di Paolo Menchi –
E’ passato un anno da quando Xiomara Castro è stata eletta presidente dell’Honduras e già subisce molte critiche per la sua gestione delle problematiche che affliggono il Paese, dalla violenza, spesso causata dal crimine organizzato, alla povertà estrema (secondo le statistiche è il secondo paese più povero della regione), al problema degli emigranti, sia quelli che lasciano l’Honduras, sia quelli che sono solo di transito nel paese con le tristi e drammatiche carovane di disperati che si ingrossano passando di paese in paese, per poi arrivare negli Stati Uniti, ma che nel corso del cammino subiscono violenze, ricatti e spesso muoiono prima di arrivare alla meta.
La motivazione di tanta veloce delusione è che le aspettative erano molto alte per il fatto che per la prima volta una donna era stata eletta presidente in un paese centroamericano e per il fatto che per la prima volta la sinistra arrivava al potere in Honduras, ma ci si chiede anche come in un solo anno si possano risolvere, anche solo in piccola parte, le gravi problematiche della società honduregna.
Edgardo Rodríguez, analista della Asociación Libertad y Democracia denuncia il fatto che non sia cambiato per niente l’atteggiamento di fronte ai problemi nazionali criticando il fatto che la Presidente stia cercando collaborazione più da Cuba, Venezuela e Nicaragua che dagli alleati tradizionali come gli Stati Uniti, dove c’è una folta comunità di emigrati honduregni (si calcola siano un milione, con tendenza ad aumentare visto che il flusso migratorio non si è arrestato nemmeno nell’ultimo anno) che, con le loro rimesse, contribuiscono in maniera importante all’economia del loro Paese di origine.
Proprio per questo legame con gli Usa è stata molto criticata anche la decisione della Presidente di non andare alla Conferenza dei paesi americani tenutasi a Los Angeles la scorsa estate per solidarizzare con i nuovi alleati Cuba, Venezuela e Nicaragua, esclusi perché ritenuti totalitari.
Secondo Rodriguez c’è un certo malumore anche all’interno della maggioranza a causa di alcune cariche che sono state assegnate a parenti della Castro e del marito.
Il 2022 si è chiuso con una leggera discesa del tasso di inflazione che si è attestato a fine anno al 9,9%, meno del preventivato ma, a livello economico, la vera sfida della Castro è nel settore agricolo dal quale spera di trarre risorse sufficienti per rendere il Paese autosufficiente ed affrancarlo dal problema della fame, ma anche in questo settore l’emigrazione di massa sta creando problemi di manodopera.