Honduras. Migliaia di migranti partono verso gli Usa al tempo del Covid-19

di Alberto Galvi

Nei giorni scorsi centinaia di migranti centroamericani hanno iniziato un lungo viaggio a piedi nella speranza di raggiungere gli Usa. Circa un migliaio di persone, uomini, donne e bambini che portano gli zaini con le loro cose, si sono gradualmente concentrate nella stazione degli autobus metropolitana di San Pedro Sula, da dove hanno poi deciso di partire in piccoli gruppi per il confine con il Guatemala nel dipartimento caraibico di Cortés.
Il gruppo di migranti i si è incamminato velocemente lungo l’autostrada, alcuni assistiti da autisti, mentre altri hanno continuato a camminare verso il confine con il Guatemala. Negli ultimi anni, i migranti irregolari centroamericani hanno iniziato a viaggiare in grandi gruppi in cerca di sicurezza e in alcuni casi, evitando di cadere nelle grinfie dei trafficanti di esseri umani.
La partenza del nuovo gruppo ha ricordato la carovana di migranti che si era formata due anni fa e che tante preoccupazioni aveva dato al governo messicano e a quello statunitense. Il governo Usa ha già rimpatriato tra ottobre 2019 e lo scorso settembre più di 335mila immigrati, di questi circa 200mila erano messicani, 35mila erano honduregni e 40mila erano guatemaltechi.
Il confine guatemalteco che ha riaperto due settimane fa dopo aver limitato i viaggi per mesi al fine rallentare la diffusione del coronavirus, si è trovato nei giorni scorsi almeno 3mila migranti la cui maggior parte erano honduregni, a rompere una recinzione militare ed entrando in Guatemala senza aver fatto nessun test per il Covid-19.
Per questa ragione il presidente del Guatemala, Alejandro Giammattei, ha ordinato che i questi migranti vengano arrestati e rimpatriati nel più breve tempo possibile. Il test è un requisito essenziale per qualsiasi straniero per oltrepassare il confine dopo sei mesi di chiusura del confine a causa della pandemia.
Il viceministro degli Esteri honduregno Nelly Jerez, in visita negli Usa, ha avvertito i suoi connazionali di una carovana di oltre 1.250 di non entrare negli Usa per evitare i rischi di pandemia e xenofobia.
Nelly Jerez ha ricordato che da gennaio 31.022 honduregni sono già stati deportati dagli Usa e dal Messico. Inoltre ha messo in guardia su possibili pene fino a 10 anni di carcere per gli stranieri che entrano nel territorio illegalmente e senza attenersi ai protocolli adeguati a prevenire la diffusione del Covid-19.
Quasi la metà dei circa 3,5 milioni di immigrati centroamericani provenienti dal El Salvador, Guatemala e Honduras residenti negli Usa nel 2017 è arrivata prima del 2000, mentre tra il 2018 e il 2019, l’aumento degli arrivi di immigrati e dei richiedenti asilo centroamericani al confine tra Messico e Usa, hanno messo alla prova la capacità del sistema di immigrazione statunitense.
Finora 42mila honduregni sono stati protetti dal TPS (Temporary Protected Status) grazie al quale rimangano negli Usa in quanto i tribunali sono riusciti a prorogarlo fino a gennaio 2021, nonostante i tentativi del presidente Usa Donald Trump di abolirlo.
La pandemia da Covid-19 ha rallentato il flusso di migranti centroamericani verso gli Usa, mentre le condizioni politiche ed economiche che spingono le persone a lasciare la regione non sono cambiate. Questi migranti infatti fuggono dalla violenza, dalla povertà e dalla mancanza di opportunità nel loro Paese, accentuate dall’attuale pandemia da Covid-19.
Intanto alla Casa Bianca c’è stata una grande mobilitazione a causa del presidente Donald Trump, che è risultato positivo al coronavirus, unendosi nella malattia proprio ai suoi colleghi centroamericani Alejandro Giammattei del Guatemala e Juan Orlando Hernández dell’Honduras.