di Giuseppe Gagliano –
Il mondo si arma, e lo fa a un ritmo che non si vedeva dalla fine della Guerra Fredda. Il rapporto 2024 del Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), pubblicato il 28 aprile 2025, dipinge un quadro inquietante: le spese militari globali hanno raggiunto livelli record, con i primi dieci Paesi che da soli rappresentano il 73% del totale. Dietro i numeri si nasconde una realtà complessa, fatta di rivalità geopolitiche, paure crescenti e un equilibrio internazionale sempre più precario. In questo scenario, gli Stati Uniti dominano, la Russia corre, l’Europa si riscopre guerriera e l’Asia si prepara. Ma a che prezzo?
Un mondo che spende per la guerra
Nel 2024 i dieci Paesi con i maggiori budget di difesa hanno speso complessivamente 1.981,4 miliardi di dollari, una cifra che da sola basterebbe a ridisegnare il destino di intere nazioni. Gli Stati Uniti, con 997 miliardi, non solo guidano la classifica, ma surclassano ogni concorrente: il loro budget è superiore alla somma dei nove Paesi successivi (984,4 miliardi), tre volte quello cinese (314 miliardi) e sei volte e mezzo quello russo (149 miliardi). Rappresenta il 37% delle spese militari globali e il 66% di quelle NATO, un monstre che conferma Washington come l’architetto militare del pianeta.
La Cina, seconda con 314 miliardi (+7% rispetto al 2023), consolida il suo ruolo di potenza in ascesa, ma resta lontana dal colosso americano. La Russia, terza, spicca per la crescita più vertiginosa: +38% in un anno, +100% rispetto al 2015, per un totale di 149 miliardi, pari all’8% della spesa pubblica nazionale. L’Ucraina, ottava con 64,7 miliardi, spende quanto la Francia, ma il suo sforzo è titanico: il 34% del PIL, un fardello che riflette la guerra esistenziale contro Mosca. L’Europa, con Germania (88,5 miliardi, +28%), Regno Unito (81,8 miliardi) e Francia (64,7 miliardi), mostra un risveglio militare, mentre India, Arabia Saudita e Giappone completano la top ten, ciascuno con le proprie ambizioni e paure.
Il dominio americano è schiacciante. Con un budget che sfiora i mille miliardi, gli Stati Uniti non solo mantengono una superiorità tecnologica e operativa senza pari, ma dettano le regole del gioco globale. La loro spesa copre il 55% delle spese militari mondiali e rappresenta un pilastro per la NATO, dove finanziano due terzi del totale. È un potere che si traduce in influenza: dall’Indo-Pacifico, dove contrastano la Cina, all’Europa, dove sostengono l’Ucraina e rassicurano gli alleati. Ma questo gigantismo ha un costo. L’America spende per mantenere un ordine mondiale che vacilla, tra guerre per procura e rivalità crescenti. E mentre il Pentagono investe in droni, intelligenza artificiale e cyber-guerra, il debito pubblico cresce, sollevando interrogativi sulla sostenibilità di un modello che sembra vivere di inerzia.
La Russia di Vladimir Putin, con il suo +38% di aumento, è l’emblema di una nazione che si sente accerchiata. I 149 miliardi del 2024, pur modesti rispetto a USA e Cina, sono un segnale chiaro: Mosca non intende cedere. La guerra in Ucraina ha costretto il Cremlino a raddoppiare le spese rispetto al 2015, con un focus su droni, missili ipersonici e guerra elettronica. Ma il prezzo è alto: l’economia russa, strangolata dalle sanzioni, dipende sempre più dal petrolio e dalle alleanze con Cina e India. La spesa militare, pari all’8% del bilancio pubblico, è un investimento nella sopravvivenza del regime, ma anche una scommessa rischiosa in un Paese dove le infrastrutture civili languono.
L’Europa, tradizionalmente riluttante a investire in difesa, sta cambiando pelle. La Germania, con un balzo del 28%, si afferma come potenza militare europea, superando la Francia e il Regno Unito. Il suo budget di 88,5 miliardi, privo di componente nucleare, riflette una svolta strategica: Berlino vuole contare di più, anche se resta vincolata alla NATO e agli armamenti americani (il 64% delle importazioni europee viene dagli USA). Il Regno Unito, con 81,8 miliardi, e la Francia, con 64,7 miliardi, seguono a ruota, ma il dato più significativo è il totale combinato dei tre: 235 miliardi, che li porrebbe al terzo posto mondiale, davanti alla Russia. Presi a due a due, Germania e Regno Unito (170,3 miliardi), Francia e Germania (153,2 miliardi) o Francia e Regno Unito (146,5 miliardi) superano comunque Mosca. È un potenziale enorme, ma frammentato da interessi nazionali e dalla dipendenza da Washington.
L’Europa NATO spende 454 miliardi, tre volte la Russia, mentre l’UE raggiunge i 370 miliardi, in crescita del 18%. Eppure, il Vecchio Continente resta un nano strategico: la sua sicurezza dipende dagli Stati Uniti, e la mancanza di una vera autonomia militare è un tallone d’Achille. La Polonia, con un aumento del 31%, è un caso a parte: fuori dalla top ten, ma simbolo di un est Europa che si arma per paura di Mosca.
L’Ucraina, con 64,7 miliardi, spende quanto la Francia, ma in un contesto drammatico. Il 34% del PIL dedicato alla difesa è un unicum, che racconta di un Paese in lotta per la sopravvivenza. Ogni dollaro va a droni, munizioni e sistemi anti-aerei, spesso forniti dagli alleati. Ma il confronto con la Russia (2,2 volte superiore) è impietoso: senza il sostegno occidentale, Kiev non potrebbe reggere. La sua resilienza è ammirevole, ma il costo umano ed economico è devastante.
La Cina, con 314 miliardi, investe in una modernizzazione militare che spaventa l’Occidente: portaerei, caccia stealth, cyber-capacità. L’India, con 86,1 miliardi, cerca di tenere il passo, ma il suo +1,6% è modesto rispetto alle ambizioni di grande potenza. Il Giappone, con 55,3 miliardi e un +21%, si sta liberando dai vincoli pacifisti, mentre l’Arabia Saudita (80,3 miliardi) usa il suo budget per consolidare il ruolo di leader regionale, senza però una componente nucleare che la metta sullo stesso piano delle superpotenze.
Un mondo in bilico
I numeri del SIPRI parlano chiaro: il mondo si prepara alla tempesta. La corsa agli armamenti non è solo una risposta a conflitti come quello ucraino o alle tensioni nel Mar Cinese Meridionale, ma un sintomo di un ordine globale che si sgretola. Gli Stati Uniti dominano, ma non possono tutto. La Russia si arma per resistere, l’Europa per esistere, la Cina per vincere. E in questo grande gioco, i Paesi più piccoli, come l’Ucraina, pagano il prezzo più alto. La domanda non è se il mondo spenderà di più per la guerra, ma se saprà spendere meglio per la pace. Per ora, le armi parlano più forte.