I sommergibili russi… che verranno

di Giovanni Caprara –

russia sottomarino

Il quotidiano inglese Daily Telegraph ha nostalgicamente definito come “la fine di un’epoca” la decisione russa di dismettere i sommergibili Typhoon. E’ classificato come un incrociatore lanciamissili sottomarino per compiti strategici, tale definizione ne palesa la deterrenza. È armato con 20 missili, ognuno dei quali può trasportare 10 testate singole da 100 chilotoni con una accuratezza al bersaglio di 500 metri, sono integrati da un sistema di puntamento tale da poter ingaggiare 12 bersagli contemporaneamente. Quando furono varati, la NATO lo classificò come un mezzo temibile, sino a mitizzarne la minaccia, ma solo fino a quando non evidenziò il suo difetto principale: la rumorosità. A causa delle sue dimensioni, il SOSUS, l’insieme delle postazioni subacquee di ascolto posizionate tra la Groenlandia ed il Regno Unito, un’area denominata GIUK gap, fu in grado di rilevarlo facilmente, riuscendo a registrarne la firma acustica.
La sua fama di pericolosità venne intaccata, ma non il fascino che lo aveva contraddistinto. All’ultimo ancora in servizio è assegnata la zona di pattugliamento compresa dal Mare di Barents a quello di Okhotsk, dove sta testando i missili Bulava. La progressiva riduzione di questi enormi battelli nucleari è inquadrata in un ampia riduzione dei costi, nei nuovi equilibri mondiali e da un ambizioso progetto di ammodernamento delle unità navali. La finalità del Cremlino è stata riassunta dal Comandante in Capo della Marina Militare, il quale ha indicato nelle classi Borej e Yansen, la base per affermare la deterrenza nucleare russa come garanzia per la stabilità strategica del mondo.
Nel gennaio del 2012, a Severodvinsk è stata presentata l’unità capoclasse Borej del progetto 995, battezzata Yuri Dolgoruki ed il suo gemello Vladimir Monomakh, ma i cantieri navali di Sevmash hanno già in programma una versione avanzata: il 995A. La differenza sostanziale è nella dotazione dei sistemi d’arma, infatti potranno trasportare 20 missili Bulava-30 con testate multiple indipendenti, il cui acronimo è MIRV. Alla Marina Militare ne saranno consegnati, entro il 2020, otto esemplari, i quali saranno affiancati ai sommergibili strategici classe Kalmar e Delfin ed ai nuovi Jansen, progetto 885. Lo Yuri Dolgoruki è già operativo dal Dicembre del 2012, è un SLBM lungo 170 metri con un dislocamento pari a 24.000 tonnellate e trasporta 16 missili Bulava, la versione navale del Topol, con 10 MIRV, dalla portata pari a 9000 km. Il 995, dispone di una capacità antinave assicurata dagli SS-N-15 a breve raggio con testata nucleare tattica, può raggiungere i 25 nodi e navigare ad una profondità di 480 metri. L’equipaggio è composto da 130 marinai. Dunque, la classe 995 è più piccola e con meno sistemi d’arma del Typhoon, ma senza dubbio ha un deterrente offensivo rilevante, soprattutto perché lo scafo esterno è ricoperto da un rivestimento fono-assorbente che ha aumentato una caratteristica imprescindibile per una unità sommersa: la silenziosità.
Il Dolgoruki, dal costo di circa 23 miliardi di rubli, è stato dotato di una innovativa capsula di salvataggio, in grado di ospitare i marinai qualora si necessiti l’abbandono del battello. È probabile che tale apparato di sicurezza serva ad evitare il ripetersi di tragedie come quella del Kursk. Di fatto, i possibili guasti che possano porre in pericolo la vita degli equipaggi, sono quasi circoscritti al propulsore nucleare. Infatti, a ragione del potenziale distruttivo, le testate nucleari sono dotate di principi di sicurezza decisamente stringenti: il primo stadio di difesa all’interno dell’arma è la “exclusion zone”, dove viene impedito fisicamente il passaggio di energia, a cui supporto è lo “strong link”, un interruttore motorizzato che isola la testata. Esiste la concreta possibilità che a causa di forti urti, fuoco od altro, questi due stadi di sicurezza vengano danneggiati o distrutti, nel caso sarebbero attivati i “weak links” i quali smetteranno di funzionare e renderanno l’arma inoperativa. La testata è protetta con apparecchiature elettroniche, dette PAL, anche da tentativi di attivazione non autorizzati: per permetterne l’armamento, dovranno essere inseriti due codici di lancio da completare in modo pressoché simultaneo, questa procedura è definita come “two man rule” e ciò rende impossibile l’attivazione della testata da parte di un singolo individuo.
Nell’arma è allocato un sistema di ricognizione dei dati, il quale filtra l’unico, specifico e complesso input di attivazione prodotto dal generatore unico di segnale.  Nel caso in cui i codici siano stati compromessi, lo “unique signal generator” discrimina i segnali di armamento dai falsi disturbi od interferenze così da non attivare la testata. Se tutti gli stadi di protezione fossero bypassati, l’ESD, environmental sensing devices, una apparecchiatura di sensori ambientali, valuterà il periodo di discesa libera, la curva di accelerazione, la pressione e temperatura, poi li confronteranno con le sequenze corrette ed i parametri preimpostati e se non vi sarà corrispondenza, la testata non detonerà. Il varo dei nuovi battelli, è in conformità con del trattato per la non proliferazione degli armamenti nucleari New Start, siglato dai presidenti della Russia e Stati Uniti. L’accordo è imperniato sulla limitazione a 1.550 testate ed un massimo di 700 vettori. L’avvenimento è stato commentato come di portata storica, non solo per le soppressioni delle armi di distruzione di massa, quanto per il prosieguo dei colloqui di pace e cooperazione tra le due superpotenze. L’analisi del contenuto assicurerebbe un perfetto equilibrio a favore della sicurezza e salvaguardia della comunità mondiale. L’accordo bilaterale ha ricevuto una precisa critica apparsa sul sito della Federation of American Scientist, secondo la quale la chiave di lettura sarebbe diversa: il New Start limiterebbe lo schieramento delle testate, ma non il numero. In particolare si riferisce ai bombardieri strategici: nel precedente Start, le testate operative erano conteggiate nel totale carico possibile su ogni singolo velivolo, nel nuovo si attribuisce ad ogni bombardiere una sola bomba. Di fatto, in una base aerea con i B-52 si dovrebbero contare un numero di testate pari a quello degli aeromobili in forza, ma nei siti di stoccaggio della base stessa ci saranno tante testate quante ne potrebbero imbarcare i B-52 a pieno carico.
L’articolo conclude che il New Start non è un accordo di limitazione, ma piuttosto di reciproco controllo. Il nuovo corso della Marina Russa, prevede anche la rimozione di emblemi ed identificativi ottici delle unità, lo scopo è quello di evitare che possano essere facilmente identificate dal nemico. Questa iniziativa resta valida per le navi, ma non è definitiva per i sommergibili, i quali emettono dei tonali e transienti come anche un campo magnetico, caratteristici ed unici per ogni singolo battello, ed una volta classificati dall’avversario ne agevolano il riconoscimento. Nei programmi di sviluppo, è proprio compreso un battello per il pattugliamento idroacustico e di illuminazione dei teatri, con il compito di scoperta e coordinamento delle altre unità impegnate nell’area dell’operazione. Gli apparati sonar e radar, gli consentiranno di individuare navi o sommergibili alla distanza di 600 km, definendo con assoluta precisione l’obiettivo a 100 km dalla sua posizione. È plausibile supporre che in caso di conflitto, il battello potrebbe diventare il target principale da terminare. Il progetto 885 Yansen, è una classe di sommergibili nucleari d’attacco, SSN, destinata a sostituire gli Akula ed Oscar. Iniziò nel 1993, ma venne interrotto per 10 anni a causa della mancanza di stanziamenti per lo sviluppo militare, di fatto il capoclasse battezzato Severodvinsk, ha ultimato i test in mare solo nel 2011, dopo l’approvazione delle spese per la difesa ed i necessari ammodernamenti degli apparati di bordo. In particolare le implementazioni si sono concentrate sull’antenna sferica dell’innovativo sistema idroacustico Irtyš-Amfora che è stata alloggiata nella prua. La scelta tecnica, ha però costretto i progettisti a rivedere la disposizione dei tubi lanciasiluri, i quali sono stati sistemati nella parte centrale del sommergibile. L’885, è in grado di imbarcare 24 missili, dagli antinave Oniks, ai razzi-siluri Kalibr, ai missili da crociera Granat, lanciabili da 8 silos verticali, e ciò lo qualifica come un sistema d’arma multiruolo. La Marina Russa, ha infatti come obiettivo strategico di allargare le zone di pattugliamento, e dovrebbe affidare questo compito ai nuovi lanciamissili, posizionandoli dal 2014 nell’area del Polo Sud, con l’intento di equilibrare la deterrenza nucleare nell’Antartico. È già in fase di attuazione il dispiegamento di unità nel Pacifico e nel Mediterraneo, quanto nel Corno d’Africa e nel Golfo di Aden, dove è stata posizionata la Vice-Admiral Kulakov, una nave configurata per l’ASW. Nel potenziamento della flotta sottomarina sono compresi anche i battelli convenzionali: il progetto 677 Lada, è partito nel 1997 ma ha subito un fermo lungo 13 anni, tant’è che nel 2010 è stato consegnato il primo esemplare, il B-585 Saint Petersburg, ma è ancora in fase sperimentale a causa di alcuni difetti, i quali sembrano coinvolgere sia la potenza anaerobica, il sistema che consente di aumentare il periodo di stazionamento sott’acqua, quanto il complesso idroacustico. L’innovazione è nell’apparato di propulsion, questi è definito come motore a circuito chiuso ed è il naturale sostituto dei diesel-elettrici. Il propulsore non usa l’aria per alimentarsi bensì celle ad idrogeno, detto Air indipended propulsion, simile a quello degli U-212 tedeschi. In sostanza, i sommergibili convenzionali adottano un motore elettrico alimentato da batterie che devono essere ricaricate da un propulsore diesel accoppiato ad un alternatore. Il diesel necessita di aria pertanto i sommergibili sono costretti ad emergere per aspirarla e tale manovra li rende estremamente vulnerabili, oppure ad estendere oltre la superficie un albero retrattile chiamato snorkel, anch’esso facilmente rilevabile da unità avversarie. L’Aip, è basato su celle che utilizzano ossigeno liquido ed idrogeno immagazzinato in una polvere di idruri metallici ed è racchiuso in un contenitore isolato e sospeso in tal modo da rendere la trasmissione delle vibrazioni e dei rumori praticamente nulli, in quanto non ci sono organi in movimento.
L’applicazione di questo apparato è già in fase avanzata e le prove in mare ne hanno decretato la validità, infatti sembra che permetta un’autonomia praticamente illimitata, inoltre è estremamente silenzioso a differenza dei battelli nucleari, dove le pompe dell’impianto di raffreddamento del propulsore sono sempre in funzione. Il nuovo impianto Aip, dunque riducendo la segnatura acustica ed aumentando l’autonomia dei sommergibili convenzionali, ne migliorerà le capacità di combattimento.
È presumibile che se le innovazioni tecniche saranno paragonabili a quelle dei tedeschi, i battelli Aip russi costringeranno le Nazioni aderenti alla NATO, a dover valutare un nuovo assetto strategico per il dispiegamento dei lanciamissili, ma soprattutto li coinvolgerebbe ad una più attenta analisi per le missioni che prevedono l’avvicinamento alle coste avversarie, dove la superiorità degli Aip varrebbe la scoperta dell’intruso. Al contrario i nuovi battelli a celle di idrogeno non sono utilizzabili nelle blue water dove gli SSBN o gli SSN confermano la loro validità. L’impiego operativo degli Aip, infatti, potrebbe essere in particolare nel Mar Nero e nel Baltico, fino al Mar Glaciale Artico ed al Pacifico. Questi innovativi sommergibili, la cui pericolosità sembra scontata, sono già oggetto di interesse da alcuni committenti stranieri e tra questi la Cina, la quale non riesce a rendere operativi i suoi Yuan, infatti pare che siano talmente rumorosi da essere facilmente identificabili dagli avversari.
L’amplificazione delle zone presidiate e le novità nel settore tecnologico, sono la nuova deterrenza della Flotta Russa, con il preciso intento di equilibrare quella statunitense, ed anche a monito di quei Paesi che tentano di affermare la propria volontà senza aderire alla comunità internazionale, in un contesto di convivenza pacifica tra i popoli con le forze militari a vegliare sul rispetto delle regole globali. 

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