Inizia l’era dei dazi di Trump: von der Leyen paventa la ‘risposta frammentaria’ dei paesi Ue

di Guido Keller

Con Donald Trump è iniziata una nuova era di dazi, come ci si aspettava. I leader europei si sono incontrati oggi a Bruxelles in un vertice informale per affrontare la questione e al momento è stato solo sottolineato che l’introduzione di dazi statunitensi nei confronti dell’Ue rappresenterebbe “un danno per entrambe le parti”, per cui è stato sottolineato “il valore del partenariato” tra le due sponde dell’Atlantico. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen continua a paventare una risposta frammentaria, “asimmetrica”, da parte dei paesi membri, per cui ha auspicato “unità” di intenti e l’individuazione di soluzioni comuni, anche perché rompere la già traballante coesione europea è ciò che tornerebbe utile alla Casa Bianca. Per il francese Emmanuel Macron, se l’Ue verrà attaccata “dovrà farsi rispettare e reagire”.
Intanto i nervosismi si registrano a nord e a sud degli Stati Uniti, con il presidente Usa che ha deciso l’introduzione di dazi del 25 percento nei confronti di Canada e Messico. Immediata la risposta del canadese Justin Trudeau, il quale ha annunciato misure simmetriche per un valore di 155 miliardi di dollari canadesi (102 miliardi di dollari Usa). La provincia canadese dell’Ontario ha già annunciato la recessione dal contratto internet con Starlink, uno dei diamanti del “ministro” all’Efficienza del governo Elon Musk. L’interscambio complessivo delle merini fra Canada e Usa vale 774 miliardi di dollari.
Come nel caso del Messico, Trump ha mosso accuse circa i traffici criminali dal Canada del fentanyl, la droga sintetica che sta mietendo vittime a non finire ai margini delle metropoli statunitensi. Tuttavia il presidente del Messico Claudia Sheinenbaum è riuscita a rinviare la fatidica data dell’introduzione dei dazi di un mese, accettando in cambio il dispiegamento di 10mila soldati al confine per fermare i flussi dei migranti. L’interscambio con il Messico vede comunque quest’ultimo in vantaggio, per quanto vadano presi in considerazione le tipologie di beni e servizi: il Messico esporta negli Usa merci per 485 miliardi di dollari, mentre le importazioni dagli Usa sono pari a 300 miliardi di dollari.
C’è poi il caso della Cina, dove la mannaia di Trump comporta l’imposizione di dazi del 10%: gli scambi commerciali tra i due paesi valgono 575 miliardi di dollari, di cui quasi l’80 percento è rappresentato dalle esportazioni cinesi. Anche Pechino ha annunciato misure simmetriche, nonché di portare gli Usa davanti al Wto (Organizzazione mondiale del commercio) per quelle che sono state definite dal ministero del Commercio “gravi violazioni”.