Il breve volo di un angelo sull’Argentina: sessant’anni fa si spegneva Evita Peron

di Giacomo Dolzani –

Sessant’anni fa, il 26 luglio 1952 a Buenos Aires, si spegneva per un cancro la appena trentatreenne Maria Eva Duarte, meglio conosciuta come Evita Peron, seconda moglie dello statista argentino Juan Domingo Peron.
Nata il 7 maggio 1919 da una umile famiglia argentina, era la quinta figlia di un piccolo proprietario terriero; visse la sua infanzia in condizioni di ristrettezza economica finché, grazie anche al sostegno datole dal cantante Agustin Magaldi, riuscì a fare carriera nel cinema e alla radio, migliorando le condizioni sue e della sua famiglia.
È il 1944 quando, durante una serata di beneficenza per le vittime del recente terremoto che aveva scosso l’argentina, a soli 24 anni, conosce quello che diventerà poi l’uomo che le starà accanto per tutta la vita, il quarantottenne colonnello Juan Domingo Peron, che sposerà soltanto un anno dopo.
Quando conobbe Evita, Peron era già una persona di grande influenza nel panorama politico argentino, occupava infatti il posto di Segretario al Lavoro, pur avendo parecchi avversari anche tra le alte cariche militari, spaventati dal suo crescente potere, dovuto anche al sostegno dei cosiddetti ‘descamisados’, cioè gli strati più poveri ed oppressi della popolazione, di cui Peron ed Evita spesso sostennero le posizioni.
Questa paura suscitata dall’ascesa di Peron si tradusse, nel 1945, nel suo arresto che portò ad enormi mobilitazioni tra gli appartenenti alle classi operaie, mossi pure dall’instancabile attività di sostegno al marito svolta da Evita, anche tramite le sue trasmissioni sulla radio nazionale.
Quando nel 1946, a causa delle sempre maggiori pressioni del popolo, se ne rende obbligata la liberazione, Juan Peron presentò la sua candidatura a presidente dell’Argentina ed affidò la sua campagna elettorale alla moglie che, in accordo con le sue convinzioni politiche, dovute anche alla difficile infanzia, visitò ogni angolo del paese, incentrando tutti i suoi discorsi sulla necessità di occuparsi dei bisogni di chi era stato oppresso dal sistema che aveva dominato fino ad allora.
Questo schierarsi dalla parte dei poveri e degli operai, aggiunto alla popolarità acquisita tramite la sua precedente carriera cinematografica, le portarono immediatamente la simpatia di questi ultimi, simpatia che si trasmise subito al marito che la accompagnava in ogni tappa del suo viaggio attraverso il paese, standole accanto sui balconi da cui arringava le folle.
Fu appunto grazie a questa benevolenza, presente trasversalmente nella popolazione, che venne in seguito soprannominata, in segno di affetto, con il diminutivo di Evita.
Grazie a questo consenso il popolo votò in massa per il partito peronista, consegnando a suo marito la presidenza dell’Argentina ed aprendo una fase all’insegna della giustizia sociale e dell’emancipazione dalle potenze straniere, i cui possedimenti furono nazionalizzati al pari delle banche, inaugurando una politica diversa che non creasse il divario sociale lasciato in eredità dalla crisi economica e dai governi precedenti.
Mentre il marito suppliva al difficile compito di governare un paese straziato dalla fame e dai conflitti sociali, Evita assunse la carica di ministro del Lavoro, cosa che creò parecchi malumori soprattutto nell’alta borghesia e tra i militari, restii ad accettare una donna, tanto meno la moglie di Peron, in un posto così importante.
In seguito alla vittoria elettorale ottenuta l’anno precedente, nel ’47 Evita partì per un tour diplomatico attraverso i principali paesi d’Europa incontrandone i leader, quali Franco in Spagna, che le conferì la più alta onorificenza della nazione, l’Ordine di Isabella la Cattolica, visitò il papa, Pio XII, ed incontrò Charles de Gaulle in Francia.
Mentre si trovava a Parigi, a dimostrazione dell’ostilità nata tra i due paesi in seguito alla politica di Peron, giunse l’annuncio di Giorgio VI, re d’Inghilterra, che affermava di non aver nessuna intenzione di incontrare la first lady argentina, che quindi annullò la tappa londinese del suo viaggio.
Tornata in patria si occupò in maniera ossessiva dell’assistenza verso i più bisognosi, dando vita, l’8 luglio 1948, alla Fundacion Maria Eva Duarte de Peron, interamente sotto la supervisione sua e del Ministero delle Finanze che ne teneva la contabilità, ed al cui funzionamento dedicò gran parte delle sue giornate, ricevendo personalmente chiunque avesse bisogno di aiuto ed ascoltandone i problemi e le richieste.
Il capitale della fondazione crebbe parecchio, soprattutto grazie ai contributi statali, ma anche per l’apporto dei privati, fino a raggiungere, alla fine degli Anni ’40, una somma pari a circa 200 milioni di dollari americani, con i quali vennero costruite scuole e cliniche dando lavoro a migliaia di persone, fornendo razioni alimentari ed abiti a chi non se li poteva permettere, il tutto per supplire alle gravi carenze del welfare statale che non era in grado di far fronte alla crisi in atto.
Per la prima volta dopo anni, grazie al lavoro di Evita Peron e di suo marito quasi tutti riuscirono ad avere un’assistenza sanitaria adeguata, senza discriminazioni.
La sua attività non si limitò però soltanto alla beneficenza, avviò infatti una campagna per garantire anche alle donne il diritto di voto, che fino ad allora era loro negato, attirandosi contro molte antipatie, soprattutto negli strati più conservatori della società.
Questa ostilità di persone anche di un certo rango però non la condizionò e proseguì, con un appoggio sempre crescente tra le donne argentine, nella sua battaglia che, nonostante delle sconfitte iniziali la portò, nel settembre ’47, a vedere approvata una legge firmata dallo stesso Juan Peron, che estese il diritto di voto a tutti i cittadini, senza nessuna distinzione di sesso.
Per avere un maggior sostegno nelle sue battaglie, grazie alla sua popolarità fondò il Partito Peronista Femminile, che vide oltre mezzo milione di iscritti e decine di migliaia di sezioni sparse su tutto il territorio nazionale.
Questo partito fu una grande conquista per le donne argentine, che videro finalmente un’entità che desse loro voce in un paese maschilista qual era l’Argentina del tempo, rendendosi protagoniste di numerose lotte per la parità dei diritti.
Molte donne, che furono in seguito elementi di primo piano della politica del paese, come pure la presidentessa Cristina Fernandez de Kirchner, prima donna eletta democraticamente alla guida dell’Argentina, affermano di dovere molto al partito ma soprattutto ad Evita Peron, quale loro fonte di ispirazione.
Il successo del Partito Peronista Femminile contribuì non poco alla successiva vittoria elettorale di Juan Peron nel ’51, che si vide un’altra volta eleggere presidente con il 63% dei voti, di cui moltissimi ottenuti dal partito della moglie.
I primi anni ’50 furono però anche quelli che la videro ammalarsi di un cancro che a poco a poco le tolse ogni energia, senza però privarla della forza di apparire in pubblico, accanto a suo marito che la aiutava a tenersi in piedi.
Le voci che infatti la volevano come candidata alla vice presidenza furono messe a tacere da un suo annuncio in radio che, nonostante una folla di oltre due milioni di persone pochi giorni prima la incitasse ad accettare la candidatura, spegneva ogni speranza di chi la avrebbe voluta come numero due del paese.
Il suo rifiuto, a prescindere dalle pressioni di chi la vedeva come un intralcio, fu dovuto appunto alla sua malattia che si stava sempre più aggravando. Dopo la vittoria elettorale del marito riuscì a fatica e con l’uso di molti antidolorifici a sfilare assieme a lui tra la folla.
Il 26 luglio 1952, poco prima delle otto e mezza di sera, tra la tristezza collettiva, la radio di Stato diede l’annuncio della morte della giovane Evita Peron, per la quale si svolsero funerali di stato tra i più partecipati della storia argentina con bandiere a mezz’asta per dieci giorni.
Poche settimane prima del suo decesso le fu conferita la carica che ancora detiene di leader spirituale della nazione, assegnatale per i grandi meriti civili e politici della sua breve vita.