Il ruolo crescente della Cina e i timori degli Usa

di Francesco Cirillo

Le celebrazioni per i 70 anni della Repubblica Popolare Cinese rivelano il passaggio dell’attuale ordine uni-multipolare ad un nuovo scenario che ripropone il modello della Guerra Fredda. Sicuramente sono tramutati i competitor (il crollo dell’URSS) e le regole che furono garantite dall’Ordine di Yalta (Conferenza di Yalta del 1945 tra URSS-USA-UK), ma lo scacchiere globale è rimasta immutata. Dopo il 1991 Washington è uscita “vittoriosa”, ma l’implosione dell’impero sovietico ha lasciato un enorme vuoto di potere in quella parte del globo che vedeva nell’altra superpotenza una sicurezza politica ed economica.
Il dilemma degli USA, divenuta l’unica “iperpotenza” del pianeta, era come gestire la transizione dal modello bipolare a quello unipolare, in cui l’egemonia americana doveva garantire la stabilità.
Ma la decennale superiorità (1991-2001) venne spezzata dalla guerra al terrorismo in Afghanistan e dall’invasione dell’Iraq nel 2003. In pochi anni l’ascesa di nuovi player internazionali come la rinata Russia di Vladimir Putin, la Cina e l’India hanno inculcato nella classe dirigente statunitense i timori che l’egemonia globale statunitense fosse in rapido declino.
Per Washington la Cina di Xi Jinping ambisce a diventare il nuovo attore del continente asiatico prima e globale poi, estirpando la supremazia statunitense.
L’elezione di Donald Trump ha in qualche modo costretto Washington a reagire pesantemente per bloccare i piani egemonici cinesi. Ma la nuova guerra fredda non sarà bipolare ma vedrà ulteriori grandi potenze che tenteranno di giocare le loro carte.
Nel suo libro Kenneth Waltz, politologo statunitense, teorizza che il sistema internazionale, essendo anarchico poiché gli stati non riconoscono un autorità superiore alla loro, necessita di un massimo di cinque potenze. Per Waltz ciò serve a stabilizzare un sistema che in caso rischierebbe di sfociare in continue guerre egemoniche. Ma il dilemma è il nuovo “giocatore” dello scontro USA – Cina: Washington teme le aspirazioni della Cina di Xi Jinping, una diatriba che se non verrà disinnescata, comporterà una guerra per la transizione egemonica, magari partendo da punti di pressione come Hong Kong e Taiwan.