Il mercato dell’e-commerce, quali sviluppi?

Notizie Geopolitiche – 

Negli ultimi anni si è assistito al crescente sviluppo di un settore che ha contribuito a delineare nuovi comportamenti d’acquisto e stili di consumo inediti, contribuendo a mutare l’economia per come la conosciamo e imponendo l’intervento degli attori statali e sovranazionali, stiamo parlando dell’e-commerce.
Quello che si può semplicisticamente definire come la transazione e lo scambio di beni e servizi effettuati tramite l’impiego della tecnologia delle telecomunicazioni e dell’informatica, ha dato fattivamente il via al c.d. commercio globale, a cominciare dal presupposto che il consumatore può comprare prodotti e servizi offerti in qualsiasi parte del mondo, restando – ad esempio – comodamente seduto davanti al proprio PC di casa sua o stando davanti al proprio smartphone mentre porta a spasso il cane.
In quest’ultimo caso, bisogna sottolineare che l’utente è ormai sempre più mobile-driven e pretende di poter avere la stessa esperienza d’acquisto in tutti i canali.
Quindi, se dal punto di vista della domanda il commercio via Internet porta con se una serie di aspetti perlopiù positivi, tra i quali: l’ampliamento della scelta nonché una maggiore libertà nello scegliere; un assodato risparmio di tempo e denaro nel processo di acquisto; senza dimenticare una potenziale riduzione dell’asimmetria informativa.
Ovviamente, dal punto di vista dell’offerta, vi è una sua stessa ridefinizione al fine di doversi inevitabilmente adeguare a tutte le trasformazioni e innovazioni imposte dal World Wide Web.
Un cambiamento che chiama in causa tutti gli operatori economici, dai più noti colossi americani e cinesi fino a realtà decisamente più contenute e settoriali.
Tali innovazioni hanno infatti determinato un adattamento agli scambi d’acquisto nella rete anche per realtà più piccole e specializzate in un settore, come ad esempio i siti di nicchia specializzati in cibo vegano, o le piattaforme di vendita di cosmetici naturali.
I settori che hanno visto una grande crescita nelle vendite sono legati al mondo dell’intrattenimento, quali i siti dedicati alla vendita di ticket online e i negozi di decorazioni e articoli per feste come ad esempio FesteMix.
È risaputo, l’e-commerce è un mondo in continua evoluzione, si pensi che solo in Europa nel 2016 il suo valore ha sfondato i 500 miliardi di Euro, registrando un +13% rispetto al 2015, un trend che non ha nessuna intenzione di arrestarsi e dove, per l’anno venturo, vedrà un fatturato totale stimato in oltre 650 miliardi di Euro.
Ma ciò non dovrebbe nemmeno stupire così tanto, se si pensa che nei 48 Paesi europei (inclusi i 28 membri dell’UE, ndr.) Il 57% degli utenti internet compra online. Andando oltreoceano, negli Stati Uniti, il panorama non è di certo meno florido e nell’anno corrente si sono registrate vendite per più di 400 miliardi di Dollari con prospettive di crescita praticamente assicurate nel prossimo quinquennio, a discapito di migliaia di negozi fisici che sono stati costretti a chiudere.
Nella terra del Dragone troviamo – se possibile – un terreno ancora più fertile per il mercato dell’e-commerce, dal momento che nel 2017 si sono registrati quasi 500 miliardi di Dollari di vendite, con un livello di crescita tale che nel 2022 si prospetta di poter raddoppiare toccando quota 1.000 miliardi.
Da sottolineare che, recentemente, l’Associazione dei consumatori cinesi ha cominciato a fare pressioni al governo di Pechino per una regolamentazione dell’e-commerce, chiedendo una maggiore responsabilizzazioni degli operatori delle piattaforme col proposito di tutelare i diritti e gli interessi dei consumatori.
A livello globale, invece, si avverte insistentemente la necessità di un vero dialogo tra gli attori statuali con le loro leggi e le società di internet con le proprie regole di utilizzo. Ad esempio, si potrebbe iniziare con un’armonizzazione equa della tassazione sulla tecnologia digitale e la possibilità di tassare i siti di e-commerce e i social network nel Paese in cui realizzano i loro introiti.
Allo stesso modo, però, una qualsivoglia regolamentazione di internet a livello mondiale non dovrebbe tradursi in una burocratizzazione tale da interferire con il progresso e l’innovazione tecnologica. Gli scenari sono in continua evoluzione e il dibattito è attualmente aperto.