Ipotesi per un nuovo ordine mondiale

di Giovanni Caruselli

Il piccolo saggio di Henry Kissinger “Ordine mondiale”, tradotto in italiano nel 2013 può essere ancora di grande attualità per tutti coloro che meditano su un nuovo ordine planetario. Quando si chiuderà questa epoca di transizione segnata da guerre in atto e guerre possibili, Stati in declino e Stati emergenti, protezionismo e liberismo, crisi demografiche e bombe demografiche, etc. come potrebbe essere organizzata la convivenza umana su scala planetaria ?
Alla fine della Seconda guerra mondiale la situazione era chiara. Usa e Urss si fronteggiavano ideologicamente, politicamente e militarmente e controllavano ciascuno la propria sfera di influenza. Si trattò di un bipolarismo dai contorni chiari, in cui si alternarono momenti di pericolosa contrapposizione e periodi di coesistenza pacifica. Il grande crollo dell’Urss del 1989 pose fine a questo bipolarismo planetario facendo ricadere oneri e onori della vittoria sugli Usa. Seppure non entusiasti di questo ruolo di leadership unipolare mondiale, che procurava più problemi che soluzioni, gli Stati Uniti per un breve periodo esercitarono la funzione che la storia aveva assegnato loro. Ma, contrariamente a quanto eminenti storici pensarono e scrissero, non si trattava della fine della storia, perchè negli anni successivi emersero nuovi protagonisti e si crearono nuovi legami e nuove ostilità. La Cina entrò in scena prima come Eldorado degli investitori, poi come grattacapo per i comandi militari delle tradizionali potenze occidentali. L’India incominciò a offrire alle multinazionali forza lavoro poco costosa e disponibile, mentre la Russia, sia pur privata dei suoi Stati satellite in Europa sperimentava una relativa stabilizzazione politica sotto la guida di Vladimir Putin. Anche l’Unione Europea avanzava e, seppure timidamente, si collocava fra i protagonisti della vita economica mondiale. A ciò occorre aggiungere la crescita bellicosa di alcuni Stati islamici che si impegnavano nella liberazione definitiva da quel postcolonialismo vissuto come un oltraggio plurisecolare alla propria dignità in nome di interessi economici dei Paesi colonialisti.
Che gli Usa non volessero accollarsi la gestione di un mondo che moltiplicava da un decennio all’altro popolazione, armamenti, flussi migratori, ricorrenti conflitti locali, crolli economici su scala nazionale e altro era abbastanza evidente. Dopo l’11 settembre e la drammatica vicenda delle torri gemelle, le scelte fatte per combattere un enigmatico terrorismo che colpiva duramente si mostrarono costose, impopolari, di lunghissima durata – vedi Afghanistan, e anche non risolutive. In queste circostanze quasi istintivamente si alzarono le voci di coloro che invocavano un nuovo isolazionismo, ma questa parola doveva essere cancellata dal dizionario geopolitico per l’altro fattore, forse il più importante – del nuovo millennio: la globalizzazione. Come occasione di arricchimento e di espansione del commercio mondiale sicuramente aveva funzionato. E anche dal punto di vista etico, che raramente è preso in considerazione in politica, aveva ridotto la povertà estrema di grandi masse di popolazione. Ma aveva anche legato con una ragnatela di fili sottilissimi ma resistenti Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo. Come un matrimonio, combinato per interessi economici, entra in crisi quando gli scopi dei due componenti entrano in rotta di collisione, così in rapida crescita nell’ultimo decennio l’ostilità di tutti contro tutti si è diffusa a immagine e somiglianza dell’epidemia di Covid-19.
Quindi al bipolarismo Usa Urss e all’unilateralismo Usa sarebbe seguito un non meglio definito multilateralismo trainato dall’economia. Che questo nuovo tipo di ordine mondiale sia poco realistico lo dimostrerebbe già solo la corsa al riarmo attuale, che ha costi colossali e che sicuramente non si mette in atto nella prospettiva di un mondo pacificato e sicuro. Sarebbe più aderente alla realtà parlare di una ricerca faticosa di un nuovo ordine che eviti nuove guerre. E su questo Kissinger dice la sua. Né un monopolio o un duopolio può ormai essere sperimentato con successo. Piuttosto si dovrebbe procedere a una specie di “zonizzazione” del mondo. Essendo un dato di fatto che esistono grandi potenze e piccoli Stati che vi orbitano intorno, le grandi potenze dovrebbero fare in modo che la propria zona non danneggi troppo le altre. Ci saranno comunque conflitti determinati dal sistema concorrenziale ma questi conflitti non dovranno trasformarsi in guerre dalle quali sarebbe poi difficile tornare a un regime di rapporti pacifici. Per Kissinger l’isolazionismo, l’autarchia, come anche il liberismo a tutti i costi non hanno futuro e condurrebbero il mondo in un incubo peggiore di quelli già vissuti.