Bertrand Aristide. Ma a farne parte vi è anche il partito nazionalista di sinistra Platform Pitit Desalin, che si ispira all’antimperialismo e alla rivoluzione anticolonialista del 1804 che diede l’indipendenza ad Haiti, primo paese dell’America latina e caraibica. Il leader di questo partito, Moise (solo omonimo del defunto ex presidente Juvenal Moise), inizialmente era contrario ad una possibile partecipazione alla presidenza collegiale, frutto secondo lui, dei piani degli USA e della Caricom, ma poi alla fine ha accettato di entrare a far parte della presidenza grazie ad un suggerimento di un “grande paese”, non specificato. Alcuni analisti geopolitici indicano che la scelta di Moise sia stata dettata dalla Russia. Quindi ancora una volta i nuovi attori geopolitici giocano un ruolo decisivo anche in teatri sino qualche tempo fa ritenuti non di pertinenza come per l’appunto Haiti, tradizionalmente feudo statunitense. Sarà da vedere se questa presidenza collegiale riporterà prima di tutto l’ordine pubblico ad Haiti, ma se soprattutto sarà anche in grado di rappresentare una svolta politica nel paese, fosse anche una possibile virata a sinistra, come è avvenuto anche in altre pati della regione negli ultimi anni.